QUANTO SONO INTELLIGENTI I COMPUTER?
Da sempre film e libri di fantascienza cercano di prevedere il futuro, per esempio immaginando robot indistinguibili dagli esseri umani che ti portano la merenda in camera e prendono il posto del tuo migliore amico. La realtà però è molto diversa: i robot non ci assomigliano quasi mai, in compenso si nascondono nei nostri telefoni e negli oggetti di casa. E ci aiutano nei compiti di tutti i giorni grazie all’intelligenza artificiale (I.A.), un “cervello” che assomiglia sempre più a quello umano e che proprio come il nostro è in grado di... imparare.
I primi esperimenti moderni sulle macchine intelligenti risalgono a quasi 100 anni fa, quando scienziati come Warren McCulloch e Alan Turing, negli Anni 40 e 50 del ’900, studiarono e inventarono i primi calcolatori (i computer di oggi): quanta strada da allora!
I ROBOT CHE IMPARANO DA NOI
Lo streaming video, i videogiochi tipo Pokemon Go, gli assistenti virtuali: tutti questi servizi sfruttano l’intelligenza artificiale. Funzionano, cioè, grazie alle reti neurali, che imitano il funzionamento dei neuroni umani, riuscendo ad analizzare contemporaneamente milioni di dati. Così, per esempio, riconoscono il tuo volto fra quello di tutti gli altri o imparano i tuoi gusti proponendoti cose che ti piacciono.
«Grazie ai supercomputer questi software apprendono in modo esponenziale» spiega Francesca Rossi, scienziata esperta di intelligenza artificiale che, insieme ai colleghi Barbara Mazzolai e Marcello Ienca, abbiamo intervistato alla conferenza Science for Peace and Health organizzata dalla Fondazione Veronesi. «È come se imparassero a camminare facendo un passo di un metro in un minuto. Al minuto dopo fanno due passi, a quello dopo quattro, 16 e così via. È una progressione impressionante, perché in questo modo basterebbero 29 minuti per... raggiungere la Luna!».
LE I.A. STUDIANO COME A SCUOLA?
In un certo senso, sì. Proprio come gli scolari, le I.A. imparano studiando e facendo esercizio su miliardi di informazioni diverse: per esempio le foto e i testi che si trovano in rete, sui siti e sui social. Pensa che solo su Instagram vengono pubblicate, in media, 95 milioni di nuove foto e video al giorno!
Queste immagini vengono periodicamente salvate ed etichettate dai software di intelligenza artificiale in base alle informazioni che contengono. Usi un’I.A. ogni volta che fai una ricerca su Google, oppure quando cerchi una canzone di cui non ricordi il titolo e la fischietti nello smartphone; il sistema confronta il suono con milioni di canzoni simili che ha precedentemente “studiato” e scova quella giusta.
A volte il successo dell’I.A. inizia proprio giocando contro gli esseri umani. È capitato a Deep Blue, uno dei più famosi supercomputer, che nel 1996 sconfisse a scacchi l’allora campione del mondo Garry Kasparov analizzando, in un secondo, 200 milioni di possibili mosse.
I COMPUTER IN CASA: NON CI PENSI MA CI SONO
Guardati intorno: tablet, smartphone e i nuovi “assistenti virtuali” sono tutti oggetti collegati a Internet e con i quali puoi comandare le cose a distanza e far loro compiere azioni precise: è l’Internet delle cose. In questo modo, ovunque tu sia, lanci un’app (o dai un comando a voce) e, come per magia, il riscaldamento a casa si accende o il videocitofono ti mostra sullo smartphone chi ha suonato alla porta; oppure, sulla tv, stoppi il programma che tua sorella stava guardando e avvii la Play...
A breve, poi, gli elettrodomestici penseranno da soli: il frigorifero, per esempio, ordinerà online i cibi mano a mano che finiscono perché imparerà le tue abitudini alimentari, e la lavatrice farà il bucato riconoscendo da sé il tipo di indumenti che contiene.
COME SARANNO I ROBOT DEL FUTURO?
È meglio «pensare ai programmi di intelligenza artificiale come a collaboratori nelle cose importanti, più che come avversari nei giochi» spiega Marcello Ienca, ricercatore dell’Università di Zurigo (Svizzera). Le potenzialità dei software di intelligenza artificiale sono quasi illimitate, soprattutto se verranno montati in hardware appositi per determinate funzioni. Come «piante-robot per ripulire l’ambiente o auto a guida automatica che diminuiranno il rischio di incidenti». Oppure in robot umanoidi che sostituiranno i prof...
«Eh no, loro sono insostituibili perché gli uomini, oltre alla razionalità, hanno anche istinto ed emozioni che un robot non potrà mai provare» conclude Ienca. Insomma la tua prof di matematica può tirare un sospiro di sollievo!