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Chi era Primo Levi, la voce della Shoah

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Chi era Primo Levi, la voce della Shoah
Getty Images

L'autore di "Se questo è un Uomo" e "La tregua" ha raccontato con cruda semplicità la terribile vita dei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz. Ecco chi era Primo Levi

È stato un chimico, un partigiano e un eminente intellettuale ma, soprattutto, Primo Levi è stato uno dei narratori più celebri della tragedia dell'Olocausto.

Attraverso il racconto dalla propria esperienza al campo di concentramento di Auschwitz - descritta nei celeberrimi libi Se questo è un uomo e La tregua -  Primo Levi fece conoscere al mondo intero gli orrori perpetrati dai nazisti nei confronti di milioni di innocenti ritenuti "inferiori" solamente sulla base di una folle ideologia.

Ma chi è stato Primo Levi? Conosciamolo meglio...

UN GIOVANE DALLA MENTE LIBERA

Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 da una benestante famiglia italiana di origine ebraiche. Il padre era un ingegnere e sebbene passasse molto tempo lontano da casa per questioni di lavoro, trasmise al figlio la passione per la scienza e per lo studio in generale.

Diplomatosi al liceo classico, Primo decise di diventare un chimico e s'iscrisse dunque all'Università.

Nel 1938 però Mussolini aveva introdotto in Italia le leggi razziali - un segno di vicinanza alla politica antisemita dell'alleato tedesco Adolf Hitler - e gli ebrei erano stati esclusi da qualsiasi ramo della società civile. Fortunatamente per Primo, la legge permetteva agli ebrei che avessero già intrapreso la carriera universitari di terminare gli studi e così, nonostante qualche difficoltà in più rispetto agli amici non ebrei, nel 1941 il ragazzo si laureò con lode.

Quelli però erano anni difficili: la guerra ormai impazzava in tutta Europa e le persecuzioni nei confronti degli ebrei si facevano sempre più aspre. Perciò dopo essere entrato in contatto con circoli intellettuali e militanti anitifascisti, il giovane Primo abbandonò tutto e si unì ai partigiani tra le montagne della Val d'Aosta.

CATTURA E AUSCHWITZ

Nel 1943 il governo fascista  cadde, ma questo portò alla nascita di un nuovo Stato italiano nel Nord-Cebìntro Italia, la cosiddetta Repubblica di Salò, dove erano i tedeschi a comandare realmente.

La lotta ai ribelli si fece ancora più serrata e il 13 dicembre 1943 Primo levi venne arrestato dai fascisti. Riconosciuto come ebreo e oppositore politico, fu inviato al campo di concentramento italiano di Fossoli, vicino a Modena e poi destinato a Est, dove i nazisti stavano attuando la Soluzione Finale, ossia lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei d'Europa.

Primo Levi varcò i cancelli di Auschwitz nel febbraio del 1944.

Qui cominciò una vita d'inferno, fatta di freddo, fame e continue umiliazioni.
Come raccontato nel suo libro più celebre Se questo è un uomo, i prigionieri del campo erano spogliati di qualsiasi riconoscimento individuale: via i vestiti, via i capelli, via ogni effetto personale. Via perfino il nome, sostituito da un numero tatuato sul braccio. I prigionieri erano ridotti a fantasmi, nemmeno più umani.

I nazisti volevano uccidere l'anima ancora prima del corpo.

VITA NEL CAMPO E LIBERAZIONE

Primo Levi divenne così uno di quei fantasmi. Poiché era ancora giovane e relativamente in salute, fu ritenuto utile dai suoi carcerieri e inviato ai lavori forzati presso la fabbrica della I.G. Farben che produceva gomma sintetica da inviare all'esercito tedesco.

I turni di lavoro erano massacranti, ma Primo riuscì a sopravvivere fino all'arrivo dei russi, che il 27 gennaio 1945 arrivarono ad Auschwitz e liberarono tutti i prigionieri. La guerra stava finendo, il Reich di Hitler si era dissolto e Primo Levi poté ricominciare ad esistere.

SCRITTURA E TESTIMONIANZA

Il travagliato viaggio di ritorno narrato ne "La tregua" riportò Primo Levi alla propria vita.

Quasi subito decise che quello che lui ed il suo popolo aveva subito doveva riecheggiare in eterno e così iniziò la stesura del sto romanzo - "Se questo è un uomo" appunto - che venne poi pubblicato nel 1947.

Fu un successo grandioso, che smosse le coscienze del mondo intero.

«Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no…»

(Versi della poesia che compare in "Se questo è un Uomo")

Dopo il suo primo libro, Primo riprese la propria attività di chimico, ma continuò a scrivere libri che negli anni ottennero fama e riconoscimenti.

Fu ritrovato morto l'11 aprile 1987 all'inizio delle scale della sua abitazione. Alcuni parlarono di suicidio e tutt'oggi non esiste una versione confermata.

Negli ultimi anni di vita Primo Levi aveva constatato con orrore che qualcuno aveva cominciato a negare che la Shoah fosse realmente esistita.

Per questo è fondamentale continuare a ricordare
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