Sapete cos'è la Serendipity? Un’antica favola persiana narra di tre principi, figli di Jafer, re di Serendip (antico nome di Ceylon, attuale Sri-Lanka), che durante il loro viaggio alla scoperta del mondo scoprono continuamente, per caso e per intuito, cose che non stavano cercando: piante, animali, pietre preziose e oggetti sconosciuti.
Il meccanismo di queste scoperte è simile a quello che succede a voi quando vi viene in mente la soluzione a un problema di matematica mentre state pensando a tutt’altro, tipo il compito di italiano o la partita di calcio. Un celebre esempio di serendipità (serendipity) ce lo dà Cristoforo Colombo: nel 1492 scoprì l’America mentre cercava un passaggio verso occidente per arrivare alle Indie.
Per caso ma studiate. Solo dagli anni Trenta del ’900, però, grazie a Walter B. Cannon, professore di fisiologia della Harvard Medical School, il termine serendipity viene associato alle invenzioni nate per caso (o per sbaglio) in campo scientifico. Se oggi cercate sul dizionario la parola “serendipità”, infatti, trovate questa definizione: “capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi di indagine”.
Tuttavia il caso non basta per fare scoperte così: lo scienziato francese Louis Pasteur diceva che “nel campo dell’osservazione la casualità favorisce solo le menti preparate”, in grado insomma di notare l’imprevisto e renderlo costruttivo.
Dall’antibiotico al... dolce. Oltre al caso, infatti, ci vuole l’intuito, che si affina grazie a una solida preparazione, come quella che avevano Alexander Fleming e Wilhelm Röntgen, inventori rispettivamente della penicillina e dei Raggi X (leggi le storie nei riquadri), scoperte per caso ma comunque nel corso di esperimenti scientifici.
Ebbe intuito anche Friedrich Kekulé, che capì la struttura molecolare del benzene (C6H6), un composto chimico a forma di esagono, interpretando il sogno che fece quando si appisolò davanti ai suoi appunti: “... gli atomi giocavano di fronte ai miei occhi; lunghe file tutte sinuose e ricurve come il moto di un serpente. Ma guarda! Che cos’è? Uno dei serpenti aveva afferrato la sua stessa coda e la forma girava beffardamente davanti ai miei occhi. Come per un lampo improvviso mi risvegliai e passai il resto della notte a elaborare la mia ipotesi”.
Fu invece proprio un caso, vera e propria serendipity, se il chimico James Schlatter nel 1965 scoprì un dolcificante: per girare le pagine di un libro, si leccò il dito sporco di aspartame, che quel giorno aveva sintetizzato per fare esperimenti su un farmaco anti-ulcera. Assaggiandolo scoprì che era dolce come lo zucchero, ma ci vollero quasi 10 anni perché fosse approvato il suo utilizzo in campo alimentare e dietetico.
Invenzioni creative. A volte la serendipity non viene dall’essere i primi a vedere qualcosa, ma dall’essere il primo a vederlo in un modo nuovo. Come fece Percy Spencer quando notò che le microonde dal magnetron (strumento inventato nel 1921 che generava le microonde del segnale radar) avevano sciolto la barretta di cioccolato nella sua tasca. Non era stato il
primo a notare che le microonde generavano calore ma è stato l’unico a pensare di utilizzarle per cucinare cibo.
Nella figura del suo brevetto appare la prima cosa che Spencer e i suoi colleghi provarono a cucinare col nuovo forno: il pop-corn.
Invenzioni commestibili. In cucina gli esempi di serendipità si sprecano. La Coca- Cola, in origine, doveva essere una medicina. Oltre all’intuito, però, anche la distrazione a volte paga. Lo sa bene la cuoca che per prima ha cotto i biscotti con le gocce di cioccolato: pensava proprio che si sarebbero sciolte e, invece...
Anche Frank Epperson, di San Francisco, aveva la testa tra le nuvole quando a 11 anni dimenticò sul davanzale, al freddo, un bicchiere di acqua e soda con dentro il bastoncino che aveva usato per mescolare la bevanda. Il giorno dopo aveva inventato il ghiacciolo, che brevettò 20 anni dopo, nel 1924.
Ed è proprio tra i fornelli che abbiamo un esempio di serendipità nostrana: il risotto “giallo”. Fu inventato dagli amici di Valerio di Fiandra, che lavorava alla realizzazione del Duomo di Milano alla fine del 1500 e che veniva chiamato Zafferano perché usava questa spezia persiana per dorare i suoi dipinti. Al suo matrimonio gli portarono un risotto colorato con lo zafferano per fargli uno scherzo, inventando così il piatto tipico di Milano.
Come finisce la storia dei principi di Serendip? A furia di scoprire le cose per caso o per intuito, divennero i più saggi di tutto il regno.