Il museo archeologico nazionale di Matera ospita la collezione di reperti raccolti da Domenico Ridola, medico e senatore del Regno d’Italia, vero pioniere dell’archeologia in Basilicata. I reperti provengono da una serie di scavi sul territorio condotti dallo stesso Ridola a partire dal 1872. Vieni a scoprirli insieme a noi, seguendo un percorso di testi e immagini pensati per i bambini e che ti guidano alla scoperta della storia dell’uomo nel territorio materano, dal Paleolitico fino al medioevo .
Capanna di villaggio neolitico. Nel museo è stata ricostruita un’abitazione neolitica, con annessi il recinto per gli animali, un forno e un focolare. All’interno si vedono le pelli che gli uomini usavano per coprirsi e come giaciglio, oltre ad alcuni vasi per cuocere e consumare i cibi. Durante il Neolitico, nei villaggi sull’altopiano delle Murge, di fronte alla città di Matera, si viveva in capanne come quella del museo!
Spilla di bronzo. È un oggetto di rara bellezza: una spilla piatta con foggia d’animale, che serviva per fermare e abbellire le vesti. Guardala bene nella fotogallery qui sotto: con questa forma di cavalluccio con pennacchio è proprio preziosa: non sfigurerebbe affatto nella vetrina di una moderna gioielleria!
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Urna cineraria. L'urna cineraria presente al museo (la puoi vedere nella fotogallery, assieme a tutti gli altri pezzi unici qui descritti) risale all’Età del Bronzo e proviene da Timmari, una località vicino a Matera dove è stata scoperta un’importante necropoli. Conteneva le ceneri di un defunto, con qualche prezioso oggetto che gli era caro. A Timmari, infatti, si praticava l’incinerazione : i morti, cioè, non venivano seppelliti ma bruciati. Oggi questa tecnica si chiama cremazione.
Sepoltura. Sempre del periodo Neolitico, puoi vedere uno scheletro che apparteneva a un ragazzo, morto quando aveva appena 20-22 anni. Le sue spoglie sono state deposte presso una capanna nel villaggio di Serra D’Alto in posizione rannicchiata, simile a quella che si assume nel grembo materno prima della nascita.
Elmo funerario. Ti piacerebbe indossarlo? Anche se ci riuscissi, non vedresti un bel nulla: i fori per gli occhi sono troppo vicini! E infatti non è mai stato usato, tantomeno in battaglia! Elmi come questo fanno parte dei corredi funerari: li ritroviamo nelle tombe perché accompagnavano il defunto dopo la sua morte , come simbolo di appartenenza alla classe dei guerrieri.
Collana di pietre. C erca la collana nella fotogallery: non ti sembra che abbia un disegno davvero moderno ? E pensare che risale al IV-III secolo avanti Cristo! È fatta con pietre e pasta vitrea e si tratta un dono offerto per devozione a una dea , a cui era dedicato un santuario nel villaggio di Timmari, vicino a Matera.
Macina e macinello. Qui sopra puoi vedere una macina e un macinello in calcare, utilizzati per ridurre in farina i cereali , ma anche per triturare e pestare l’argilla. Nel Neolitico , gli uomini avevano scoperto l’agricoltura imparando a coltivare cereali e leguminose, piante erbacee i cui frutti o i semi possono essere conservati, cotti e consumati anche successivamente. Seguivano insomma … la dieta mediterranea!
Strumenti di lavoro. Sono tra i reperti più antichi del museo: pietre scheggiate del Paleolitico , probabilmente asce a mano. I primi uomini vissuti in questo territorio le utilizzavano nella vita quotidiana per scavare, tagliare rami, dividere le carni degli animali che cacciavano e molto altro. Riesci a trovarle nella fotogallery?
Guarda questa tazza del Neolitico: assomiglia moltissimo a quelle che usiamo oggi per fare colazione ! È dipinta con un motivo geometrico particolare, detto “stile Serra d’Alto”. Il nome viene dall’omonima località vicino a Matera, ma è un tipo di decorazione diffuso in tutta l’Italia Meridionale.
Rhython. Cercalo nella fotogallery: è davvero curioso, vero? Il Rhython è un boccale utilizzato per bere il vino o versare altri liquid i. Spesso i recipienti di questo tipo erano modellati a forma di testa umana o di animale. In questo è rappresentata Scilla, un mostro marino appostato nelle profondità dello Stretto di Messina: Omero la descrive come un essere spaventoso, con dodici zampe informi e orribili fauci!
Cratere a figure rosse. Si tratta di un cratere a campana, un vaso che veniva utilizzato per mescolare vino e acqua . La decorazione, con una danzatrice che suona il tamburello, è di scuola greca, ma il vaso è stato realizzato nelle officine di artisti locali, che a vevano imparato a modellare vasi come quest o, con figure in rosso su fondo nero, dai coloni greci , arrivati in Italia Meridionale per fondare nuove città.
Vaso a testa d’Atteone. La forma di questo strano vaso richiama quella di una celebre figura mitologica. Si tratta di Atteone, uno sfortunato cacciatore che per caso sorprese la dea Artemide mentre si bagnava nelle acque di una fonte. Per aver osato guardarla svestita, il povero Atteone fu tramutato dalla dea in un cervo e finì sbranato dai suoi stessi cani, che non l’avevano riconosciuto.
Marchio per il pane. Questa statuina di legno è un marchio per il pane. Fino alla metà degli anni ‘60 del secolo scorso, infatti, i l pane si faceva in casa e poi si andava a cuocerlo in un forno a legna comune per tutti : prima, però lo si “timbrava”, così ogni famiglia poteva riconoscere il suo dopo la cottura. Marchi come questo erano opera dei pastori delle Murge, bravi nell’intagliare nel legno anche figure complicate .
Ciotola neolitica. Sembra quella che usiamo oggi per i cani: la base molto larga impedisce che si rovesci. È stata modellata lavorando argilla depurata e acqua. La decorazione è graffita , cioè graffiata con un oggetto appuntito sull’argilla cotta, così da ottenere raffinati motivi ornamentali.