Gli storici ritengono che quelle che vengono comunemente chiamate le 12 Fatiche di Ercole siano il contenuto nell'Eracleia, un poema scritto da Pisandro di Rodi attorno al 600 a.C. Oggi, il racconto delle dodici Fatiche di Ercole (Eracle, in greco) è andato perduto e gli episodi sono giunti a noi come storie sparpagliate.
Su 12 fregi del Tempio di Zeus a Olimpia (in Grecia, risale al 450 a.C. circa), si vedono 12 bassorilievi che raccontano le Fatiche. Forse, allora, il numero 12 dipende proprio dal numero delle scene rappresentate sulle “metope” (è una parte dei tempi greci di stile dorico).
Ercole - o Eracle - è una figura molto importante all'interno del corpus mitologico dell'Antica Grecia. L'eroe era figlio della regina Alcmena e Zeus, il padre degli Dei. In realtà Alcmena era sposata con il re Anfitrione, ma pur di giacere con la donna Zeus prese le sembianze del marito e la sedusse.
Dall'unione tra il dio e Alcmena nacque appunto Eracle, che però incorse nell'odio di Era, madre degli Dei e sposa di Zeus, che vedeva nel bambino la prova dell'infedeltà del suo; per questo, nonostante una forza prodigiosa, Ercole non ebbe una vita facile, dal momento che Era - ma non solo - gli metteva sempre i bastoni tra le ruote!
Proprio da un crudele dispetto di Era ebbe origine l'impresa delle Dodici Fatiche di Ercole.
Un giorno infatti la dea fece cogliere il forzuto eroe da un attacco di follia e questi, in un raptus di pazzia rabbiosa, uccise moglie e figli. Una volta riacquistato il senno, Ercole si disperò e decise di recarsi dall'Oracolo di Delfi dove la Pizia, la sacerdotessa che parlava per bocca delle divinità, gli avrebbe rivelato un modo per espiare il suo terribile peccato.
L'oracolo comandò così all'uomo di mettersi al servizio del re di Tirinto e Micene, Euristeo, un uomo avido ma non molto intelligente. Questo Euristeo mandò Ercole a compiere le 12 Fatiche. Eccole.
Come prima impresa Ercole dovette affrontare un gigantesco e famelico leone che terrorizzava gli abitanti di Micene e Nemea e portare la sua pelliccia ad Euristeo. Questo colossale felino però aveva una pelle così resistente che nessuna arma poteva scalfirla. Per spuntarla allora Eracle - a suon di colpi di clava - costrinse il leone a rifugiarsi in una grotta e l^, dopo aver sigillato le uscite per tenerlo in trappola, strangolò la bestia a mani nude.
L’idra era un terribile mostro a metà tra un drago e un serpente che, oltre ad essere velenosissimo, aveva nove testa e, ogni volta che ne veniva tagliata una, al suo posto ne ricrescevano due! Come se non bastasse la testa centrale era immortale. Come sconfiggere una creatura simile? Ercole si fece aiutare dall'amico Iolao. Ogni volta che Ercole mozzava via una testa, Iolao usava una torcia per chiudere il monconone (in gergo tecnico di dice "cauterizzare") ed impedire così che dalla ferita fuoriuscissero altre due teste. Una volta tolte di mezzo le otto teste, Ercole neutralizzò quella immortale schiacciandola con un gigantesco masso.
Questa cerva era più veloce delle frecce che Ercole le scagliava. Inoltre Euriseto aveva ordinato che il meraviglioso animale venisse catturato vivo. Così l'eroe fu costretto a inseguire la cerva per un anno intero, fino a prenderla per sfinimento.
La regione dell'Attica era devastata da un'immenso cinghiale che distruggeva i campi della zona. Ercole allora venne inviato sul monte Erimanto per catturarlo. L'impresa non fu semplice, anche perché dovette vedersela con alcuni centauri infastiditi dalla sua presenza. Alla fine però l'eroe riuscì a catturare il cinghiale e a portarlo da Euristeo, Questi, quando si trovò davanti al bestione, ne fu così spaventato che si nascose dentro un grande vaso di bronzo.
Elide era potente e ricchissimo, aveva più di tremila buoi. Ma era anche super spilorcio e da ben 30 anni non faceva ripulire le sue stalle: immaginatevi la scena! Le stalle erano stracolme del letame e ciononostante il bestiame si era moltiplicato. Per ripulire il tutto in un solo giorno, Ercole decise, addirittura, di deviare i fiumi Alfeo e Peneo e farli scorrere nelle stalle. Se lo facesse oggi, Ercole probabilmente sarebbe subito arrestato per inquinamento!
Intorno al lago di Stinfalo, in Arcadia, vivevano mostruosi uccelli che mangiavano carne umana. Ercole venne mandato a scacciarli e per portare a termine il compito poté contare sull'aiuto della dea Atena, che gli regalò degli speciali sonagli di bronzo. Scuotendo questi sonagli, Ercole riuscì a provocare un fracasso tale da costringere gli uccelli a fuggire.
Questo enorme toro era stato reso furioso da Poseidone perché Minosse non glielo aveva sacrificato come promesso. Ercole lo catturò vivo e lo portò ad Atene.
Come ottava fatica Euristeo chiese a Ercole di rubare a Diomede, re di Tracia, le sue cavalle che si nutrivano di carne umana. Ercole sconfisse i guardiani delle bestie, uccise Diomede e lo diede in pasto alle sue giumente, che poi si lasciarono domare.
Come già accennato, Euristeo era un uomo avido e amava gli oggetti preziosi. Così mando Ercole a prendere la bellissima cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni, le donne guerriere. I figlio di Zeus utilizzò la via della diplomazia - non voleva sempre menare le mani - ma anche questa volta Era ci mise lo zampino e travestendosi da amazzone, andò in giro a gridare che Ercole voleva uccidere la regina. Le guerriere allora attaccarono l'eroe, che suo malgrado fu costretto a ucciderle - Ippolita compresa. Tornato a Micene donò la cintura, simbolo del potere, ad Admeta, la figlia del re Euristeo.
Gerione era una creatura che sopra le due gambe portava tre busti, con tre teste e sei braccia. Un uomo solo ne conteneva tre! Ebbene questo Gerione possedeva una mandria di buoi che Euristeo voleva a tutti i costi L’eroe Ercole allora uccise prima i due custodi (Eurizione e il mostruoso cane Ortro), poi Gerione stesso, e infine si prese i buoi.
All'inizio le fatiche di Ercole dovevano essere dieci. Euristeo però non riteneva valida l'uccisione dell'Idra perché l'eroe era stato aiutato da Iolao. Così il re comandò altre due fatiche. La prima consisteva nel riportare a Micene tre mele (o pomi) d'oro provenienti dal leggendario Giardino delle Esperidi, le tre Ninfe che custodivano il luogo sacro. Partito per l'impresa, dopo aver ucciso il drago Ladone, un altro guardiano del giardino, Ercole s’imbatté nel titano Atlante, condannato a reggere il cielo sulle spalle in modo che non cadesse sulla Terra. Atlante si offrì di prendere i pomi al posto di Ercole, a patto che nel frattempo questi reggesse il cielo al suo posto. Ercole accettò.
Quando però Atlante tornò con le tre mele d'oro, non voleva più riprendersi l'immenso peso sulle spalle. Ercole allora ricorse ad un inganno («Mi reggi un attimo il cielo mentre mi metto una benda intorno al capo per asciugare il sudore?») e scappò a gambe levate.
Per la dodicesima e ultima fatica Euristeo chiese a Ercole di portargli Cerbero, il cane a tre teste che stava a guardia del mondo degli inferi. Ercole allora si recò da Ade, il dio dell'Oltretomba, che gli diede il permesso di prendere Cerbero a patto di riuscire a domarlo senza l'uso delle armi. Al termine di una letta estenuante, Ercole riuscì a domare la belva e a tornare da Euristeo.
Le fatiche erano finite!
Collaborazione ai tesi di Niccolò De Rosa