Quando si verifica un disastro aereo come quello dello scorso 21 marzo, quando un velivolo della compagnia aerea China Eastern è precipitato in circostanze misteriose senza lasciare scampo a tutte le 132 persone a bordo, sentiamo sempre parlare di ricerche della scatola nera per scoprire le vere cause della tragedia. Ma cos'è questo oggetto? E perché è così importante per far luce su sugli incidenti?
La scatola nera è un dispositivo elettronico dalle dimensioni simili a quelle di una comune scatola di scarpe che registra tutto ciò che avviene durante il tragitto di un velivolo. Dall'altitudine alla rotta percorsa, dai suoni prodotti all'interno della cabina di pilotaggio alla velocità raggiunta durante il viaggio: ogni singolo dato viene captato da questo strumento - che in realtà sugli aerei più grandi è composto da due diverse "scatole", una per la registrazione dei suoni e un'altra per la registrazione dei parametri di volo - e custodito in una memoria protetta da un involucro pressoché indistruttibile.
La particolarità della scatola nera è infatti quella di essere progettata per resistere a qualsiasi tipo di disastro, grazie a spessi strati di acciaio inossidabile e leghe metalliche isolanti che sono in grado di reggere ad ogni tipo d'impatto e sopportare temperature fino ai 1.000°C.
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Grazie alle resistentissime protezioni, la scatola nera rimane intatta anche in seguito al più terrificante degli incidenti. Quando però un aereo si schianta in mare, ritrovare un oggetto così piccolo può sembrare davvero la ricerca di un ago in un immenso (e profondo) pagliaio. Anche in questo caso però la tecnologia rende le cose più facili.
Le scatole nere sono infatti dotati di un trasmettitore a ultrasuoni la cui batteria si attiva a contatto con l'acqua e che ne permette l'individuazione da parte di speciali microfoni sottomarini.
Una volta recuperata, la scatola nera viene aperta e si estraggono i dati contenuti per ascoltare le parole dei piloti a bordo e capire dalle informazioni di volo quale sia stata la reale dinamica dell'incidente.
Mai come in questo caso il nome risulta ingannevole. La scatola infatti non ha sempre la forma di una scatola e, soprattutto, non è nera, ma arancione. In origine infatti la black box era effettivamente dipinta di nero - anche se forse il nome deriva dal fatto che veniva sempre ritrovata annerita a causa delle fiamme conseguenti allo schianto - ma da anni il dispositivo viene verniciato di arancione con bande catarifrangenti per facilitarne l'avvistamento, soprattutto in caso di caduta in acqua, con conseguente recupero sul fondo del mare.
Da qualche anno le compagnie assicurative mettono a disposizione dei propri clienti delle piccole black box da inserire nell'autovettura in modo che, in caso d'incidente, si possano ricostruire le dinamiche della vicenda (utili, ad esempio, stabilire chi aveva ragione e chi aveva torto nell'occasione di uno scontro stradale). Queste "scatole nere" però sono dispositivi elettronici dotati di GPS e molto meno resistenti di quelle installate sugli aeroplani.