Il 9 ottobre 1963, nel nostro Paese, alle ore 22:39 accadde uno dei peggiori disastri che l'uomo potesse mai causare: in Friuli Venezia Giulia un'intera montagna crollò. Si staccò dal resto del terreno, e cadde nel lago artificiale creato dal fiume Vajont e dallo sbarramento della diga appena costruita per far funzionare una centrale elettrica. Il disastro spazzò via interi paesi.
COSA ACCADDE?
Una massa di roccia, terra e alberi staccatasi dal Monte Toc precipitò nel bacino pieno d'acqua e sollevò un'ondata enorme, alta più di 100 metri, che corse a valle travolgendo tutto ciò che incontrò sul suo percorso. Compresi i paesini che si trovavano vicino alla diga e nella valle del fiume Piave, in Veneto. In pochi attimi morirono 1.910 persone, travolte dal fango, dai massi e dall'acqua che cancellarono, letteralmente, il paese di Longarone e le sue frazioni.
Ironia della sorte, la diga rimase in piedi.
LE CAUSE DEL DISASTRO e LE COLPE DELL'UOMO
Questo disastro non fu un evento naturale: fu causato dall'avidità dell'uomo, che volle costruire la diga ad arco più alta del mondo, ben 262 metri, in un luogo morfologicamente inadatto.
La diga infatti venne costruita dalla Società Adriatica di Elettricità (SADE) per produrre energia idroelettrica e guadagnare montagne di denaro. I rilevamenti idrologici della zona però non avevano reputato idonea la zona interessata per l'installazione di una simile infrastruttura, tuttavia progettisti e dirigenti dell'azienda - con la complicità delle istituzioni, decisamente interessate a "pompare" lo sviluppo industriale italiano, già lanciata nel cosiddetto boom economico - occultarono tutto, andando avanti con il progetto.
La zona dove venne eretta la diga era infatti esposta al forte rischio di frane (come infatti avvenne) e fenomeni sismici. Già nel 1959 una frana aveva danneggiato gravemente un'altra diga nelle vicinanze (tra l'altra sempre costruita da Carlo Semenza, ingegnere incaricato per i lavori del Vajont), ma gli appelli e le paure della popolazione locale rimasero inascoltati. Per anni gli abitanti del territorio dissero di udire strani rumori provenienti dalle montagne, ma anche in questo caso vennero ignorati.
Dopo il disastro, le colpe non ricaddero subito sui veri responsabili, che anzi all'inizio furono elogiati per aver costruito una diga in grado di rimanere in piedi nonostante la sfortunata calamità. Per fortuna però la verità riuscì ad emergere i colpevoli vennero perseguiti dalla Legge (anche se con tempi molto lunghi).
Questo dramma ci dice che l'uomo non può pretendere di imbrigliare la natura perché la natura è più forte e, prima o poi, si riprende i propri spazi. Ci dice anche che noi esseri umani dobbiamo vivere in armonia sul pianeta che ci ospita, e che dobbiamo preservarlo e conservarlo in salute per le generazioni che verranno dopo di noi.
Chiedete ai vostri nonni un ricordo: la memoria è il modo migliore per far sì che disastri simili non accadano mai più.
TRAGEDIA DEL VAJONT: LIBRI
Sul disastro della diga sono stati scritti numerosi racconti e libri-inchiesta che cercarono di approfondire gli aspetti più controversi della vicenda. Qui vi segnaliamo qualche consiglio di lettura per conoscere meglio storie, personaggi e fatti di quella catastrofe.
TRAGEDIA DEL VAJONT: IL FILM
La pellicola più importante che ha trattato l'argomento è senza dubbio Vajont - La diga del disonore, un film del 2001 diretto da Renzo Martinelli. Qui si raccontano gli inizi della costruzione della diga da parte della SADE, fino alla frana del Monte Toc che causò il disastro, mostrando come le avvisaglie di quello che sarebbe successo furono ostinatamente ignorate da chi pensava solo ad arricchirsi. Nel film compare anche Tina Merlin, che poi pubblicherà il libro inchiesta sopra citato.
Collaborazione ai testi di Niccolò De Rosa