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Nubia e Antico Egitto: chi erano i Faraoni Neri?

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Nubia e Antico Egitto: chi erano i Faraoni Neri?
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La fantastica saga dei re nubiani: dalla terra dell’oro alla conquista dell’Egitto

Ben 780 anni prima di Cristo, sul potente trono egiziano arrivarono nuovi dominatori: i Faraoni Neri, provenienti dalla misteriosa Nubia. È una regione magica, a sud dell’Egitto, tra gli sbarramenti naturali della prima e della sesta cateratta, ossia da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco lì dove oggi si trova Khartoum, la capitale del Sudan.

«Nel vocabolario egizio “Nub” significa “oro”» racconta Elena Belgiovine, archeologa dell’Università di Milano «e la Nubia, ossia il Regno di Kush, ne era così ricca che i testi geroglifici la chiamano “la Terra dell’oro”, perché vi si trovavano vene di quarzo aurifero che gli Egizi sfruttarono per secoli».

Chi erano i nubiani?

I Nubiani erano fieri combattenti, abili arcieri e spina nel fianco degli Egizi che chiamavano quel popolo “il miserabile Kush”. Il potente Ramses II li fece addirittura disegnare sotto la suola dei suoi sandali per calpestarli ogni volta che camminava!

«Attorno al 1450 a.C. il faraone Thutmosi III iniziò la costruzione di Napata» continua Belgiovine «città che 450 anni dopo diventò la capitale del regno indipendente di Kush, fino a quando, attorno al 775 a.C., grazie a un vuoto di potere in Egitto (e a un accordo tra i sacerdoti del dio Amon di Napata e quelli tebani) il principe Kashta raggiunse senza lottare Tebe, la città santa, e diede inizio alla dominazione nubiana sull’Egitto».

Kashta, accolto come difensore della fede, diede inizio alla XXV dinastia, quella dei “Faraoni Neri” che sarebbe durata fino al 653 a.C..

I faraoni nera: ascesa e fine della dinastia 

Questi uomini hanno i volti tipici delle genti dell’Africa Subsahariana da cui provengono: neri, con labbra e nasi carnosi e ricci di capelli. A Kashta successe Piankhy, che conquistò tutto l’Egitto, poi fu la volta del fratello Shabaka, che però non fu altrettanto saggio. Non contento di un regno che andava dal delta del Nilo ai deserti della Nubia cospirò contro gli Assiri tanto che il nipote ventenne Taharqa (allora generale), venne inviato in aiuto delle città fenice contro re Sennacherib che assediava Gerusalemme.

«Lo scontro fu inconcludente ma Taharqa fu riaccolto in patria da grande condottiero e divenne faraone nel 690 a.C., dando vita al periodo più prestigioso della dinastia dei Faraoni Neri. Spostò la corte da Napata a Menfi e di nuovo si oppose agli Assiri ma, sconfitto dal re nemico Assurbanipal, si ritirò in Nubia». Alla sua morte, nel 664 a.C., in Egitto fu nominato un faraone amico degli Assiri e il nipote di Taharqa, Tanutamani, volle la rivincita. Ma questa volta Assurbanipal distrusse Tebe e con lei il sogno dei Faraoni Neri: l’Egitto non fu mai più nubiano e Tanutamani, come lo zio, governò sulla sola Nubia.

Ma con grande successo visto che la sua dinastia continuò per quasi mille anni, fino al IV secolo della nostra era.

Le mini-piramidi nubiane

La Nubia è ricca di opere egizie come per esempio il Tempio di Soleb, visitato perfino da Tutankhamon. Il sito è notevole anche per la vicina necropoli nubiana: l’arte dei Faraoni Neri deve molto a quella egizia, ma la grandiosità lasciail posto a monumenti intimi.

Piramidi dei faraoni neri

Le tombe, interrate, sono sovrastate da un tempietto con una “piramidina” molto più aguzza di quelle classiche (come a Nuri, dove si trova la piramide di Taharqa) e molto più bassa, al massimo 20 metri contro i 138 (attuali) di quella di Cheope.

La "montagna" sacra

Faraoni neri

La brulla collina nella foto è il Gebel Barkal (gebel vuol dire "montagna") ed è il luogo di culto più antico e sacro di tutta la Nubia: gli Egizi stessi lo consideravano la vera sede di Amon, il dio dalla forma di ariete (in alto).

La montagna è alta 98 metri e le sue pareti di arenaria rossa (e il pinnacolo che ricorda un cobra) spiccano nella pianura a poche centinaia di metri dal Nilo. Sul Gebel Barkal avveniva la cerimonia di abdicazione dei faraoni che i sacerdoti di Amon ritenevano non adatti al ruolo: una volta in cima, i malcapitati dovevano semplicemente... gettarsi dallo strapiombo.

Testi di Guido da Rozze,in collaborazione con l’archeologa Elena Belgiovine