Li trovavi per strada, vicino alle chiese, alle feste di paese e nelle vie delle grandi città, nei mercati mentre la gente faceva compere e barattava la propria merce con altra mercanzia. I giornali, all'epoca, non c'erano. Come si sapevano le novità, secondo voi? Si sapevano grazie a loro, che tra un racconto e l'altro, una dimostrazione da abili giocolieri, una serie di acrobazie e qualche suonata con il flauto, due battute per far ridere i presenti, raccontavano le novità che avevano appreso proprio nelle strade.
Ci si poteva fidare? Erano da prendere “con le pinze” come succede anche oggi con i giornali, anzi di più, perché magari erano già passate di bocca in bocca prima di essere narrate. E si sa che, quando una cosa passa di bocca in bocca, ci arriva poi diversa, a volte anche molto, dalla realtà dei fatti. Ma senza di loro, tuttavia, le cose si sapevano difficilmente.
Sapete, nell'epoca greca o romana, ossia prima di Gesù Cristo, e anche dopo fino al 1500, non c'erano molte fonti per conoscere quello che accadeva intorno e vicino alle persone. Quindi, erano loro i primi ad informare, più o meno esattamente.
Sì, avete ragione. Non tergiverso oltre. Sto parlando dei giullari. E ciò che sono i giullari lo si capisce già proprio dall'origine della parola giullare. E' appassionante vedere da dove derivano le parole. E appassionante, molto, è sapere da dove deriva questa. Parola mia. Fidatevi.
Il giullare, Re del gioco
Nella lingua inglese attore si può dire “player”, che deriva – come di certo saprete, altrimenti il vostro insegnante d'inglese si arrabbia – dal verbo “to play”, che significa “giocare”. In francese, giocare si dice “jouer”. L'origine di “jouer” è la parola latina “jocus”, ossia “gioco”. Colui che gioca, in latino, è “joculator”. Partiamo ora da qui: jocus e joculator, ossia gioco e giocatore.
Ecco, da questi due termini deriva “jongler”, in lingua occitana, e di seguito le parole “giullare” in italiano, “juglar” in spagnolo, “jongleur” in francese.
Chi è quindi il giullare, secondo l'origine della sua parola latina? Il giullare è “colui che gioca”.
No. Il giullare era sì un giocoliere, un buffone, un burlone, un acrobata, ma era anche un suonatore, un cantante, un ballerino, un mimo, un narratore di leggende, storie di eroi e di santi, di fatti a lui contemporanei. Anche, quindi, una specie di cronista, di giornalista in un'epoca in cui non esistevano né i giornali, né le radio e le tv, né tanto meno Internet. Qualche giullare si specializzava in una o in alcune di queste cose, ma altri erano bravi in tutte. In quest'ultimo caso, erano un esempio di attori veramente completi. Giullare, in senso più ampio, era quindi colui che si guadagnava da vivere recitando davanti ad un pubblico per divertirlo e rallegrarlo.
Ma quando sono nati i giullari e come vivevano?
I più diretti antenati dei giullari medievali erano i mimi e gli scurrae latini. I giullari erano buffoni, attori, giocolieri, cantori, saltimbanchi, danzatori e suonatori, prestigiatori e domatori di animali, comici, drammaturghi e pagliacci.
Si esibivano nelle piazze, nei mercati, nelle feste e nelle fiere di paese e di città, nelle strade, vicino alle chiese, nelle taverne. La loro attività si svolse in Europa a partire all'incirca dall'anno 900 e per vari secoli, sebbene in realtà la loro eredità duri fino ad oggi con alcuni nostri artisti di strada. La loro terra di origine fu la Francia.
Inizialmente i giullari vivevano quasi tutti da vagabondi che dormivano perlopiù all'aperto o in locande pagando con ciò che avevano guadagnato nella giornata. Si destreggiavano quasi sempre tra situazioni difficili, di estrema povertà e necessità, e non erano pochi quelli che nelle taverne si facevano pagare in vino, errando poi di notte, ubriachi, per le strade. Per questo loro modo di vivere la Chiesa li riteneva diabolici.
Verso il 1200 i giullari divennero, da mimi e buffoni che erano, anche dei poeti e degli scrittori, cantori in rima delle loro composizioni originali. Erano profondi conoscitori delle leggende e della storia del proprio popolo, alcuni conoscevano varie lingue e narravano le vicende a loro contemporanee, raccontando a volte anche di sé stessi e delle loro difficili vite. Non mancavano, tuttavia, i giullari pressoché analfabeti, che non sapevano né leggere né scrivere e che, per questo, si specializzavano nelle recitazioni di cose volgari, con atteggiamenti rozzi; alcuni altri sapevano solo strimpellare qualche strumento e danzare in modo goffo. D'altronde, in qualsiasi mestiere esistono quelli più bravi e quelli meno bravi, quelli più capaci in questo o quell'aspetto. Così era anche per i giullari.
Essi diffusero con la loro arte le “Canzoni di gesta”, poemi in cui si raccontavano le imprese di re ed eroi, accompagnarono i soldati allietandone le missioni, collaborarono con i monaci alla stesura di composizioni sui santi.
Di solito i giullari non firmavano mai le proprie composizioni poetiche, tranne alcuni. Le prime tracce conosciute delle lingue europee che sono giunte dopo il latino sono frasi o composizioni di giullari. Anche in Italia. Alcuni dei brani più antichi della nostra lingua, infatti, furono scritti da giullari, come è il caso del siciliano Cielo (Ciullo) d'Alcamo, del senese Ruggieri Apuliese e altri. In Francia, verso il 1200, ebbe grande fama il giullare Rutebeuf (che significa “bue rude”), un uomo deforme che viveva per strada e raccontava nei suoi canti soprattutto la propria drammatica esistenza. Un caso emblematico di come non sempre i giullari pensassero a rallegrare il pubblico, quanto piuttosto ad esprimere i loro sentimenti e le loro emozioni.
Con abiti sgargianti e raffigurati ovunque. E c'erano anche le giullaresse
I giullari sono raffigurati in innumerevoli pitture dell'epoca, in arazzi, bassorilievi, altorilievi, mosaici, affreschi, medaglioni, portici di chiese. Sempre in cerca di una vita migliore, vagano da un posto all'altro. Spesso si dettero essi stessi dei nomi divertenti. Ad esempio, in Italia, c'erano il giullare Malanotte e il giullare Maldicorpo, tanto per fare due esempi.
Avevano l'abitudine di vestirsi con abiti di colori sgargianti ed appariscenti. Esistevano anche i giullari donna, chiamati “giullaresse”, che spesso si esibivano in pubblico accanto ai giullari. Nelle corti dei nobili e dei signori c'erano anche le giullaresse, tanto che nelle pitture, negli affreschi e nei bassorilievi sono raffigurate in gran numero. Nella ricchissima corte del re Alfonso il Saggio, ad esempio, le giullaresse erano più dei giullari. E facevano più o meno le stesse cose: danzavano, cantavano, narravano, recitavano. L'elemento scurrile e volgare, nelle giullaresse, era meno frequente che nei giullari.
Che differenza c'è fra giullari, cantastorie e menestrelli?
I cantastorie si diffusero soprattutto a Roma e in Sicilia, per quanto riguarda l'Italia, a partire dal secolo XVII. Mentre il giullare sapeva fare molte cose ed era assai versatile, i cantastorie giravano per le piazze dei paesi e delle città, di solito con le loro chitarre come strumento preferito, a cantare le storie e le leggende o i fatti contemporanei, senza ballare né fare altri numeri. In realtà, i cantastorie sono i genitori dei cantautori della nostra epoca.
La parola menestrello deriva dal provenzale “menestrals”, che significa “servo di casa”. La differenza fra un menestrello e un giullare è proprio questa: i menestrelli intrattenevano i signori, o stabilmente o fornendo le proprie prestazioni di corte in corte. Il menestrello era principalmente un musicista e un cantore, a volte componeva egli stesso le storie che cantava, all'occorrenza era anche il buffone di corte. Il giullare non solo sapeva fare più cose, ma vagava per le strade e non al servizio dei signori, almeno inizialmente. In seguito, infatti, molti giullari diventarono in effetti menestrelli e buffoni di corte, perdendo le proprie radici pur di poter vivere in modo più dignitoso.
FONTI:
Arnold Hauser, Historia social de la literatura y del arte. Volumen 1, Editorial Debate (in spagnolo)
Cesare Molinari, Storia del teatro, Laterza
Cesare Molinari, L'attore e la recitazione, Laterza
Giampaolo Mele, I giullari: musica e mestieri nel Medioevo (secoli XI-XIV). Cenni storici, Universidad de Zaragoza
Testi vari, soprattutto di Ramon Menendez Pidal, Jacques Le Goff e Georges Duby