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Chi erano gli amanuensi?

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Chi erano gli amanuensi?
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Dagli schiavi greci e romani ai monaci medievali: andiamo alla scoperta di coloro che copiavano i testi prima dell'invenzione della stampa

La cultura prima della stampa:  il ruolo degli amanuensi

Da oltre cinque secoli e mezzo siamo abituati a leggere i libri stampati da macchinari. Ma prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili del geniale orafo e tipografo tedesco Johannes Gutenberg, i libri come si diffondevano? Copiandoli a mano. Se il tale autore scriveva un’opera (a mano), e lo si voleva leggere, occorreva pagare un professionista affinché la copiasse. O, se non si disponevano dii molte risorse economiche, bisognava provvedere da soli. Non c’era altro modo di diffondere il sapere, anche perché le biblioteche non facevano i prestiti come oggi e di un’opera si trovavano pochissimi esemplari in giro. Quindi, via alla copia a mano!

La figura più famosa in questo senso è quella dei il monaci amanuensi: chiusi in un monastero, si dedicavano all’arte della riproduzione dei testi antichi con l’uso di una straordinaria calligrafia e di notevoli doti nell’illustrare (molto presto si diffuse la figura del monaco specializzato nelle decorazioni). Ma prima di loro, ad esempio in Grecia e a Roma, chi copiava i testi?

Gli schiavi copisti in Greci e Roma

I copisti nell’antichità greca e romana erano, ebbene sì, schiavi! Erano chiamati literati e lavoravano al servizio o di privati cittadini o del pubblico. Spesso si riunivano all’interno delle officine dei venditori di libri. Lo schiavo che aveva ben appreso la calligrafia, poteva diventare librarius (copista), amanuensis o servus ab epistolis (schiavo segretario). Un esempio di un’officina per copisti interna ad una libreria è stato scoperto a Pompei.

A volte questi stessi schiavi diventavano commercianti di libri. Il loro lavoro consisteva nel riprodurre i testi con bella calligrafia, decorarli, incollarne le pagine e rilegarle. Se lavoravano al servizio del pubblico, erano anche bibliotecari.

I monaci e la copia come arte

Gli schiavi che si specializzavano nella copia dei testi cessarono di esistere solo col diffondersi del cristianesimo. Con le invasioni barbariche questa professione finì per essere coltivata quasi esclusivamente nei monasteri: San Girolamo fin dal IV secolo l'aveva indicata fra le occupazioni più adatte alla vita monastica, e due secoli dopo Cassiodoro fondò in Calabria un monastero in cui ci si dedicava completamente allo studio e alla copia dei testi e che fu il modello di tutti i monasteri europei successivi.

L’attività dello scrivano era la principale occupazione dei monaci di molti ordini religiosi, compresi quelli femminili. Lo studio della calligrafia (che includeva la scrittura e la miniatura) era prescritto dalle regole monastiche e fu incoraggiato dai più celebri vescovi e monaci dell’Occidente. Le prime nazioni europee dove tale attività si diffuse furono l’Italia, fin dal V secolo, l’Irlanda e la Scozia (fin dal VI secolo); Carlo Magno dette un nuovo decisivo impulso incaricando il monaco Alcuino di organizzare nella sua corte laboratori di copia e scuole di calligrafia che divennero centri di diffusione della cultura europea.

Lo scriptorium, dove il silenzio regnava sovrano

Nei conventi, il locale destinato agli amanuensi era detto scriptorium e si trovava accanto alla biblioteca o all’interno di essa. Lì era obbligatorio il silenzio e vi potevano entrare solo i superiori, il bibliotecario e gli amanuensi in determinate ore del giorno. Questi sedevano su sgabelli situati dinanzi a tavole apposite e riproducevano ciascuno un manoscritto diverso o le singole parti di un'opera, oppure scrivevano insieme sotto dettatura dell'armarius (bibliotecario); o infine, nell'epoca più tarda, uno scriveva e l'altro correggeva, con altri ancora a preparare le pergamene, a punteggiare, illustrare, riunire e rilegare i fogli già copiati.

Copisti di professione

A partire dal XIII secolo, accanto alle scuole monastiche, si sviluppò l'industria degli scrittori di mestiere, riuniti talvolta in corporazioni, che gareggiavano in attività coi monaci. E’ grazie a questa sorta di competizione che aumentò notevolmente la quantità di opere in circolazione. I monasteri iniziarono a servirsi con sempre maggior frequenza di scrittori stipendiati, sebbene in Italia essi fossero sempre esistiti accanto a scuole, università, studi dei notai. Molti scolari delle università italiane copiavano per proprio uso o per commissione e con tali guadagni si mantenevano gli studi. Anche grandi scrittori e poeti copiarono testi e se li scambiarono, come ad esempio Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.

Fonti:

  • G. Cavallo e R. Chartier, Storia della lettura nel mondo occidentale
  • L. Febvre e H. J. Martin, La nascita del libro
  • G.P. Brizzi, P. Del Negro, A. Romano, Storia delle università in Italia