Gli scacchi hanno circa 1500 anni e, tuttora, sono un gioco diffusissimo, anche grazie alla possibilità di disputare appassionanti partite online.
La prima versione del gioco risalirebbe al VI secolo e sarebbe nata in India. Simulazione “pacifica” di uno scontro tra due eserciti, si diffuse con il nome di chaturanga. Non si sa chi l’abbia inventato, ma circola la leggenda di un uomo di nome Sessa (o Sissa), che presentò il gioco a un principe indiano. L’aneddoto divenne così celebre da essere rievocato anche da Dante nella Divina Commedia.
Leggende a parte, sappiamo che, tramite i mercanti, il gioco si diffuse nel VII secolo in Persia. Lo stesso nome “scacchi” ha origini persiane, derivando dalla parola shah, “re” (“scacco matto” viene invece da shah mat, “re sconfitto”). A rimanere affascinati dal gioco furono poi gli arabi che, dal X secolo, lo introdussero nell’area mediterranea, a partire dall’Italia e dalla Spagna.
In Europa gli scacchi ebbero subito grande successo: divennero oggetto di testi critici e i migliori artigiani crearono pezzi sempre più elaborati. Come i “pezzi di Lewis”, prodotti in Nord Europa nel XII secolo e rappresentati nel film Harry Potter e la pietra filosofale.
Le regole del gioco furono intanto modificate, assieme ai pezzi stessi (l’alfiere era prima un elefante), divenendo alla fine del XV secolo molto simili a quelli attuali. Apparvero poi sulla scena i primi giocatori famosi e, nel XIX secolo, iniziarono i tornei internazionali (il primo campionato del mondo è del 1886). Infine, il 20 luglio 1924, nacque la Fide, la federazione internazionale che organizza ancora oggi campionati mondiali e Olimpiadi degli scacchi. E proprio per ricordare quella data ogni 20 luglio si celebra la Giornata Mondiale degli Scacchi.
Negli ultimi decenni anche i computer si sono cimentati con questo gioco, battendo persino i campioni del mondo. Uno dei più precoci è stato il norvegese Magnus Carlsen: nato nel 1990, è stato nominato dalla Fide “grande maestro internazionale” a soli 13 anni!
Come accennato all'inizio dell'articolo, secondo alcuni il gioco degli scacchi venne inventato in India intorno al VI secolo. C'è una leggenda che attribuisce questa invenzione ad un geniale bramino indiano che desiderava risollevare lo spirito del suo tristissimo re (o come dicono laggiù, Maharaja), afflitto dalla morte del figlio in guerra.
Questo giovane sacerdote - i bramini sono proprio gli appartenenti alla casta indiana dei religiosi - provò infatti a divertire il sovrano mostrandogli una battaglia simulata attraverso piccole statuine intagliate che, attraverso una serie di mosse, strategie e sacrifici, riproducevano la lotta per la cattura del re avversario. Il maharaja, incuriosito, finì per appassionarsi al gioco, tanto che volle ricompensare il bramino.
«Chiedi quello che vuoi» disse il benevolo re e il giovane allora avanzò una strana richiesta: un chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due chicchi per la seconda casella, quattro per la terza e così via. All'inizio al re sembrò una richiesta molto modesta ma poi, accortosi che le caselle erano in tutto 64, si rese conto che in base a quel calcolo esponenziale non sarebbero bastati i raccolti dei prossimi ottocento anni per soddisfare quel desiderio!
Questa nobile arte è ormai da tempo considerata molto più che un semplice passatempo. Basti pensare che l'ONU annovera il gioco degli scacchi tra le attività in grado di «cambiare le prospettive, i pregiudizi e i comportamenti, nonché di inspirare le persone, abbattere le barriere razziali e politiche, combattere la discriminazione, stemperare i conflitti e, di conseguenza, contribuire a promuovere l'educazione, lo sviluppo sostenibile, la cooperazione, la sostenibilità, l'inclusione e la salute ad ogni livello, locale, regionale e internazionale».