E' un processo naturale: i resti di un essere vivente, animale (quindi anche umano) o vegetale, rimangono sepolti sotto la sabbia o il fango, e in questo modo si conservano per tanti anni. Con gli anni, i decenni e i secoli gli strati di sabbia, fango o terra diventano rocce.
L'acqua sotto le rocce bagna i resti del nostro animale o vegetale impregnandoli si sali minerali. Questi, col tempo sostituiscono le molecole dei nostri resti (non ancora fossili) impedendo all'aspetto originale del dinosauro o di altro essere vivente, di deteriorare o subire variazioni.
Ed ecco che dopo milioni di anni, quindi mooooolto lentamente, si è formato il nostro fossile.
Esempio:
E adesso che il fossile è riemerso?
I paleontologi, un po' come gli scultori, usano martelli, pennelli per tirare via la polvere, per "rompere" i pezzi di roccia rimasti. Poi coprono il fossile con "gusci" di gesso per portarli al museo e analizzarli.
I paloentologi studiano la tipologia della roccia, che sono fatte a strati: gli strati più giù sono i più vecchi e quelli in alto in più nuovi. I fossili negli strati più bassi sono quindi più antichi di quelli conservati negli strati alti.
Per dargli un'età precisa però i paleontologi misurano la radioattività delle rocce del sito archeologico.
Ossa, artigli, unghie, occhi, cacca (ebbene si: si chiama coprolite), corna, orme, penne, pelle.
CURIOSITÀ
Lo sapevi che l'ambra è una resina fossilizzata? Spesso dentro si ritrovano i resti di insetti conservati integramente.