Se vi chiedessi di pensare a una bevanda buona, anzi buonissima, voi mi rispondereste certamente “Coca-Cola”, oppure l'aranciata, qualcuno magari la cedrata o la spuma bionda, pochi (fra cui io, ebbene sì) risponderebbero il chinotto. Magari altri di voi, che non amano le bevande gassate, mi risponderebbero i succhi di frutta: alla pera, all'albicocca, alla pesca, alla mela, alla banane, Ace e chi più ne ha più ne metta. Se io lo chiedessi magari ai vostri genitori, sono sicuro che molti mi risponderebbero il vino o la birra. Vino e birra che sono tra le bevande più antiche del mondo.
Ma ce ne fu una che non solo è ancora più antica, anzi la più antica del mondo, ma che oltre a piacere da morire agli uomini e alle donne, era la preferita degli dèi. Gli dèi bevevano e mangiavano come noi. Molti credono che lo facessero nei racconti antichi, nelle fiabe e nelle saghe, nelle narrazioni mitologiche e cose di fantasia. Ma c'è chi giura, come d'altronde accade anche oggi, che gli dèi esistevano e bevevano e mangiavano cose deliziose. Ecco: per gli dèi di molte parti del mondo, la bevanda più buona e ambita era una e una sola: si chiamava idromele.
Lo si capisce subito dal significato della parola. Idromele, infatti, deriva dal greco ?δωρ, che significa acqua, e μ?λι, che significa miele. Acqua e miele, quindi. Sì, perché l'idromele è una bevanda alcolica che scaturiva (e scaturisce tutt'oggi), dalla fermentazione del miele. E', come dicevamo, la bevanda più antica del mondo. Ed era conosciuta come “la bevanda degli dèi”, o meglio: il nettare degli dèi. Era così semplice da preparare e buona da bere, che l'uomo imparò presto a produrla. Ed è una bevanda che ovunque ci siano le api, può essere prodotta. Un motivo in più, ragazzi, per proteggere le api che sono così importanti per tutti noi.
E' il dio greco Dioniso che, intervistato da me pochi giorni fa, ci racconta un po' la storia di questa bevanda. Lascio la parola a lui.
Salve, ragazzi. Io sono Dioniso, il dio più importante dei Greci. Paolo Federighi mi ha chiesto di raccontare la storia della mia bevanda preferita, l'idromele, a tutti voi lettori di Focus Junior. Lo faccio volentieri. Il mio popolo, ossia i Greci appunto, produce e beve l'idromele da tempi molto antichi. E io, che ci sono sempre stato da che mondo è mondo, mi ricordo di tutto. Seppi che la mia bevanda preferita era amatissima anche dai Celti, in Egitto, nei paesi scandinavi e tra i popoli slavi. In tutti i racconti antichi di mitologia, noi dèi e gli eroi ne facciamo incetta. Potessi descrivervi il gusto meraviglioso dell'idromele, sono sicuro che ne vorreste un po' da bere. Ma non posso e quindi fidatevi. Il mio amico Odino, dio degli scandinavi, la amava più di ogni cosa. E bevevano moltissimo idromele anche i vichinghi. Pensate che dall'idromele deriva una delle locuzioni che più si conoscono al mondo: la luna di miele.
Alcuni di voi si saranno chiesti perché si dice che gli sposi vanno in “luna di miele”. Perché agli sposi, sia noi Greci che altri popoli antichi, regalavamo per il matrimonio tantissimo idromele. La luna di miele era tutto il tempo in cui la coppia di sposi novelli si sarebbe goduta l'energetica e deliziosa bevanda. L'idromele è fatto con miele, acqua e lievito. Ma vi dirò: è buonissimo anche con l'aggiunta di malto, frutta e spezie.
Mi ricordo, ragazzi, che prima che gli uomini, attraverso il consenso di noi dèi, iniziassero a produrre il vino e la birra, l'idromele è stata la bevanda più bevuta al mondo e la bevanda sacra per eccellenza, simbolo della linfa vitale. Tra i popoli celtici lo producevano quegli strani individui che si chiamavano druidi, sorta di indovini, maghi e persone che si credevano quasi dèi. Saranno anche stati bravi a indovinare e fare le pozioni magiche, ma dèi, ve lo assicuro io, non erano per niente. Tornando all'idromele, i celti lo bevevano nelle cerimonie sacre quasi mille anni prima di Cristo. E sacche di pelle di toro piene di idromele sono state ritrovate in molte tombe di principi, re ed eroi. Era una bevanda sacra anche tra gli uomini greci, e la mitologia lo ha associato giustamente a me, Dioniso, che sono sì il dio del vino, ma prima di esserlo del vino lo ero del nettare e dell'ambrosia. La fermentazione dell'idromele da noi in Grecia e negli altri popoli antichi avveniva, come ho accennato prima, all'interno di sacche di pelle di toro. Ho visto poi che era una bevanda fondamentale anche per i Romani, che la ritenevano una pozione divina (ma che ne sapevano quei Romani di pozioni divine?! Mah...).
Qualcuno dice che l'origine dell'idromele non sia europea, perché alcuni ritrovamenti hanno fanno supporre che sia nato in Cina, all'incirca 7.000 anni prima di Cristo. Purtroppo, fra i mortali, con l'avvento del vino il consumo di idromele si è quasi azzerato. Fra noi dèi, invece, assolutamente no. Ma so che anche adesso, soprattutto nel nord e nell'est dell'Europa e in Africa, gli uomini continuano a produrlo e a berlo. A loro, da parte mia, va un sincero “bravi!”. Questo è quanto posso dirvi sulla storia del nettare degli dèi, la bevande preferita di tutti, me compreso, per secoli e secoli. Arrivederci a tutti, ragazzi, e sogni di acqua e di miele... ?