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Sekiro – Alla scoperta degli Shinobi

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Il nuovo videogioco “Sekiro – Shadows die twice” ha portato alla ribalta la figura dello shinobi, un misterioso guerriero del Giappone medievale. Ma di che si tratta?

Con l’uscita del videogioco di From Software “Sekiro – Shadows die twice”, il mondo della rete si è ampiamente riempito la bocca con il termine shinobi, associandolo al taciturno protagonista del videogioco, conosciuto anche come il nome di “Lupo”.

IL VIDEOGIOCO DEL MOMENTO

Il videogame sta già facendo parlare ampiamente di sé in merito alla sua eccessiva difficoltà, al punto che molti sul web stanno discutendo sulla richiesta alla casa produttrice di inserire una modalità più facile per seguire l’affascinante trama del guerriero silenzioso, alla ricerca della redenzione per il suo signore.

Eppure, non è solo questo ciò che rende Sekiro un’opera così interessante. Come la serie di Dark Souls (sempre di From Software) insegna, ad affascinare gli appassionati e i neofiti non è solo la difficoltà, ma anche la “lore” del mondo rappresentato.

Con il termine “lore” si intende il background narrativo che si cela dietro alle vicende vissute dal giocatore nel
videogame. Una sorta di storia nella storia che la casa produttrice ha sempre voluto narrare silenziosamente, lasciando agli utenti l’opportunità di investigare sulle motivazioni dei personaggi che affrontano. Un’ulteriore sfida che ha piano piano innalzato i vari Dark Souls nell’olimpo dei videogiochi da avere assolutamente.

Tuttavia, per questo Sekiro, i produttori hanno voluto essere un po’ più espliciti, raccontando effettivamente una storia, con tanto di scene filmate, seppur mantenendo alcune sotto trame segrete, che il giocatore dovrà scoprire.

Le ambientazioni e le atmosfere poetiche del Giappone del periodo Sengoku (tra il 1400 e il 1600 d.C.) fanno il
resto, immergendo il giocatore in un’epica brutale, ma non priva di onore, a metà tra lo storico e il fantastico.

In questa dimensione si muove il Lupo, il maestro shinobi. Egli è un guerriero taciturno e silenzioso dotato di una protesi al posto del braccio da equipaggiare con un rampino e diversi gadget, di cui servirsi per liberare il proprio giovane signore dalle grinfie del samurai Genichiro, del clan Ashina.

In poche battute, il giocatore ha modo di entrare subito nel vivo dell’azione, vestendo i panni dello shinobi.

MA COS'È UNO SHINOBI? 

Lo studioso Antony Cummins – autore del libro The book of ninja – ha spiegato come
effettivamente il termine shinobi era usato per indicare proprio la figura del ninja.

Quest’ultimo termine sarebbe stato applicato agli shinobi in età moderna perché praticanti del ninjutsu, un’arte marziale non convenzionale utilizzata da questi guerrieri per operazioni speciali, di spionaggio e assassinio.

Gli shinobi erano considerati nell’ambiente militare come una casta inferiore rispetto ai samurai.

Questi ultimi erano guerrieri devoti ai loro signori, rigidamente legati ad un severo codice d'onore, che – unito alla possanza della loro figura – alimentava l’aura di regalità e quasi di immortalità che li circondava. Tuttavia, proprio a causa del proprio codice, i samurai avevano anche dei limiti. Per questo motivo, i signori della guerra – gli shogun – ricorrevano a figure militari diverse, note per i loro particolari metodi, che valicavano i confini imposti dal codice d’onore dei samurai: questi erano gli shinobi.

Addestrati nell’arte di uccidere silenziosamente, gli shinobi erano considerati alla stregua delle forze speciali odierne.

Intervistato in un documentario sulla figura storica dei ninja, l’ex soldato dello special Air Force Ken Jones ha confermato che molte delle tecniche di incursione sviluppate dagli shinobi siano oggi usate comunemente dai membri delle unità di intervento speciali, conosciute anche come incursori.

Allo scontro diretto e alla pari prediletto dai samurai, i ninja preferivano infiltrarsi in campo nemico per coglierlo di sorpresa.

Perché ciò accadesse, gli shinobi pianificavano attentamente il bersaglio e il suo contesto. Sovente, i membri del gruppo si travestivano o cercavano di entrare nell’ecosistema della vittima, fingendosi persone comuni, vicini di terra e contadini, così da osservare la preda più da vicino e studiarla.

Nelle fila dei ninja erano presenti anche delle donne, la cui delicatezza poteva ben confondere l’avversario
sul loro potenziale di letalità.

TECNICHE E PARTICOLARITÀ

Proprio per la loro necessità di non scontrarsi mai direttamente con l’avversario, gli shinobi prediligevano l’utilizzo di "gadget" non convenzionali, come rudimentali bombe fumogene e travestimenti, appunto.

L’omicidio avveniva sempre silenziosamente e per portare a termine la missione gli shinobi dovevano preparare il proprio corpo ad adattarsi a qualsiasi situazione, indipendentemente da quanto potesse essere estrema.

Per questo motivo, agli allievi il maestro imponeva di vivere per un determinato lasso di tempo in totale solitudine tra le montagne, ambiente naturale per eccellenza, in grado di mettere a dura prova le capacità di sopravvivenza dell’essere umano. Compiuto l’addestramento, l’allievo poteva tornare dal suo maestro e decidere in che modo mettere a disposizione le proprie arti a servizio degli shogun.

Lo stesso Antony Cummins ha confermato che nel periodo Sengoku il paese di provenienza, o in cui il guerriero si era addestrato poteva fare la differenza.

Storicamente, le migliori scuole di shinobi provenivano dalla provincia di Iga (oggi moderna prefettura di
Mie). Perché il ninja fosse subito accolto da uno shogun bastava che affermasse di essere stato addestrato alle tecniche del ninjutsu presso il clan Iga. Tecniche non convenzionali, omicidi silenziosi, infiltrazioni, studio dell’avversario. Bastava poco agli occhi dei meno esperti per ritenere che gli shinobi fossero dotati di arti magiche.

L’alone di mistero che li circondava raggiunse livelli talmente alti da rivaleggiare con quello dei samurai.

Tra i maestri shinobi passati alla storia per le loro gesta, figura anche il nome di Ishikawa Goemon. Quest’ultimo è conosciuto dai più come il leggendario avo di Ishikawa Goemon III, complice di Lupin III nelle serie di cartoni animati e nei fumetti.

Bisogna fare molta attenzione, però. Seppure il personaggio storico e quello dei cartoni animati abbiano un legame di parentela, nonché lo stesso nome, in realtà sono profondamente diversi. Infatti, il complice di Lupin è un vero e proprio samurai, mentre il suo “avo” è passato alla storia come un maestro shinobi.

DIFFERENZE TRA VIDEOGAME E REALTÀ STORICA

E qui ritorniamo a parlare del protagonista del videogioco di From Software. Per quanto il personaggio sia nominato più volte come “maestro shinobi” nel corso dell’avventura, è anche vero che la sua figura non coincide esattamente con quella di un ninja.

A onor del vero, il Lupo si muove in modo furtivo, compiendo acrobazie degne di uno shinobi, uccidendo silenziosamente i propri avversari e sfruttando i gadget che – realisticamente o meno – hanno alimentato la leggenda dei ninja. Tuttavia, le analogie finiscono qui.

Infatti, il Lupo combatte sempre e solo con una katana (la spada giapponese), affrontando i nemici a viso aperto, come un samurai, mentre la dinamica degli omicidi silenziosi rappresenta una modalità in più nel modo di giocare e non ha una centralità come invece la strategia degli shinobi prevedrebbe. In più, il Lupo agisce in totale solitudine, cosa che stona non poco con la strategia shinobi. Infatti, quest’ultima prevede che le tecniche le azioni siano svolte da un gruppo di shinobi, quasi mai da uno solo, che comunque deve in ogni caso
mantenere la sua identità e presenza sempre nascosta all’avversario.

Ultima, ma non meno importante differenza riguarda il rapporto tra il Lupo e il suo signore. Come viene detto nell’introduzione del gioco, il protagonista di Sekiro deve obbedire al suo signore, in quanto la sua vita dipende da lui. In tale condizione, il Lupo è devoto servitore del suo signore, al pari di un samurai nei confronti del suo shogun.

IL RONIN: UN GUERRIERO DECADUTO

Tuttavia, il motivo per cui il giocatore si muove nel mondo di Sekiro consiste nel fatto che il Lupo è mancato al
suo dovere di proteggere il suo protetto e per questo deve combattere per salvarlo e per riconquistare l’onore perduto.

Tale contesto non fa che allontanare il protagonista dal modello storico di Shinobi, per avvicinarlo ad un’altra figura: quella del ronin.

Il ronin è un samurai che ha perso il proprio onore, o mancando di rispetto al suo signore, o perché quest’ultimo è deceduto.

Per il Lupo però c’è ancora possibilità di redenzione e in Sekiro – shadows die twice il guerriero può tornare a combattere per riscattarsi, dopo essere stato portato sconfitto e umiliato dal suo avversario.

Una vergogna che per un samurai dovrebbe essere punita con il seppuku, il suicidio rituale dei nobili guerrieri
giapponesi. Eppure, il Lupo riesce a sopravvivere a questa tragedia e – con l’aiuto del giocatore – intraprende un nuovo cammino per ritornare alla vita, incurante di quanto pericolosa questa impresa possa essere e per nulla scoraggiato dal rischio di venire sconfitto di nuovo. Del resto le ombre muoiono 2 volte.

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