LE RISERVE INDIANE E LE BATTAGLIE
Le riserve indiane erano zone destinate ad accogliere le tribù indiane , che l'avanzata dei bianchi scacciava, mano a mano, dai territori d'origine. Erano i territori che ai bianchi non interessavano, sia perché non possedevano ricchezze minerarie da sfruttare sia perché erano troppo aridi o freddi per consentire agli europei l'agricoltura o l'allevamento. Le popolazioni native, fiere e coraggiose , combatterono a lungo contro l'invasore bianco.
Tra le battaglie più importanti che hanno segnato la storia di questo popolo ne ricordiamo due:
- la battaglia di Sand Creek (nello stato del Colorado), del 1864, in cui l'esercito americano compì una strage sterminando un intero villaggio, donne e bambini compresi.
- la battaglia di Little Big Horn (nello stato del Montana), del 25 giugno 1876, in cui i nativi americani riportarono un’importantissima vittoria contro il Settimo reggimento di cavalleria dell'esercito americano, riuscendo anche a uccidere il loro comandante, il generale George Armstrong Custer.
Oggi i discendenti dei nativi americani rimasti sono appena qualche migliaio, stanziati in diverse zone degli Stati Uniti.
LA SOCIETÀ
La popolazione dei nativi americani era divisa in circa 250 tribù , distribuite in tutto il continente nordamericano, da sud a nord. Le più famose erano quelle degli Apaches, dei Sioux, dei Navajo, degli Cheyenne e dei Mohicani.
Ogni tribù aveva un capo , con il compito di stabilire le regole della vita della comunità. Tutti gli appartenenti alla tribù avevano un compito da svolgere.
Uomini, donne, anziani e bambini, ciascuno dava il suo contributo alla vita comune: le donne cucinavano e costruivano il tepee (la tipica tenda dove abitava tutto il nucleo famigliare), mentre gli uomini cacciavano e proteggevano la tribù in caso di guerre. Agli anziani invece spettava il compito di educare i più giovani e tramandare loro valori e tradizioni.
Al contrario dei bianchi, gli indiani non combattevano mai per il possesso delle terre perché, secondo la loro concezione, la terra era di tutti.
I VILLAGGI
L’abitazione tradizionale indiana è il tepee , ed è la classica tenda a forma di cono che tutti conosciamo. Era comoda, perché si poteva smontare e spostare quando si voleva.
Spesso, infatti, gli indiani svolgevano una vita nomade, sempre alla ricerca del territorio che dava più frutto. Oppure seguivano gli spostamenti delle mandrie di bisonti per dare loro la caccia, poterne mangiare le carni e ricavare vestiti e tepee dalle loro pelli.
LE TRADIZIONI E LA RELIGIONE
I grandi protagonisti della religione dei nativi americani erano gli “spiriti”. Dominavano ogni cosa, dagli uomini alle piante e il più importante era il Grande Spirito o Manitù.
I sacerdoti si chiamavano sciamani (Wichasha Wakan,"colui che conosce le cose sacre" in lingua Sioux) e avevano il potere di comunicare con gli spiriti e di guarire gli uomini dalle malattie.
Ogni tribù aveva il suo totem, un palo di legno sul quale erano rappresentate le insegne della tribù o del suo capo. Ogni totem aveva due ali, perché gli indiani pensavano di essere “angeli che hanno un corpo.
Inoltre, vi erano sempre incise le fattezze di alcuni animali, per esempio la farfalla, l’aquila o il bisonte. Ognuno di questi animali rappresentava una “qualità” che la tribù desiderava possedere. Il cavallo, per esempio, rappresentava la libertà, l’aquila il potere spirituale, il lupo la lealtà, il bisonte l’abbondanza.
Molti capi indiani sono famosi. Tra i più importanti ricordiamo:
Toro Seduto: il suo vero nome era “Bisonte Seduto” e fu il capo dei Sioux Hunkpapa che
vinsero la battaglia di Little Big Horn contro il generale Custer.
Cavallo Pazzo: capo dei Sioux Lakota, prese anche lui parte alla vittoriosa battaglia di Little Big Horn. Famoso il suo grido d'incitamento "Hoka Hey", che si può tradurre con "Andiamo uomini".
Geronimo: il soprannome gli fu dato dai nemici messicani (il vero nome era "Colui che sbadiglia") che storpiarono lo spagnolo "Girolamo". Fu il capo dell'ultima grande resistenza nativa ai coloni europei.