Un istrice dagli aculei ben dritti: a questo somigliava la “falange macedone”, formazione militare resa famosa nel IV secolo a.C. dal condottiero Alessandro Magno. Si trattava di uno squadrone di soldati che si muovevano affiancati, in file parallele, imbracciando uno scudo tondo e una lunghissima lancia, tenuta bassa nelle prime file e alta in quelle dietro affinché l’intero gruppo assumesse appunto la forma di un istrice pronto a travolgere i nemici. È questa una delle tante formazioni da combattimento previste dalle “tattiche militari”: ingegnose idee pensate nel corso dei secoli per schierare i soldati, a volte imitando il mondo animale.
Un altro esempio viene dall’antica Roma, dove si usava la “testuggine”, formazione difensiva ispirata alla corazza di una tartaruga. Anche qui i soldati si muovevano compatti, imbracciando scudi rettangolari con cui si coprivano anche sopra la testa, formando un guscio protettivo.
L'INGANNO
Fin dai tempi antichi, molte tattiche miravano a “ingannare” i nemici. Il trattato medievale cinese Trentasei stratagemmi suggeriva per esempio: “fai credere al nemico che ci sia qualcosa quando in realtà non c’è niente”. Magari organizzando una finta ritirata, o schierando le truppe in modo da farle sembrare più numerose.
A tal fine, di notte il condottiero Gengis Khan (1162-1227) faceva impugnare a ognuno dei suoi uomini molteplici fiaccole, mentre di giorno usava legare ai cavalli dei “fantocci-soldato”. Nella seconda guerra mondiale gli inglesi schiereranno invece carri armati finti, gonfiabili, ricorrendo inoltre all’aiuto di un illusionista che in Africa “oscurò” il porto di Alessandria, inducendo gli aerei tedeschi ad attaccare un porto finto, illuminatissimo, eretto lì vicino.
A volte, però, le migliori tattiche si sono “arrese” di fronte a un nemico imbattibile: il meteo. La “sfortuna da maltempo” colpì per esempio Napoleone nel 1815 a Waterloo, dove perse una battaglia decisiva per via della pioggia. Questa rallentò le manovre dell’artiglieria francese (contro gli inglesi) e impedì la tattica dei “colpi di rimbalzo”, in base a cui le palle di cannone dovevano rimbalzare prima di carambolare sui nemici, cosa impossibile col terreno fangoso.
I VANTAGGI DEL PROGRESSO
Oggi, con i progressi tecnologici, si è avverato l’antico sogno di ogni esperto di tattica: spiare e attaccare il nemico senza rischio di essere colpiti. Nuovi mezzi automatizzati, come i droni, consentono infatti ai militari di rimanere seduti davanti a un PC, come in un videogioco.
Le tattiche del passato non sono però andate in pensione: le forze di polizia, per esempio, ricorrono tuttora alla testuggine romana, e sebbene alcuni paesi, come Usa e Cina, stiano sviluppando fantascientifici soldati-robot, molti militari continuano a studiare le tattiche di un tempo. D’altronde, in battaglia come nella vita di ogni giorno, per vincere non basta la forza, ma conta soprattutto l’intelligenza.
GLOSSARIO: STRATEGIA O TATTICA?
Molto spesso la “tattica” militare viene confusa con la “strategia”, ma le due espressioni si riferiscono a concetti diversi. La prima riguarda infatti il modo in cui disporre e far muovere i soldati sul campo di battaglia, mentre la strategia riguarda la guerra nel suo complesso (dai rifornimenti alle relazioni diplomatiche).
TATTICHE “SPORTIVE”
Attacco e difesa: sono queste le azioni principali di ogni esercito, e così vale nello sport, per esempio nel calcio, dove esistono tattiche (o “schemi”) utili a difendersi o, viceversa, a imporre il proprio gioco. Da una parte c’è per esempio il “catenaccio”, che vede le squadre chiuse in difesa per far scoprire l’avversario e colpirlo in “contropiede”, e dall’altra il “tiki-taka”, espressione che indica un lungo possesso del pallone finalizzato a far correre “a vuoto” i rivali, per stancarli. I vari moduli, come 4-4-2, 4-3-3 o 3-4-3, riguardano invece la disposizione dei giocatori in campo, al pari delle formazioni usate dai soldati in battaglia.