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Rivoluzione francese: l’evento che cambiò il mondo

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Scopri personaggi, date ed eventi principali della rivoluzione francese, uno dei momenti più importanti della Storia

La Rivoluzione francese rappresentò un vero spartiacque nel corso della storia umana. Dopo i clamorosi sconvolgimenti del 1789 e l'abbattimento della secolare monarchia francese, infatti, cominciò il processo che portò alla sostituzione del sistema politico dell'Antico Regime (Ancien Régime) con un nuovo ordine sociale che nei decenni successivi ispirerà le basi per passare dall'età moderna (dall'XV all'XVIII secolo) all'età contemporanea.

LE PREMESSE: I TRE STATI

La società francese, come quella di quasi tutti gli altri stati europei, era profondamente divisa per classi o "stati", come si usava dire all'epoca.

Sopra di tutti c'era il re, il monarca assoluto che deteneva un potere decisionale quasi incontrastato. C'erano poi gli appartenenti alla nobiltà e al clero, i quali, pur essendo numericamente molti inferiori rispetto al resto della popolazione, gestivano l'amministrazione statale del regno, ricoprivano le cariche istituzionali più influenti e godevano di ampi privilegi fiscali e legislativi.

Infine vi era quello che è passato alla storia come il Terzo Stato. Al Terzo Stato appartenevano tutti coloro che non rientravano nelle altre due categorie, quindi non solo contadini e artigiani, ma la media e alta borghesia, composta da dottori, avvocati e intellettuali.

Questa classe era fortemente influenzata dai principi dell'Illuminismo -  che professava la supremazia dell'intelletto sull'oscurantismo le vecchie tradizioni - e in molti cominciavano a chiedere che alcune delle idee di uguaglianza, tolleranza e libertà trovassero una seria applicazione anche nella realtà politica.

CRISI E SCINTILLE 

Alla fine del XVIII secolo, la Francia stava vivendo una forte crisi sociale e finanziaria.

Le casse del regno erano vuote a causa delle ingenti spese sostenute per la partecipazione alla guerra d'indipendenza americana, dell'inefficienza del corrotto sistema di riscossione delle tasse e dei pesanti costi di mantenimento della Corte regale. Inoltre nel 1788-1789 si era verificata una grave carestia che aveva decimato i raccolti.

Per ovviare a questa drammatica situazione, re Luigi XVI, nipote del "Re Sole", decise di convocare gli Stati Generali (ossia i rappresentati dei tre stati che componevano la società francese) per varare una nuova riforma finanziaria che avrebbe "tagliato" qualche privilegio a nobiltà e clero. Si trattava di un evento storico, poiché gli Stati Generali non venivano riuniti in assemblea dal 1615.

Aristocratici ed ecclesiastici però fecero passare la riforma come un nuovo tentativo per inasprire ulteriormente l'assolutismo, nella speranza che il Terzo Stato si sarebbe opposto ad un'ulteriore crescita del potere monarchico. Essi ignoravano che si stava dando un'occasione a popolo e borghesi di alzare la voce.

E l'occasione non venne sprecata.

LA CONVOCAZIONE DEGLI STATI GENERALI

Sebbene il Terzo Stato rappresentasse più o meno il 98% della popolazione francese, la votazione "per ordine" e non "per testa" ne limitava il potere decisionale. Ogni stato infatti poteva esprimere un solo voto e dunque nobiltà e clero potevano facilmente battere due a uno il Terzo Stato in ogni disputa.

Per dare un contentino si rese l'assemblea un po' più partecipativa parificando il numero di deputati del Terzo Stato a quelle degli altri due ordini, ma il problema di diseguaglianza al momento del voto restava.

In questo clima d'insoddisfazione generale (testimoniata anche dai famosi cahiers de doléace, "quaderni delle lamentele" dove le popolazioni delle città e delle campagne francesi scrivevano le loro richieste e lamentele nei confronti del regime), il 5 maggio del 1789 si aprì a Versailles l'assemblea degli Stati Generali.

VERSO LA RIVOLUZIONE: ASSEMBLEA NAZIONALE E GIURAMENTO DELLA PALLACORDA

Gli schieramenti presenti avevano obiettivi diametralmente opposti: nobili e Chiesa volevano rafforzare i loro privilegi a discapito della Corona, mentre il Terzo Stato si sentiva forte abbastanza da ottenere maggiore uguaglianza e abolire i favori concessi agli stati due stati.

L'unica punto in comune era la messa in discussione dell'autorità del re!

Nelle prime settimane di giugno la discussione degenerò tra liti e appelli inascoltati.

Il 17 giugno 1789, per superar lo stallo, il Terzo Stato decise di riunirsi autonomamente, formando una nuova Assemblea Nazionale: non si voleva più rappresentare un ceto o una classe sociale, ma una nazione.

Re Luigi XVI, spaventato e incapace di gestire la novità politica, finì per prendere le parti dei nobili e il 20 giugno chiuse l'aula per impedire la riunione dell'Assemblea. Il Terzo Stato allora si riunì nella sala della pallacorda - uno sport antenato del Tennis - e giurò di non sciogliersi mai fino all'ottenimento di una nuova Costituzione più giusta ed egualitaria. Tale atto viene ricordato come il Giuramento della Pallacorda.

l 27 giugno, Luigi XVI fu costretto a riconoscere l’Assemblea Nazionale Costituente formata da tutti e tre gli ordini sociali.

LA RIVOLTA E IL 14 LUGLIO

Dopo qualche giorno di comportamenti concilianti però, Luigi XVI tornò ad opporsi al cambiamento e licenziò il suo ministro Jacques Necker, che fino ad allora lo aveva indirizzato verso posizioni moderate. Questo gesto eclatante, unito al fatto che a Parigi stavano convergendo molte truppe armate fino ai denti, preoccupò la popolazione, che temeva un colpo di mano che avrebbe cancellato tutti i progressi ottenuti fino ad allora.

La tensione e la fame (il prezzo del pane era ormai alle stelle) portò ceti borghesi e popolo a riunirsi il 12 e il 13 luglio per protestare con forza lungo le mura parigine dove si pagavano i dazi per entrare in città.

Saccheggi e primi episodi di violenza cominciarono ad incendiare l'aria e si formò una sorta di milizia popolare composta dai sanculotti (sans-culottes) chiamati così perché vestivano pantaloni lunghi senza le culottes, i calzoni sotto al ginocchio tipici della nobiltà.

Il 14 luglio 1789 quindi i rivoltosi in cera di armi assaltarono la Bastiglia, una fortezza adibita a carcere che conteneva numerose armi e munizioni. La lotta fu feroce e alla fine i ribelli prevalsero. Era iniziata la Rivoluzione Francese.

UNA NUOVA ERA

Mentre nelle campagne la notizia dell'insurrezione sfociò in sanguinose ribellioni contro ecclesiastici e uffici delle imposte, a Parigi la borghesia riuscì a prendere il controllo e a riportare una relativa calma. Il marchese La Fayette era stato nominato capo della milizia borghese armata e persino il re, dopo aver dovuto accettare gli nuovo sviluppi, poté recarsi di persona nella capitale. 

Nel frattempo però il dibattito politico continuava: nella notte del 4 agosto 1789 venne approvato il decreto che aboliva il feudalesimo e l'Antico regime, mentre il 26 agosto successivo l'assemblea adottò definitivamente la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino dove si elencavano i diritti naturali e inviolabili di ogni individuo (libertà di parola e di pensiero, uguaglianza di fronte alla legge) e la separazione dei poteri statali.

IL TENTATIVO COSTITUZIONALE 

Nei mesi successivi alla rivolta le manifestazioni proseguirono, ma il lavoro riformista svolto dall'assemblea costituente sembrava poter mantenere l'equilibrio: la Francia era ormai diventata una monarchia costituzionale dove il re era affiancato da un governo di rappresentati degli stati.

Tuttavia le idee politiche delle varie fazioni erano differenti su molte questioni.

Ad appesantire il clima contribuì i fatto che gli altri sovrani europei si stavano attrezzando per ripristinare in Francia l'Antico Regime. Il tentativo (fallito) di Luigi XVI di fuggire all'estero (la famosa fuga di Varennes del 20-21 giugno 1791) non fece che alimentare discredito sulla corona e il disprezzo per la monarchia.

L'assemblea costituente però non agì contro il re e ciò provocò una spaccatura tra i cosiddetti i club politici dei giacobini: molti aderirono ai foglianti, più moderati, mentre altri, come Maximilien de Robespierre, assunsero le posizioni di chi voleva costituire la Repubblica, togliere di mezzo il re ed espandere la rivoluzione in tutta Europa.

Nel settembre 1791 si tennero le elezioni e il parlamento di 745 deputati si riunì per la prima volta il 10 ottobre 1791. Di esso facevano parte i già citati giacobini, i foglianti (moderati e favorevoli alla monarchia costituzionale), e i cordiglieri (rivoluzionari, come Georges Jacques Danton)

IL 1792: GUERRA E NUOVA RIVOLUZIONE

Il governo dei foglianti durò pochi mesi e venne sostituito dai girondini, moderati ma favorevoli alla guerra contro l'Austria, ormai troppo pericolosa per la nuova Francia. Il 20 aprile 1792 dunque scoppiò il conflitto contro austriaci e prussiani, loro alleati.

I primi scontri però si risolsero in cocenti sconfitte e Robespierre, Danton e il giornalista Marat accusarono i capi dell'esercito di cospirare con gli invasori germanici.

L'aria tesa fece scoppiare una nuova insurrezione a Parigi (10 agosto 1792). L'assemblea dovette imprigionare il re e indire nuove elezioni, mentre i sanculotti sciamavano nelle prigioni alla ricerca di traditori da massacrare. Più di mille persone accusate di tradimento vennero uccise in modo sbrigativo.

Il 20 settembre 1792 poi avvenne la svolta: le truppe francesi, ingrossate dall'arrivo di numerosi volontari, riuscirono a fermare l'avanzata austro-prussiana e, nello stesso giorno, insidiò la Convenzione, la nuova assemblea costituente. L'indomani, il 21 settembre 1792, venne proclamata la repubblica.

LA CONVENZIONE E LA MORTE DEL RE

Nella nuova assemblea, con i foglianti messi fuori gioco, gli schieramenti principali erano girondini, giacobini (detti anche montagnardi, perché occupavano i seggi più alti dell'aula parlamentare) e una maggioranza di deputati "indecisi" che verrà chiamata la "palude".

Tutti sostenevano il governo rivoluzionario ma una prima grande frattura avvenne quando i giacobini chiesero la condanna a morte del re.

I girondini non erano d'accordo, ma alla fine Robespierre e i suoi convinsero la "palude" e il 21 gennaio 1793 Luigi XVI veniva ghigliottinato insieme alla moglie Maria Antonietta.

IL "TERRORE" GIACOBINO

Intanto la guerra continuava e dopo una serie di vittorie, i nemici della Francia tornarono a farsi sotto. A peggiorare le cose ci fu poi l'acuirsi di una crisi economica che le politiche girondine non erano riuscite ad arginare.

I tempi erano maturi per un nuovo colpo di mano e infatti il 2 giugno 1793 i giacobini rovesciarono il governo.

Fu l'inizio di una dittatura rivoluzionaria comandata da Robespierre, ormai leader del movimento, Danton e altri membri del Comitato di Salute Pubblica, un organo del governo che lavorava per scovare i nemici della rivoluzione.

Ovviamente in poco tempo il Comitato divenne uno strumento di potere per fare fuori i nemici di Robespierre (che alla fine tolse di mezzo anche Danton), instaurando il periodo del "Terrore giacobino" dove in pochi mesi vennero eseguite migliaia di condanne a morte. Chiunque era sospettabile di tradimento e ogni rivolta (come quella della Vandea) venne repressa nel sangue.

La Francia giacobina doveva essere un Paese intransigente con i nemici e saldo nel perseguire i suoi propositi. Venne perfino cambiato il calendario, con nuovi mesi privi di alcun riferimento al Cristianesimo.

LA FINE DI ROBESPIERRE

Con la monarchia ormai cancellata, piano piano però vennero meno anche le ragioni del governo giacobino.

L'austerità economica imposta in ogni settore (salari bloccati, requisizioni ai danni dei contadini ecc...) abbatterono il consenso popolare nei confronti di Robespierre e il 27 luglio 1793 (o "9 termidoro" per il nuovo calendario), un colpo di stato portò all'arresto del leader giacobino, che venne anch'esso ghigliottinato.

Quella che verrà ricordata come "congiura del 9 termidoro" riportò in mani più moderate la guida di una Francia ormai profondamente cambiata, fondata su principi egualitari, liberata dal re e dai privilegi di nascita ed epurata da sanculotti ed estremisti giacobini.

Da lì a poco poi nascerà il Direttorio, un consiglio dotato del potere esecutivo, e queste istituzioni rivoluzionarie apriranno la strada ad un rampante ufficiale chiamata Napoleone Bonaparte. Ma questa è un'altra storia...

FONTI: Treccani; FocusLa Consocenza Storica, De Bernardi, Guarracino.

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