Consegnati alla storia con i lori volti scolpiti nel marmo e le loro gesta raccontate nei libri di Storia, gli imperatori romani erano sì i sovrani più potenti della loro epoca, ma ciò non vuol dire che non fossero uomini, con le loro passioni e le loro debolezze. Scopriamo dunque qualcosa di più su alcuni degli imperatori romani più celebri e le loro gesta, non sempre onorevoli...
Benché spesso s'indichi Giulio Cesare come primo imperator dei Romani, fu il suo erede Ottaviano Augusto a diventare nel 27 a.C il primo imperatore di Roma, riuscendo ad accentrare su di sé tutti i principali poteri dello Stato, senza però mai farsi chiamare "re" o "sovrano" ma princeps, ossia primo tra pari. In questo modo riuscì a tenere a bada il Senato, sempre timoroso che troppo potere finisse nelle mani di una sola persona, il quale finì per riconoscere l'autorità di questa nuova figura che con il tempo si consolidò e divenne l'autorità più importante dell'Occidente per secoli e secoli.
Tuttavia, benché per molto tempo il ruolo dell'imperatore non venne più messo in discussione, non mancarono mai complotti e tradimenti per manipolare o, più spesso, eliminare imperatori indesiderati o reputati pericolosi per il futuro di Roma.
Fare l'imperatore era un mestiere assai rischioso. Pensate che tra i 105 imperatori che si sono susseguiti alla guida della Roma imperiale dal 27 a.C. fino al 476 d.C (caduta dell'Impero Romano d'Occidente), circa il 70% degli imperatori romani ha fatto una brutta fine. Tra suicidi, uccisioni a tradimento e morti in battaglia, uno dei destini peggiori toccò a Massimino il Trace, primo imperatore barbaro ad ottenere il potere grazie alle proprie legioni (nonché uno dei sovrani più alti della storia, con i suoi oltre due metri di stazza), che nel III secolo d.C. venne ucciso mentre cercava di tornare a Roma per placare il malcontento che serpeggiava in città. Dopo l'assassinio, la testa di Massimino venne tagliata ed infilzata sopra un palo per poter essere esposta allo sguardo del popolo.
Il quinto imperatore della storia di Roma fu il celebre Nerone, che governò dal dal 54 al 68 d.C. Spesso ricordato come colui che appiccò il grande incendio che distrusse gran parte di Roma nel 64 d.C (anche se ormai gli storici sono sicuri che non c'entrasse nulla), questo imperatore è ricordate per le sue stravaganze e la sua grande crudeltà. Oltre alla travagliata vita sentimentale (si sposò più volte, fece sicuramente uccidere almeno una delle sue mogli), Nerone era ossessionato dalla poesia e dallo sport, tanto da inventare delle Olimpiadi alternative - chiamate Neronia - cui lo stesso imperatore prendeva parte come atleta. Le gare in cui partecipava però non dovevano essere un bello spettacolo anche perché pare che gli avversari cercavano di far vincere apposta il sovrano in modo da non incorrere nella sua ira.
Come Nerone, anche Caligola viene ricordato come uno degli imperatori romani più crudeli e controversi della Storia. Abituato a lussi ed eccessi di ogni tipo, Caligola fece torturare e uccidere gran parte dei suoi oppositori (presunti tali), scontrandosi spesso con i senatori che cercavano in ogni modo di arginare il suo potere. Ed è proprio durante un duro confronto con il Senato che a Caligola venne attribuita la famosa pazzia di nominare come senatore il suo amatissimo cavallo Incitatus.
In realtà, anche se probabilmente l'imperatore era davvero pazzo, quel gesto viene spesso male interpretato. Prima di tutto Caligola non nominò mai senatore il suo cavallo, ma disse solo di volerlo fare e anche questa affermazione deve essere all'interno giusto contesto: l'imperatore infatti odiava il Senato e con questa frase voleva rimarcare il proprio disprezzo nei confronti di un'istituzione di cui anche il suo cavallo avrebbe potuto fare parte.
Il successore di Caligola fu l'imperatore Claudio, una figura controversa che ebbe molti detrattori tra i propri contemporanei (il filosofo Seneca se ne fece beffa in un celebre componimento satirico) ma che nonostante una forte balbuzie e una salute cagionevole si dimostrò piuttosto abile in campo politico e militare. Molti dei problemi di Claudio però derivarono dalla sua complicata vita sentimentale: ebbe quattro mogli e due in particolare, Agrippina - madre di Nerone - e la molto discussa Messalina, erano decisamente due "peperini". Infatti i comportamenti equivoci e manipolatori di queste due donne portarono Claudio a cadere in disgrazia presso il suo popolo e se Messalina venne fatta uccidere dallo stesso Claudio a causa dei ripetuti tradimenti, probabilmente Agrippina fece lo stesso con il marito. Claudio infatti finì i suoi giorni a causa di un piatto di funghi velenosi che forse (gli storici dibattono ancora sul punto) gli fu servito proprio da Agrippina.
Ok, abbiamo capito che gli imperatori romani non sempre erano tipi raccomandabili, ma non dobbiamo ricordare che l'Impero Romano venne guidato anche da grandi personalità.
Tra tutti probabilmente l'imperatore migliore fu Marco Ulpio Traiano (53 d.C-177 d.C), generale e governatore di province che dopo essere eletto imperatore portò Roma a raggiungere il suo massimo splendore in poco meno di vent'anni. Traiano infatti, oltre ad essere un grande conquistatore, si dimostrò un ottimo statista, sempre attento al rispetto dei valori della tradizione romana e dotato di un grande senso della giustizia. Proprio in merito a questo aspetto a Roma circolava una storia secondo la quale l'imperatore, in procinto di partire per una campagna militare, venne fermato da una vedova che chiedeva giustizia per l'omicidio del figlio. Traiano allora disse che se ne sarebbe occupato sicuramente al suo ritorno, ma al quel punto la donna gli ricordò che sarebbe potuto morire in battaglia, disattendendo così alla sua promessa. L'imperatore non solo non si arrabbiò per parole simili, ma si mise subito in cerca dell'assassino e lo punì personalmente prima di partire. Un po' brutale ai nostri occhi, ma per l'epoca era un vero esempio di giustizia!
Dal 284 al 305 d.C, quando l'Impero romano era ormai troppo vasto e troppo frammentato per poter essere governato saldamente da una sola persona, l'imperatore Diocleziano si trovò di fronte ad un grosso problema di governabilità e si trovò costretto a prednere una decisione storica, dando inizio ad una forma di governo chiamata Tetrarchia (dal greco tettares, "quattro", e árchein, "governare"), dove il territorio sotto il controllo di Roma venne diviso in quattro e affidato a quattro governanti, i tetrarchi.
Tali tetrarchi furono ovviamente Diocleziano, che mantenne il potere sulla parte orientale, Massimiano Augusto, generale romano che fu il primo ad essere elevato al rango di "Augusto" da Diocleziano per poter governare l'Italia, la penisola iberica e il Nord Africa, Galerio, che abbe in affido da Diocleziano le province balcaniche, e Costanzo Cloro, nominato da Massimiano per controllare la Gallia e la Britannia.