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Chi erano i Celti? Storia e leggende di un popolo antico

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Chi erano i Celti? Storia e leggende di un popolo antico
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Dalle origini alla lingua, dalle credenze religiose all'abilità nel trattare il metallo, ecco tutto quello da sapere sui Celti, un popolo che diede del filo da torcere persino alla potenza di Roma

Conoscete le avventure di Asterix ed Obelix? Molto bene, perché oggi parliamo proprio dei Galli, che poi era il nome con il quale i Romani chiamavano alcune popolazione dei Celti. Armatevi di cartina geografica perché le tribù celtiche si sono spostate in lungo e in largo ed hanno lasciato il segno per molti dei popoli venuti dopo.

Anche qui da noi, sapete? Già i nostri antichi Romani – tra cui Tacito, Tito Livio e Giulio Cesare in persona - hanno lasciato scritti con molte descrizioni, seppur non sempre giuste e veritiere. Gli archeologi hanno contribuito a riportare alla luce e studiare numerosi reperti in tutta Europa, eppure questo popolo rimane tutt’oggi avvolto dal mistero.

Dove vivevano i celti?

Dagli storici di lingua greca i Celti sono menzionati come Keltòi o Kéltai, da cui deriva il latino Celtae. La radice indoeuropea potrebbe essere kelh, che significa “colpire” ma anche “essere elevato”. Gli stessi greci, dal III secolo a.C., danno un nuovo nome a questa etnia, ovvero Galátai, corrispondente al latino Galli. Una regione dell’Asia Minore, la Galazia appunto, sembra aver dato la provenienza a questo popolo, almeno per alcuni storici. Tutti gli studiosi sono d’accordo sul fatto che i Celti si stabilirono nell’Europa del Nord fino a raggiungere la Gran Bretagna e la Francia ad Ovest e il fiume Danubio ad Est (il cui nome, come altri, sembra avere una radice celtica: danu che significa “fluire”).

Ma torniamo a noi, quando i Celti scesero in Italia tra il V e il III secolo a.C., colonizzando le zone centrosettentrionali, fondando città - come l’attuale Milano – e lasciando il nome a regioni come il Veneto, proprio perché la tribù dei Veneti si stabilì in quell’area. Altri intrepidi guerrieri celtici, definiti “barbari” dai Romani, nel 387 a.C. scesero a Roma e la saccheggiarono; ci volle un ricco riscatto in oro per fargliela lasciare.

Nel De Bello Gallico, l’imperatore Giulio Cesare, durante le sue spedizioni alla conquista dei territori occupati dai Galli, dà una descrizione piuttosto rude della loro cultura, seppur con un certo timore reverenziale. Gli studiosi hanno scoperto che molte invenzioni attribuite ai Romani sono invece originarie dei Celti, così come il Cristianesimo ha attinto dalle religioni pagane molti rituali, simbologie e festività.

Come vivevano i celti?

La società era ben costruita ed articolata, divisa in clan che non si unirono mai sotto un unico impero, sebbene sempre in contatto tra loro. Le tribù celtiche costruivano in zone collinari i loro villaggi, gli Oppida (Oppidum al singolare), circondati da palizzate e fossati come difesa, dal momento che erano assai bellicosi, sempre pronti a combattere. Le abitazioni in legno erano calde e confortevoli e le strade lastricate. L’ideazione di una rete stradale percorribile coi carri è infatti dei Celti, da cui i Romani hanno preso esempio. In un sito archeologico, nella tomba di una principessa, è stato scoperto un carro fornito di una specie di servosterzo, un meccanismo che permette anche alle nostre automobili moderne, di guidare più agevolmente.
Ogni comunità eleggeva il proprio re tra i nobili guerrieri più valorosi e periodicamente tutti i capo-villaggio si riunivano per prendere decisioni importanti e per fissare gli interessi economici.

Ebbene sì, cari focusini, i Celti avevano già pensato a determinare il valore monetario e gli scambi, esattamente come le attuali quotazioni in Borsa!

Celti

Come facevano a comunicare?

I Celti, sebbene divisi in numerosi clan distanti tra loro, avevano tutti una sola lingua in comune, mai frammentata in dialetti regionali. Inoltre, pur conoscendo bene la forma di scrittura, all’epoca non hanno lasciato la loro cultura fissandola su carta. Le loro importanti conoscenze erano tramandate per via orale, era vietata la divulgazione se non ai saggi sacerdoti ed ai loro discepoli. Come dimostrano i censimenti pubblici (rilevazioni per accertare fatti, numeri e condizioni della popolazione) ritrovati, insieme a numerosi strumenti per scrivere, i Celti conoscevano bene l’alfabeto greco.

Molte delle credenze religiose, le forme artistiche e quelle artigianali hanno influito positivamente sui popoli con cui sono stati a contatto e con cui si sono poi fusi, come per esempio la civiltà degli Etruschi. I Celti avevano contatti con le coste del Mediterraneo, tant’è che consumavano olive e vino, senza mischiarlo con acqua come facevano le altre popolazioni. Si applicavano nell’agricoltura e nella silvicoltura, ovvero la scienza che ha come obiettivo l’impianto, la conservazione e l’utilizzo dei boschi.

Alberi sacri e religione

Gli alberi, e in generale le foreste, erano per i Celti parte fondamentale della religione. I boschi, così come i luoghi vicino all’acqua, erano siti spirituali. Molte erano le piante sacre, alle quali venivano attribuiti significati e virtù in base alle qualità stesse della flora; si collocavano in determinati periodi dell’anno così da formare una sorta di zodiaco arboreo, un calendario di forti simboli naturali.

Gli alberi e le piante più importanti per i Celti erano senza dubbio la quercia (potere, energia, saggezza), l’agrifoglio (simbolo di sopravvivenza e di buon auspicio), la betulla (purificazione, conoscenza), il sorbo e il frassino (rinascita, protezione contro le negatività), il salice (legato alla dea Luna e all’acqua), il biancospino (purezza ed intuizione), il nocciolo (saggezza, meditazione), il sambuco (vita, rigenerazione, morte) e molti altri ancora; come dimenticarsi del vischio che raccoglie il druido Paronamix?

Avrete certamente notato che alcuni di questi legni considerati magici dai Celti, costituiscono anche il materiale per le bacchette dei maghi nella saga di Harry Potter. La grande scrittrice J. K. Rowling non ha lasciato niente al caso.

Sacerdoti e conoscenze

Come già detto, la cultura era tramandata oralmente dai sacerdoti: i druidi. L’immagine di una persona anziana, dalla lunga barba bianca è corretta, ma non del tutto. E sapete perché? Intanto perché le donne libere non erano affatto escluse dalla vita sociale, dal diventare capi, guerriere o sacerdotesse (sicuramente senza barba!).
E poi per diventare dei saggi e studiare tutto ciò che i Druidi sapevano, ci volevano almeno 20 anni! Le discipline di studio andavano dalla matematica all’astronomia, dalla medicina alla divinazione, dalla teologia alle scienze naturali.

Celti

La casta dei druidi era indubbiamente la più alta, sopra ai guerrieri, agli artigiani, ai bardi, i cantautori e poeti dell’epoca, i quali, accompagnandosi al suono dell’arpa, raccontavano a memoria le gesta eroiche, le tradizioni e le leggende. Erano una figura molto importante, un ponte tra l’umano e il divino, per ciò molto vicini ai sacerdoti.

I druidi, oltre al ruolo spirituale, erano anche giudici, mediatori e consiglieri politici per la guerra e per la pace. Ciò non toglie che, al tempo, fosse comune praticare sacrifici umani e animali in onore degli dèi; poiché i Celti credevano all’immortalità dell’anima praticavano tali riti con estremo rispetto.

Arte e artigianato: dalle pietre ai metalli

Non possiamo pensare ai Celti senza ammirare le incisioni sulle pietre: particolari incroci di linee infinite, dette nodi celtici. Tali intrecci di linee si rivelano in forme geometriche (solitamente quadrati, triangoli e cerchi) e richiamano le forze naturali: i solstizi, gli elementi, i punti cardinali, gli animali. Queste incisioni avevano virtù di protezione, buon auspicio, venerazione della Natura.

Altri elementi che i Celti sapevano lavorare molto molto bene erano i metalli, di cui possedevano ricchi giacimenti. Stiamo parlando di oro, argento, rame e non solo. Oltre ai già citati metalli purissimi che lavoravano con estrema maestria, erano in grado di fonderli in nuove leghe. I nostri amici nordici, già conoscevano il bronzo ed il ferro ma introdussero anche l’ottone e lavoravano lo smithsonite, un particolare minerale.

Celti
Un torc o torque celtico.
Credits: Getty Images

Le capacità dei Celti si estendevano alla cottura del vetro, sia bianco che colorato, nell’uso dello smalto e nella lavorazione dell’ambra. Erano molto abili nell’arte della tessitura e tintura, infatti le loro stoffe erano di foggia pregiata ed i colori molto accesi. È davvero probabile che il tessuto a quadri scozzese sia una loro idea e soprattutto furono loro ad inventare i primi pantaloni!

Quindi possiamo immaginarci i Celti come gente pulita (i nobili si rasavano e portavano i capelli legati all’insù, nei siti archeologici sono state ritrovate anche delle pinzette, forse per i peli superflui?), ben vestita e ornata di gioielli singolari come la torque. Detta anche torquis, torc o torq, questo girocollo d’oro o di bronzo era un intreccio aperto di fili metallici, portato indistintamente da donne e uomini di potere col significato identificativo del proprio valore, libertà ed energia spirituale.

Ancora tanto, tantissimo ci sarebbe da scrivere sul magico mondo celtico, tanto che un solo libro non basterebbe. Per questo potrete continuare voi, ragazzi, con tutta la vostra curiosità.

Fonti: