• Professione: Gladiatore
• Nato: intorno al 109 aC
• Morto: 71 aC su un campo di battaglia vicino a Petelia, Italia
• Meglio conosciuto per: guidare una rivolta di schiavi contro Roma
PRIMI ANNI
Di Spartaco soprattutto dei suoi primi anni di vita non si sa molto. Originario della Tracia, una vasta regione dei Balcani orientali, da giovane, si arruolò nell'esercito romano . Tuttavia, le cose non funzionarono. Disertò l'esercito e, quando venne scoperto, fu venduto come schiavo. Essendo di corporatura robusto e avendo un carattere grintoso venne addestrato nell’uso delle armi, per essere usato come gladiatore.
VITA DA GLADIATORE
Spartaco quindi visse una vita da gladiatore. In pratica era uno schiavo costretto a combattere per il divertimento dei romani. Fu mandato in una scuola di dove si allenava costantemente per combattere. Queste scuole di norma selezionavano gli schiavi più forti e appositamente allenati venivano poi mandati nell'arena a combattere contro animali o altri gladiatori. Alcuni di questi combattimenti erano all'ultimo sangue. Spartaco sopravvisse a diversi combattimenti e per esibirsi così a lungo deve essere stato sicuramente un buon combattente oltre a essere fortunato. Ma a un certo punto si stancò di rischiare la vita semplicemente per il divertimento degli altri, quindi decise di scappare e tornare nella sua terra.
LA RIVOLTA
Così nel 73 aC Spartacocapeggiò la rivolta e la fuga di un gruppo di 80 gladiatori riuscendo a sterminare i carcerieri e ad arroccarsi sulle falde del Vesuvio. Qui i gladiatori riuscirono ad arruolare altri schiavi, non gladiatori, per lo più impiegati in agricoltura, ma quasi tutti prigionieri di guerra e abituati all’uso delle armi. Tra questi nuovi compagni si segnalarono Crisso ed Enomao, che divennero i più stretti collaboratori di Spartaco.
A CAPO DI UN ESRCITO
In breve tempo, grazie anche all’iniziale sottovalutazione del problema da parte di Roma, l’esercito di schiavi arrivò a contare oltre 40.000 uomini. Quando divennero così numerosi, Spartaco decise di muoversi dal Vesuvio in cerca della libertà, ma una differenza di vedute con Crisso ed Enomao portò alla divisione dell’esercito in due tronconi: quello maggiore, di 30.000 uomini, si diresse sotto la guida di Spartaco a nord, verso le Alpi, mentre il resto si diresse a sud, in Puglia, dove venne sterminato dall’esercito del console Valerio Publicola. Questi però non riuscì a battere le truppe di Spartaco, che anzi ottenne una clamorosa vittoria nei pressi di Modena. Poi, però, inspiegabilmente, decise di non proseguire la sua marcia verso la libertà, ma tornò indietro verso sud, con un esercito ormai di 100.000 uomini: ovunque passava schiavi e contadini impoveriti si univano a lui.
LA BATTAGLIA FINALE
I romani erano sempre più spaventati e preoccupati per questa grande forza di schiavi e gladiatori che si muovevano per il paese. Raccolsero un grande esercito di circa 50.000 soldati sotto la guida di Crasso. Allo stesso tempo Pompeo Magno stava tornando da un'altra guerra. Per Spartaco invece era sempre più difficile tenere unito un esercito immenso che continuava a sfaldarsi. Così ne approfittò Crasso che inseguì e sterminò uno a uno i vari gruppi di schiavi, fino a giungere al grande scontro decisivo con Spartaco e i suoi in Lucania.
UN MASSACRO
Fu un vero e proprio massacro, nel corso del quale morì lo stesso Spartaco, anche se non se ne poté identificare il corpo (71 a.C.). I 6.000 prigionieri che in quella battaglia furono catturati vennero tutti crocifissi ai bordi della via Appia. Un ultimo gruppo che era sfuggito al massacro venne sterminato in Etruria dalle truppe al comando di Pompeo.