Il grande generale cartaginese Annibale raggiunse le Alpi nel 218 avanti Cristo provenendo dalla Spagna. Le sue truppe (circa 26 mila uomini, dei 100 mila partiti), impiegarono due settimane per valicare le montagne, durante il mese di ottobre, prima di invadere l’Italia con 37 elefanti da battaglia al seguito. La traversata fu terribile e il generale perse sui passi alpini quasi la metà del suo già decimato esercito. Gli elefanti erano stati domati per la prima volta e usati a scopo bellico dai Numidi . Quelli di Annibale erano i Loxodonta africana cyclotis , che raggiungono i 2,3 metri di altezza, ossia un po' meno alti degli elefanti africani che vivono nella savana.
Ai tempi di Annibale questa specie viveva anche sulle alture dell’Atlante (Africa settentrionale) e fu un'arma segreta tremenda e decisiva, che però venne usata in battaglia contro i Romani una sola volta, sul fiume Trebbia nel dicembre del 218 a. C.. I primi a usare gli elefanti in battaglia erano state le popolazioni dell'India seguite, nel IV secolo a. C., dall'esercito di Alessandro Magno . Tutti questi, però, avevano impiegato elefanti asiatici, più piccoli e facili da domare rispetto alla specie africana.
Nella lunga marcia verso l'Italia dopo aver attraversato, terrorizzati, il fiume Rodano su zattere di fortuna e avere affrontato gli impervi passi alpini , le bestie morirono una dopo l'altra dopo aver raggiunta la pianura Padana . Infatti, solo uno dei poveri elefanti di Annibale sopravvisse alla battaglia vinta dai cartaginesi sul fiume Trebbia , nel dicembre del 218 a. C. e, soprattutto, al rigido inverno dell’Italia settentrionale.