Quando venne scoperto nel 1902 dall'archeologo francese Jacques de Morgan, il codice di leggi stilate sotto il Re babilonese Hammurabi intorno al 1750 a.C stupì gli studiosi per la completezza e l'organicità dell'opera.
Inciso in caratteri cuneiformi lungo una stele alta più di due metri, il Codice di Hammurabi è infatti il primo corpus (ovvero una collezione ordinata di testi) legale del mondo antico, in cui venivano elencate con metodo e chiarezza tutte le norme per vivere nella società, le leggi da applicare, e le punizioni da somministrare in caso di trasgressione.
L'importanza straordinaria del reperto risiede in due fattori principali:
Grazie alle spiegazioni dettagliate di leggi e norme, ci ha permesso di meglio comprendere usi e costumi dell'epoca. Per la prima volta era apparso nella storia un modo di fare legislatura pubblico e facilmente consultabile da chiunque, dando importanza al principio, fino ad allora sconosciuto, di "conoscibilità della legge".
I sudditi di Hammurabi erano dunque perfettamente a conoscenza di cosa si poteva e cosa non si poteva fare, così da potersi regolare nel proprio comportamento quotidiano.
Il corposo insieme di leggi e punizioni emanato dal Re Hammurabi si basava sul principio legislativo del "taglione" , dove allo scopo di evitare vendette private , anch'esse fuori legge, la pena era proporzionata al danno arrecato e puniva il trasgressore con un danno simile.
Se, per esempio, un libero cavava un occhio ad un altro libero, al colpevole sarebbe stato cavato un occhio, mentre se un libero avesse accecato uno schiavo, il libero avrebbe pagato al suo padrone una somma di denaro come risarcimento .
FONTE: " Start. Sussidiario delle discipline ", Gruppo Editoriale Raffaello, Monte San Vito (An), 2013.
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