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La preistoria degli sport

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Da “neonate”, tra vecchie tecnologie e regole assurde, calcio, basket e tante altre discipline erano irriconoscibili

Partite che duravano all’infinito, porte senza traverse, arbitri inesistenti... e questo solo per limitarci al calcio. Appena nati, gli sport avevano regole che oggi ci appaiono molto strane e spesso completamente diverse da un Paese (o addirittura da una città) all’altro. Solo col passare degli anni, si sentì l’esigenza di uniformare le regole, per poter disputare campionati e competizioni internazionali.

CALCIO

Velodromo Umberto I di Torino, 8 maggio 1898: alle 9 del mattino si scontrano Internazionale Torino e Football and Cricket Torino. Alle 11, match tra Genoa e Ginnastica Torino. La finale fra le vincenti fu disputata alle 3 del pomeriggio tra Genoa e Internazionale. Fu il Genoa ad aggiudicarsi una targa, la Coppa Duca degli Abruzzi e iI primo campionato di calcio italiano, che era durato... un giorno (e due “giornate”)! La data, purtroppo, è però famosa per un altro motivo: a Milano il generale Bava Beccaris aprì il fuoco sulla folla che protestava per l’aumento del prezzo del pane, facendo più di 100 morti. Il calcio era approdato in Italia negli Anni ’80 dell’Ottocento. Comparve a Genova, Milano e Torino, città in espansione, con una grande circolazione di uomini e scambi con tutte le nazioni europee. Lo sport era fatto per divertimento, tant’è che i dirigenti del Genoa dovettero autotassarsi per mantenere la squadra.

Le maglie erano un bene prezioso: la Pro Vercelli, una delle squadre più for ti dell’epoca, scelse la camicia bianca perché ciascun ragazzo ne aveva una nell’armadio. Nel primo campionato le traverse erano formate da una semplice corda, mentre accanto alle porte i giocatori riponevano in ceste gli abiti borghesi con cui arrivavano al campo. Erano altri tempi, sembra davvero un altro sport. Almeno per certi versi. Per altri, invece, pare che purtroppo poco sia cambiato.

Già nel 1927 scoppiarono i primi scandali: il Torino, battendo la Juventus, avrebbe vinto il campionato. Il dottor Nani, dirigente granata, tramite un suo conoscente che studiava al Politecnico di Torino e alloggiava nella stessa pensione di Luigi Allemandi, terzino sinistro della Juventus, provò a corrompere il giocatore. L’accordo sembrò raggiunto: metà soldi subito, metà a risultato acquisito. Ma Allemandi fu tra i migliori in campo e la Juve vinse. La sera Nani discusse accanitamente con lo juventino che voleva il resto pat tuito. Nella pensione alloggiava però anche un giornalista, che sentì tutto e riportò la cronaca del litigio sul giornale. Risultato? Quello del 1927 fu il primo scudetto non assegnato.

PALLAVOLO

Avete giocato spesso a mintonette e non lo sapete. È lo sport, derivato dal badminton (cioè volano) inventato nel 1895 da William Morgan, prof. di educazione fisica nel college di Holyoke (Usa). Al suo superiore, però, il nome non piacque e lo cambiò in... volleyball (cioè pallavolo). Più che in Usa, il gioco ebbe però successo prima in America Latina e poi in Asia. L’altezza della rete (per gli uomini) negli anni passò da 198 a 200, 213, 228, 227 fino agli attuali 243 cm.

Le squadre sono di 6 giocatori solo dal 1953. All’inizio non c’era un numero preciso (bastava che fossero uguali in ambedue le squadre), poi si giocò con team da 16 e da 12. E fino al 1922 si poteva toccare la palla quante volte si voleva prima di mandarla nell’altro campo.

PALLACANESTRO

Sempre negli Usa, a Springfield, pochi anni prima (1891) James Naismith, altro prof di educazione fisica, cercava un gioco adatto a mantenere allenati i giocatori di baseball e football americano durante l’inverno, che fosse più divertente della ginnastica. Naismith, nato in Canada, si ricordò di un gioco della sua infanzia, Duck-on-a-rock (anatra su una roccia), in cui la regola principale era il tiro a parabola di un sasso.

In due settimane presentò al college il regolamento del basket ball, nome che derivava dai cesti (basket) di vimini per le pesche che erano appesi a entrambe le estremità della palestra. Ogni volta che si segnava un punto la palla doveva essere recuperata dal cesto con una scala! In Italia le regole furono tradotte già nel 1907 da Ida Nomi Venerosi Pesciolini, una maestra della commissione tecnica femminile della Federginnastica. Lo sport fu presentato a Venezia con il nome di palla al cerchio e per anni fu considerato uno sport “da signorine”.

TENNIS

Il jeu de paume, (“gioco di palmo”, perché si giocava col palmo della mano), è l’antenato del tennis. In Francia, era oggetto di accanite scommesse e divenne così popolare che Carlo V (1338-1380) cercò di limitarne la diffusione durante la Guerra dei cent’anni, perché i soldati preferivano giocare invece di combattere (come dar loro torto?).

Altri re francesi, invece, ne erano appassionati. Fin troppo: Luigi X morì per lo sforzo dopo aver
giocato! Il tennis vero e proprio nasce però verso la fine del XIX secolo, quando il maggiore inglese Wingfield scrisse due libri sulle regole del gioco, brevettò le reti e definì l’equipaggiamento: 2 racchette, 8 palle, 2 paletti. Il nome deriva dal francese tenez (prendete), avvertimento obbligatorio con cui si accompagnava il lancio iniziale.

RUGBY

I college inglesi giocavano a uno sport con la palla, ciascuno applicando varianti diverse delle regole del football, fino a quando Cambridge, nel 1863, decise di mettere al bando il placcaggio e la possibilità di correre con la palla in mano; il college di Rugby insorse e si ritirò per protesta (era stato infatti uno studente di Rugby, nel 1823, a inventare... il rugby, prendendo la palla con le mani durante una partita e portandola di corsa oltre la linea di fondocampo). La palla ovale arriverà nel 1871.

SCI. Spostarsi sulla neve su pezzi di legno fu un’esigenza dell’uomo fin dalla preistoria. Quando lo sci divenne sport di massa, dopo il 1960, l’attrezzo iniziò a perfezionarsi e a diversificarsi: gli sci di fondo sono sottili (meno di 5 cm) e senza lamine, quelli da discesa più larghi, quelli freeride, per il fuoripista, larghi e leggeri per galleggiare sulla neve fresca, quelli da freestyle molto elastici e con punte rotonde a entrambe le esteremità, per andare sia in avanti sia all’indietro. È un esempio di come le innovazioni tecnologiche hanno “creato” gli sport.

SALTO IN ALTO

Nell’atletica c’è un altro esempio. Prima del 1960 gli atleti saltavano con una sforbiciata, poi con lo stile ventrale, ossia guardando verso il basso, perché si atterrava su buche colme di sabbia, come nel salto in lungo.

L’introduzione dei materassi di gomma permise a Dick Fosbury, atleta statunitense, di inventare lo scavalcamento dorsale, in cui passano l’asticella prima il capo e le spalle, poi le gambe e infine i piedi: non c’era più il rischio di farsi male e il record passò da 1,97 m (sforbiciata) a 2,35 (ventrale) fino ai 2,45 attuali!