Marocco, 300mila anni fa. Un uomo lavora una pietra, la scheggia. Vuole creare un attrezzo con cui tagliare la carne degli animali che ha cacciato e, per lavorarla meglio, la mette sul fuoco. È uno dei primi Homo sapiens, una nuova specie umana. È un nostro lontano progenitore e potrebbe perfino essere l’antenato di qualcuno di noi.
Il caso ha voluto che gran parte della sua testa e la sua mandibola siano arrivate fino a noi e, studiandole, Stefano Benazzi, paleoantropologo che lavora a Ravenna per l'Università di Ravenna, abbia scoperto che quei resti sono dell'Homo Sapiens più antico mai trovato, molto più vecchio di quanto si pensasse fino a poco tempo fa.
I PRIMI PASSI IN AFRICA
L’uomo del mistero è quasi certamente nato lì, in Marocco, in un luogo chiamato Jebel Irhoud. Ma non sappiamo da dove, in Africa, sia arrivata la sua specie. Forse un gruppo di ominidi (così gli scienziati chiamano i nostri antenati bipedi), si è allontanato dal luogo di origine e si è isolato dagli altri, magari in qualche valle difficile da raggiungere. Generazione dopo generazione, in migliaia di anni questo gruppo è cambiato e ha dato origine a una nuova specie, diversa da tutte le altre: l’Homo sapiens.
«È così che opera l’evoluzione secondo Darwin e vale per l’uomo come per gli animali e le piante», spiega Stefano. «Per puro caso qualcuno nasce con una caratteristica nuova (la forma della testa, il modo in cui si sviluppa il suo cervello) e, se questa caratteristica aiuta a cavarsela meglio nell’ambiente in cui vive, chi la possiede ha più probabilità di sopravvivere e avere gli. Quindi, alla fine, tutto il gruppo la eredita ed è così che nasce una nuova specie».
NON SOLO SAPIENS...
Questa storia si è ripetuta molte volte e infatti, mentre il nostro amico in Marocco scheggia la pietra, in giro per il mondo ci sono parecchie altre specie d’uomo.
«Ne abbiamo scoperte una decina ma potrebbero essercene state molte di più», dice l’antropologo. E ciascuna con caratteristiche diverse. C’era l’Homo heidelbergensis (scoperto vicino a Heidelberg, in Germania), che ha girato l’Europa. Era alto come noi ma con la testa un po’ più piccola e le sopracciglia molto sporgenti. Forse è lui il progenitore dei nostri cugini più famosi, i Neanderthal. Nell’attuale Sud Africa viveva l’Homo naledi e, forse, era ancora in circolazione l’Homo erectus, molto più primitivo e scoperto, nel XIX secolo, nell’isola di Giava (Indonesia).
«Queste specie umane si sono di certo incontrate, probabilmente pure scontrate», racconta Benazzi. «E qualche volta hanno messo al mondo gli da genitori di specie diverse: è successo di sicuro, per esempio, tra gli Homo sapiens e i Neanderthal». Circa 100mila anni fa i discendenti del nostro artigiano marocchino hanno lasciato l’Africa verso l’Asia e l’Europa. Non sono stati i primi: la storia delle varie specie di ominidi è fatta di spostamenti anche lunghissimi. Ma quella volta è stata diversa e, nel giro di alcune decine di migliaia di anni, l’Homo sapiens è giunto in Giappone, in Australia e anche in America.
NE RESTA SOLO UNO
Mentre i Sapiens crescono di numero e conquistano nuove terre, le altre specie di Homo cominciano a sparire. Sterminate dai sapiens? «Forse no ma è un fatto che, mentre noi progrediamo, le altre specie si estinguono», dice Stefano «ed è difficile che tra i due eventi non ci sia un collegamento».
Qualcosa di simile era già successo con le varie specie di australopitechi, grandi scimmie come la famosa Lucy (scoperta in Etiopia nel 1974) che si pensa appartengano alla linea evolutiva dell’uomo. Pure loro usavano le pietre come attrezzi e, per la maggior parte del tempo, camminavano su due piedi. Ma, se serviva, sapevano ancora arrampicarsi sugli alberi. Poi, quando più di due milioni di anni fa sono arrivati i primi esemplari di Homo, poco alla volta gli australopitechi sono scomparsi e, da quell’epoca in poi, si trovano solo resti di Homo. Certo, i rappresentanti del genere Homo erano molto più avanti e sapevano fare più cose.
Ma perché le altre specie si sono estinte tutte? Capire che cosa sia davvero successo nel nostro lontano passato non sarà facile. Ma, di certo, sarà una storia che ci entusiasmerà ancora a lungo!