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Le barzellette e gli scherzi di Leonardo Da Vinci

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Le barzellette e gli scherzi di Leonardo Da Vinci
Getty Images

Grazie ad alcune opere letterarie sappiamo che Leonardo da Vinci, oltre che uno studioso geniale, era anche un gran burlone: amava dire barzellette, fare scherzi e caricature.

Leonardo da Vinci, oltre a dipingere quadri come La Gioconda e L'ultima cena, e progettare invenzioni di idraulica e meccanica, inventava anche scherzi e nuove barzellette: ecco alcuni scherzi di Leonardo da Vinci tratti dai racconti di Vasari nella sue opera Vite e riportati anche in alcuni suoi scritti.

Leonardo da Vinci, L'ultima cena.
Leonardo da Vinci, L'ultima cena.
Credits: ipa agency

Lo scherzo dei Palloni
Durante una festa a Firenze Leonardo gonfiò le interiora ripulite di alcuni buoi pompandole con un soffietto e riempì la stanza di tanti palloni giganti creati in questo modo, terrorizzando gli invitati.

Leonardo da Vinci: missione Monna Lisa, il film.
Leonardo da Vinci: missione Monna Lisa, il film.
Credits: ufficio stampa

Il drago volante
A volte Leonardo portava andava a spasso con un ramarro appoggiato sulla spalla, a cui aveva aggiunto un paio di ali, le corna e una cresta. Si divertiva a prendere in giro i curiosi rispondendo che era un piccolo drago. Ma spesso si divertiva a "travestire" piccoli animali che trovava in giro per spaventare i suoi amici.

Piovono animali strani
A volte Leonardo, come racconta Vasari, modellava animali strani con un tipo di cera collosa, che, riempiendoli, diventavano dei palloni a forma di animali. Si divertiva appunto a riempirli d'aria per farli cadere in testa agli ospiti, che si spaventavano.

Barzellette
La benedizione.
Il sabato santo, un prete entra nella casa di un pittore e comincia a benedirla. Nella fretta sparge un po’ d’acqua benedetta anche su alcuni dei suoi quadri. Il pittore si indispettisce, ma il prete lo rimprovera: “Così si usa ed è un’opera di bene. E, secondo la parola di Dio, per ogni bene che si fa in terra 100 se ne avrà in cielo”. Alla fine, il prete saluta e se ne va. Ma dalla finestra il pittore gli getta addosso un secchio d’acqua. E dice: Ecco dal cielo 100 secchi di acqua santa!

Un ritratto di Leonardo Da Vinci vicino a una delle sue opera più famose: Monna Lisa
Un ritratto di Leonardo Da Vinci (1452 - 1519) vicino a una delle sue opera più famose: Monna Lisa
Credits: ipa agency

La vendetta del frate. In un’osteria un mercante si vede servire una porzione troppo piccola di pollo. Si rivolge a un frate e, sottraendogli il pollo, dice: “Secondo la vostra regola, oggi non potete mangiare carne”. Più tardi i due devono attraversare un fiume. Il frate (scalzo) si offre di trasportare il mercante ma a metà fiume gli chiede: “Hai con te del denaro?”. “Ovvio, sono un mercante”. Il frate allora lo lascia cadere in acqua: “La nostra regola ci vieta di trasportare denaro.

Leonardo da Vinci, L'annunciazione.
Leonardo da Vinci, L'annunciazione.
Credits: ipa agency

Le battute
Una volta qualcuno chiese a Leonardo perché, dal momento che creava figure così belle sui suoi quadri, i suoi figli erano così brutti; lui rispose che il motivo era perché faceva i suoi quadri alla luce del giorno, mentre i suoi bambini li aveva fatti di notte.

Caricature
Leonardo una volta organizzò una festa per gli uomini più brutti della città. Raccontava loro barzellette per farli ridere e sghignazzare. Dopo passò la notte a
disegnare le loro facce deformate dalla risa. Leonardo per le sue caricature preferiva ritrarre i volti con particolari evidenti e nel disegnarli, studiava la natura umana.Nel ’500 in genere, le persone con particolarità o stranezze fisiche erano viste come fenomeni da guardare in piazza o da disegnare. E si racconta che per l’affresco del Cenacolo, Leonardo sia andato per più di un anno, ogni giorno, nei sobborghi della periferia di Milano alla ricerca di una fisionomia a cui ispirarsi per disegnare l'apostolo traditore di Gesù, Giuda.

Leonardo da Vinci, progetto tecnico per imbarcazione per fiumi.
Leonardo da Vinci, progetto tecnico per imbarcazione per fiumi.
Credits: ipa agency

La favola con la morale
Poiché il cane dormiva sopra una pelle di pecora, una delle sue pulci, sentendo l’odore della lana, pensò che quello fosse un luogo migliore dove vivere e, senza pensarci, abbandonò il cane. Entrata nella folta lana la pulce cominciò con grande fatica ad avvicinarsi alla pelle, ma inutilmente, perché i peli erano talmente spessi che quasi si toccavano e non c’era spazio per arrivare alla pelle. Per cui, cominciò a voler ritornare dal suo cane, ma poiché questo si era già allontanato, fu costretta, pentita e piena di lacrime, a morire di fame.