Se il vostro sogno è andare in cerca di tesori perduti come Jack Sparrow o Indiana Jones, seguiteci in questo viaggio tra leggendarie ricchezze, mappe misteriose, bottini pirateschi e preziosi ritrovamenti archeologici.
DALLA STORIA ALLA LEGGENDA
Potremmo partire da Cosenza (Calabria), dove c’è ancora chi cerca il leggendario tesoro di Alarico. Il re dei Goti morì di malaria proprio qui, mentre marciava verso sud. Per nascondere la tomba ai nemici, pare
che i sudditi l’abbiano seppellito nel letto del Busento, il fiume che attraversa la città, insieme al suo immenso tesoro, al suo cavallo e alla sua armatura. Verità o invenzione? Non si sa.
Leggenda, ma solo in parte, è invece la storia del pirata Olivier Levasseur, possessore di uno dei più grandi tesori di tutti i tempi, stimato, oggi, circa 1 miliardo e 140 milioni di euro! Il 7 luglio 1739, poco prima di essere impiccato, questo francese dal volto sfregiato e con una benda nera sull’occhio gettò sulla folla un foglietto, gridando: «Trovi il mio tesoro colui che può capirlo!». Il biglietto conteneva un messaggio scritto in codice che, sembra, solo un altro pirata, Bernardin Nageon de L’Estang, riuscì a comprendere qualche anno dopo.
I NASCONDIGLI PIRATA
In effetti nessuno può battere un pirata quando decide di nascondere il suo oro! Si dice che, per secoli, uno dei nascondigli preferiti dai predoni dei mari sia stata Norman Island, un isolotto caraibico nell’arcipelago delle Isole Vergini Britanniche. Proprio lì, nel 1750, l’equipaggio del galeone spagnolo Nuestra Señora de Guadalupe sotterrò 55 forzieri di monete d’argento. Il bottino fu in buona parte ritrovato dal governo ma, nel 1883, questa storia ispirò allo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson il suo più famoso romanzo: L’isola del tesoro.
Una parte delle 400 tonnellate d’oro appartenute a William Kidd (1645-1701) furono invece recuperate a Gardiners Island (New York) nel punto esatto indicato dal pirata durante il suo processo. Kidd finì impiccato (malgrado avesse rivelato il nascondiglio del tesoro) ma gli sopravvisse la leggenda secondo cui la fetta maggiore della sua fortuna sarebbe ancora nascosta da qualche parte lungo il fiume Connecticut (Usa).
I VERI SCOPRITORI DI TESORI PERDUTI
A differenza dei romanzi, però, nella realtà, i pirati, mappe non ne crearono quasi mai. C’è però un’altra categoria di documenti che può tornarvi utile se cercate un tesoro: le opere scritte dagli antichi.
Non ci credete? Leggendo i versi dei po-mi di Omero, che parlano della lunghissima guerra combattuta dagli eroi greci contro i Troiani nel XII secolo a.C. e del loro ritorno a casa, l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann (1822-1890) trovò in Turchia, nel 1872, i resti della mitica città di Troia. Non solo: proprio il giorno prima della chiusura della campagna di scavo, il 14 luglio 1873, dissotterrò il cosiddetto “tesoro di Priamo”: meravigliosi gioielli, armi di rame, coppe e vasi d’oro e d’argento datati al III millennio prima di Cristo!
Un altro colpo da super cercatore di tesori, Schliemann lo mise a segno tre anni dopo, in Grecia. Seguendo i testi di Pausania, geografo greco che intorno al 170 d.C. aveva descritto la città di Micene, individuò delle tombe regali all’interno della cinta delle mura. Insieme ai defunti trovò armi, oggetti preziosi, gioielli e il tesoro più grande: la maschera funebre, tutta d’oro, del leggendario re Agamennone.
Sono rimaste senza esito, invece, le ricerche dello storico russo Aleksandr Serjoghin, che nel 2010 annunciò anzitempo di aver finalmente individuato il punto, “tra le città di Smolensk, Elnja e Kaluga, a circa trecento chilometri dalla capitale”, in cui i soldati dell’esercito francese di Napoleone si sarebbero fermati a sotterrare le 800 tonnellate d’oro saccheggiate durante la ritirata da Mosca, nel l’anno1812.
MITI ITALIANI
Se poi non è l’oro ma i diamanti a farvi gola, vi interesserà sapere che il duca d’Este Ercole I (1431- 1505) ne fece nascondere uno all’interno di una delle 8.500 piccole piramidi di marmo che decorano la facciata di casa sua, il famoso Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Poi tagliò la lingua e cavò gli occhi al povero capomastro, l’unico, oltre a lui, a conoscere la posizione della gemma.
Per quanto crudele, il metodo funzionò: a oggi nessuno sa dove sia stata collocata la pietra preziosa, perduta forse per sempre come il leggendario cavallo d’oro che Leonardo da Vinci avrebbe realizzato per il duca Ludovico Maria Sforza. Il nobile milanese lo avrebbe nascosto, insieme a una parte del tesoro di famiglia, nella rocca di Galliate (Novara) e si dice che per raggiungerlo si debba percorrere una galleria che attraversa la città. Il problema? Non si sa dove sia l’ingresso!