Sbagliare è parte del percorso scolastico , di apprendimento e di acquisizione di nuove competenze: la paura di sbagliare e di non essere all’altezza non dovrebbe mai scoraggiarvi. Ma allora, i voti ai compiti e in pagella servono? Vi incoraggia a fare meglio e a impegnarvi di più oppure rischia di frustrarvi? Lo diciamo subito: i pedagogisti sono contrari ai voti perché i voti negano l’importanza dell’errore, se negativi causano frustrazione e, in ogni caso, demotivano.
«Misurare con i voti le prestazioni e le competenze non è il modo migliore per valorizzare i vostri talenti, favorire un sereno e graduale interesse allo studio e alimentare la curiosità, che deve essere la molla fondamentale che li incoraggia a imparare e scoprire sempre cose nuove». Lo dice Francesco Dell’Oro, per anni responsabile del Servizio orientamento scolastico del Comune di Milano e convinto sostenitore dell’abolizione dei voti dalla scuola primaria . «Un tale sistema di valutazione è lontano anni luce dalla capacità di motivare: un brutto voto ferisce, e un bel voto, che esalta chi va bene , alla lunga rischia di spegnere la curiosità e di finalizzare l’impegno a un buon giudizio da parte dell’insegnante».
«Non ci si deve illudere – sostiene Anna Maria Bondioli, docente di pedagogia generale e sociale all’Università di Pavia – che il brutto voto in qualche modo fortifichi e prepari voi bambini a gestire le piccole o grandi frustrazioni della vita . Rischia, piuttosto, di trasformare la scuola in un luogo ostile e di sollecitare forme di competizione e individualismo».