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Perché il diario di Anne Frank è ancora importante?

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Perché il diario di Anne Frank è ancora importante?
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Era il 12 giugno 1942 e quel giorno Anne Frank compiva 13 anni e aspettava di ricevere un regalo prezioso: un quaderno dalla copertina a scacchi rossi che lei avrebbe usato come diario. Nel diario Anne ha raccontato gli anni più dolorosi della sua vita, ma anche le sue speranze e i suoi pensieri più intimi

«Anne Frank mi fa sentire meno sola», «Anne Frank è mia amica», è quello che dicono molte lettrici del Diario più celebre nella storia dello sterminio degli ebrei d’Europa attuato dai nazisti negli anni della Seconda guerra mondiale.

Ma perché quel diario è ancora così importante? Sono passati oltre 82 anni dal 12 giugno 1942. Quel giorno, Annelies Marie Frank (che tutti chiamavano Anne) compiva 13 anni e aspettava di ricevere un regalo prezioso: un quaderno dalla copertina a scacchi rossi che lei avrebbe usato come diario. Nelle sue pagine e in quelle di altri quaderni, Anne avrebbe raccontato gli anni più dolorosi della sua vita, ma anche le sue speranze e i suoi pensieri più intimi.

The dairy is shown during the exhibition at the Anne Frank Centre in Berlin, Germany, 31 January 2018. Photo: Soeren Stache/dpa

Anne Frank era parte di una famiglia di ebrei tedeschi che nel 1933 aveva lasciato la Germania nazista per rifugiarsi ad Amsterdam. Per non essere deportati dopo l’arrivo dei nazisti nei Paesi Bassi, i Frank decisero di abbandonare la propria casa e di trasferirsi in un nascondiglio sul retro della fabbrica di pectina che Otto, il padre, aveva avviato in città.

Lo sterminio degli ebrei d’Europa era stato deciso e organizzato dal regime di Adolf Hitler, con l’aiuto di altre nazioni, tra le quali l’Italia fascista: oggi rappresenta il genocidio per eccellenza nell’intero XX secolo e viene chiamata Shoah” (pronuncia: scioà), una parola ebraica che indica una grande distruzione.

Ci sono cose successe in passato che non ci parlano più. La Shoah invece ha ancora molto da dirci, e le parole di Anne Frank non si sono spente ma illuminano ancora milioni di persone, ovunque nel mondo.

Il passato si chiama così perché passa. Però passando lascia segni importanti, che ci aiutano nel presente. Anne Frank è diventata un simbolo di chi non si arrende, di chi desidera rimanere se stesso, di chi guarda al futuro con occhi nuovi. Hanneli Goslar lo aveva capito bene: lei era stata la più cara amica di Anne, insieme avevano vissuto una giovinezza spensierata e affrontato anche i momenti peggiori nel lager di Bergen-Belsen. Hanneli raccontava che sua madre descriveva Anne Frank in modo perfetto. Diceva: «Dio sa tutto. Ma Anne lo sa meglio».

Matteo Corradini è scrittore ed ebraista. Ha curato la nuova edizione italiana del Diario di Anne Frank, pubblicata da Rizzoli. Da tanti anni fa ricerca e scrive libri sulla Shoah, ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti e recuperando documenti e strumenti musicali del ghetto di Terezín, in Repubblica Ceca. Lavora anche per il teatro e ha fondato il Pavel Žalud Quartet, una formazione musicale nella quale lui… non suona nulla. Nel 2018 ha vinto il Premio Andersen. I suoi libri sono pubblicati in Italia, in Francia e in Germania.