Siamo a Camelot, in Gran Bretagna , di fronte a un castello sulla riva del fiume che scorre in un'umida foresta. Non sappiamo bene dove si trovi Camelot, è un luogo misterioso come i suoi abitanti. Per fortuna non abbiamo difficoltà a parcheggiare la nostra macchina del tempo, la stessa che abbiamo usato per andare nel passato a intervistare Carlo Magno e Marco Polo: lo spiazzo davanti al castello è ampio. La fortezza in cui vive Artù è grandissima e facciamo fatica a trovarlo. Dopo un po' che girovaghiamo, un inserviente ci invita ad aspettare un momento, il sovrano è in riunione. Poi la porta si apre e, finalmente, lo vediamo nel salone, seduto con molti cavalieri attorno a un enorme tavolo rotondo. Ci fa cenno di avvicinarci e noi abbiamo quasi paura, tanto la sua figura è bellissima e imponente. Alla fine ci facciamo coraggio e ci mettiamo a sedere, come veri cavalieri, alla tavola di Re Artù.
- Per prima cosa ci scusi, sire: lei è veramente un re? Sa, nella nostra epoca, il XXI secolo, c’è chi dice che lei sia un condottiero, un soldato ma che non sia mai diventato re per davvero.
Cooomeee?! Con tutta la fatica che ho fatto a togliere la spada dalla roccia... Certo che sono re!
- Ehm, ci vuole raccontare come è andata?
Sa, tanto per cominciare sono un mito...
- Però! Complimenti!
Non mi interrompa, per piacere. Le sto dicendo che nessuno potrà mai sapere se le cose che si raccontano su di me sono vere o no. Tutto ciò che faccio diventa leggenda e infatti sono il leggendario “re Orso”: questo, infatti, significa il mio nome. Del resto, alla nascita fui affidato a un mago, Merlino, che mi allevò proprio per essere un sovrano. E oltretutto mi procurò l’invincibile spada Excalibur.
- Chi erano i suoi genitori?
Mio padre fu Uther Pendragon, mia mamma fu Igraine che all'epoca, era il 473, era moglie di Gorlois, duca di Cornovaglia . Però... ehm... queste sono cose personali non vorrei approfondire troppo... Comunque, poi mi affidarono a Merlino.
- Che le regalò una spada, l’invincibile Excalibur
Beh “regalare” non è il termine appropriato e poi, forse le spade erano due...
- Due? E come mai non ne è sicuro?
Come vi ho già detto sono un mito e la verità sul mio conto non la saprete mai. Comunque, la prima spada dovetti estrarla da una roccia. Impugnandola, vidi che sulla lama c’era impressa una frase in lettere d’oro: “Chi toglierà questa spada dalla roccia e dall’incudine è il re legittimo di tutta l’Inghilterra”. Pensi che non ci era mai riuscito nessuno, poi arrivo io, tiro un pochettino et voilà, la spada viene via come un filo d’erba! Che emozione! Fu così che diventai re. La seconda spada, invece, mi fu data dalla Signora del Lago, a cui l’aveva chiesta Merlino apposta per me. Favolosa spada, Excalibur! Solo che poi, Morgana...
- Morgana la fata?
Certo, la fata, che poi forse era anche mia sorella...
- Come, forse? Ah già, scusi, lei è un mito, non si distingue tra realtà e fantasia
Appunto. Stavo per dire che poi Morgana mi rubò il fodero della spada. Che era magico e mi proteggeva dai più pericolosi colpi degli avversari.
- Nella nostra epoca si dice che in battaglia fu ferito a morte da suo figlio Mordred e che, a sua volta, lei stesso ferì lui. Ma, ci dica, è vero che Mordred è figlio suo e di sua sorella Morgana?
Lei, proprio, non vuol farmi fare fare una bella figura eroica da re ma, insomma sì, Mordred è figlio mio e di fata Morgana, forse.
- Ok ci risiamo con i forse e cominciamo a fare una certa confusione... Senta, sire, ci parli, almeno, del suo matrimonio con Ginevra.
Il mio matrimonio? E cosa vuole che le dica! Basta guardare com'è ridotto ora Camelot, il mio regno! Un tempo era uno splendore, oggi invece va in rovina e tutto iniziò quando conobbi Ginevra. Anzi, tutto cominciò quando Ginevra conobbe Lancillotto, il migliore dei miei cavalieri.
- Perché?
Perché Ginevra si innamorò perdutamente di Lancillotto e si fidanzò con lui. Anche lui era molto innamorato ma, insomma, Ginevra era mia moglie e io non potevo tollerare questo tradimento da parte della donna che amavo e del più forte dei miei uomini.
- In che modo lei lo venne a sapere?
Fu mio figlio a dirmelo.
- Mordred fece... la spia? E perché?
Sì fu lui. E ora vuole togliermi il regno. È anche colpa sua se Camelot ha perso l’antico splendore.. Comunque, quando seppi che Ginevra non mi era fedele diedi ordine di ucciderla e di catturare Lancillotto. Alla notizia, Lancillotto accorse a salvare la sua amata e uccise molti dei miei cavalieri, rovinando così irrimediabilmente la compagnia della Tavola Rotonda. Poi, lei si chiuse in convento, come suora, e Lancillotto si ritirò a vita privata nella sua residenza chiamata la Gioiosa Guardia. Che, dopo questi tristi episodi, venne chiamata Dolorosa Guardia.
- Tutto ciò è molto interessante. Ci dica ora della sua famosa tavola Rotonda
Volentieri. La tavola Rotonda è una mia idea geniale. La feci costruire tonda perché desideravo che tutti i miei cavalieri, i migliori e i più coraggiosi, fossero al mio stesso livello. Non sono il classico re che siede a capotavola e comanda. Per me è importante la collaborazione con soldati valorosi, che non sono “sudditi” bensì miei pari impegnati insieme a me nelle vicende del regno.
E il Sacro Graal?
Sposai Ginevra nel 512 (o forse era il 513, non ricordo), rafforzai il mio regno e desideravo che i cavalieri della Tavola rotonda mi aiutassero a trovare il Sacro Graal, simbolo di prosperità e potere.
- È un simbolo, ok, ma cos’è concretamente questo Graal?
Forse è una pietra, forse altre cose, nessuno lo sa, visto che non l'ho trovato. Io però credo che il Graal sia il calice che contenne il sangue di Cristo, e che per un certo tempo fosse nascosto in casa del Pescatore...
- Intende il re Pescatore?
Il re Pescatore, certo! Chi altri? È stato re di Britannia e il suo vero nome era Bran. Si dice che fosse cognato di un certo Giuseppe di Arimatea, un soldato di Ponzio Pilato, governatore romano in Terra Santa. Quando tolsero Gesù dalla croce, Giuseppe di Arimatea ne raccolse il sangue nel calice e, forse, lo diede da custodire a suo cognato, il re Pescatore.
- Ora il Graal dov’è? Lo ha lei?
Nessuno sa dove sia il Graal. Qualcuno dice addirittura che Giuseppe lo consegnò ai Druidi, i sacerdoti celti. Qualcun altro dice che dopo giri misteriosi tornò nel luogo d’origine, in Terra Santa. Di più non si può dire e il resto appartiene alla leggenda.
- Caro Artù, a dir la verità in questa storia tutto sembra leggenda: luoghi, personaggi ed epoche. Racconti si intrecciano con altri racconti, le storie ai personaggi, in un labirinto inestricabile di vero e di falso. Secondo quanto pensano gli studiosi moderni lei stesso, re Artù, non è che un “collage” di vari personaggi storici. Tanto che, se volessimo seguire le sue tracce, ci troveremmo a percorrere gran parte dell’Europa.
Nego, nego con decisione! Del resto se fossi una leggenda, lei e il suo stranissimo carro fermo qui nella corte non avreste potuto incontrarmi! Invece stiamo parlando assieme.
Ma lo sapete che anche noi italiani abbiamo avuto il nostri re Artù? La storia ci tramanda le vicende di Galgano, cavaliere divenuto santo, la cui vita ha molti punti in comune con la sua leggenda. Anche San Galgano ebbe la sua ”spada nella roccia”. Che però nessuno estrasse mai e che, dal 1180, si trova conficcata nella pietra nell’eremo della Rotonda di Montesiepi, in Toscana.