Se passi alla storia come il "Flagello di Dio" evidentemente la tua vita non è stata tutta carezze e orsetti coccolosi. E infatti Attila, il Re degli Unni, fu uno delle figure più cruente della Storia, capace di umiliare il glorioso Impero romano (anche se in declino) e di terrorizzare per anni un intero continente, guadagnandosi il simpatico soprannome sopracitato.
I PRIMI ANNI
Il futuro Flagello di Dio nacque nel 406 d.C nell'Asia Centrale. Gli Unni erano una popolazione nomade proveniente dalle aree dell'attuale Cina che nei secoli si era spinta fino alle pianure ungheresi del Danubio razziando e devastando tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Come tutti gli Unni, Attila - che significa "piccolo padre" - imparò a cavalcare fin da bambino, distinguendosi per destrezza e animo combattivo.
Essendo orfano di padre, il giovane guerriero venne cresciuto dallo zio, il Re degli Unni Ruga (o Rua). Questi però all'inizio del V secolo aveva stretto un accordo con l'Impero Romano d'Occidente che, in cambio di ingenti tributi, impegnava gli Unni a non attaccare ulteriormente i confini dell'Impero. All'interno del patto rientrava anche il giovane Attila, che in uno scambio di ostaggi con un giovane notabile romano di nome Ezio venne inviato a Ravenna.
Nella fiorente città imperiale Attila apprese le usanze e la cultura dei Romani che però iniziò ben presto a disprezzare. L'Impero glorioso infatti era ormai un pallido ricordo e la società romana era infettata da corruzione e costumi decadenti.
LA CONQUISTA DEL POTERE
Una volta ritornato a casa, Attila cominciò a prendere parte alle invasioni intraprese dallo zio Ruga, che però morì poco dopo. Al trono allora salì Bleda, fratello di Attila, un uomo feroce e ambizioso che continuò a devastare l'Europa Orientale.
Gli Unni infatti erano guerrieri formidabili, maestri con l'arco e cavalieri senza pari. Quando l'orda compariva all'orizzonte, anche grandi città come Costantinopoli inviavano emissari per donare oro e ricchezze che placassero la sete di conquista di quei barbari senza pietà.
Dopo anni passati all'ombra del fratello però Attila decise che era giunto il momento di prendersi ciò che gli spettava e simulando un incidente, uccise il fratello Bleda. Ora era Attila il Re degli Unni!
IL FLAGELLO DI DIO
Affamato di potere, il nuovo Re volse il suo sguardo contro l'Impero Romano d'Oriente. In questi anni si guadagnò la sua terribile fama, eliminando con crudeltà i suoi nemici e permettendo alle sue truppe di saccheggiare città, incendiare case e stuprare le donne dei luoghi invasi.
La paura che incuteva nei suoi nemici alimentò miti e leggende: si dice che ogni qual volta prendesse una città, subito chiedeva che gli venissero consegnato i traditori che erano passati al nemico e che questi, pur di non subire la tremenda punizione, si uccidevano senza esitazione. Si narra addirittura che mangiò i suoi figli Erp e Eitil, ma gli storici non hanno ancora trovato prove certe di questa atrocità.
Nel 450 d.C però morì Teodosio II, imperatore d'Oriente, lasciando sguarnito il debole Impero d'Occidente guidato da Valentiniano III.
Valentiniano però aveva una sorella Onoria, che in seguito ad uno scambio era stata esiliata a Costantinopoli, dove l'orda di Attila stava impazzando con le sue scorrerie. Onoria propose ad Attila di sposarlo e questo incredibile gesto diede all'unno l'irripetibile pretesto per avanzare pretese sui territori imperiali. Tali pretese vennero rispedite al mittente da Valentiniano e nel 451 l'orda si spostò in Francia per prendersi con la forza quello che era stato negato con la politica.
LO SCONTRO CON L'IMPERO
In questo periodo Attila ebbe molto a che fare con un generale romano: Ezio, proprio il nobile che era stato scambiato con lui come ostaggio durante la gioventù!
All'inizio sembrava che Ezio riuscisse a tenere a bada l'unno, ma la sete di gloria del barbaro era troppo forte e ben presto i due si dovettero affrontare a più riprese sul campo di battaglia. A Orlèans Ezio riuscì persino a respingere l'assedio dell'orda e anche lo scontro che avvenne a Châlons, passato alla Storia come la Battaglia dei Campi Catalunici, vide il generale romano prevalere su Attila, nonostante un numero sanguinoso di morti.
Questo però non fermò le incursioni degli Unni - che nella ritirata non si esentarono dallo sterminare migliaia di prigionieri e civili - e di fronte ad un nuovo rifiuto per la mano di Onoria, Attila puntò direttamente Roma, la capitale di quello che era stato l'impero più potente della Terra.
Nel 452 Attila penetrò dunque nell'Italia Settentrionale, mettendola a ferro e fuoco.
Ad Aquileia, in Friuli, il Re degli Unni incontrò la prima grande resistenza, tanto che ad un certo punto stava per togliere l'assedio alla città, convinto che non potesse essere presa. Proprio quando stava per dare l'ordine però, vide una cicogna bianca calare sulla città, alla ricerca di un nido.
Attila, che era molto superstizioso, lo prese come un segnale di buon auspicio e proseguì il suo proposito. Dopo poco tempo, quasi miracolosamente, Aquileia cadde.
La seguirono ben presto Padova e Milano e l'imperatore Valentiniano fu costretto a scappare a Roma (allora l'imperatore viveva a Ravenna). Attila era sicuro di stare per conquistare l'intera penisola.
La sua mania di grandezza era tale che, secondo una leggenda, quando a Milano vide un dipinto che ritraeva degli Imperatori circondati da re barbari imploranti, ordinò di modificare l'opera sostituendo i supplici con gli imperatori e mettendo lo stesso Attila sul trono al posto dei Cesari romani.
UN ESITO INATTESO
Quando Attila giunse alle porte di Roma però avvenne un evento inaspettato. Un'ambasceria condotta dallo stesso Papa Leone I andò incontro all'orda asserragliata sulle rive del fiume Mincio, incurante di tutti i racconti macabri sulla fine che incontravano gli emissari che facevano infuriare il re unno.
Nessuno tutt'ora sa con certezza cosa Papa Leone disse ad Attila, ma quest'ultimo rinunciò alla conquista!
Pochi mesi dopo infatti, già pentito della sua rinuncia, Attila prese in moglie (l'ennesima, gli Unni erano poligami) una giovane chiamata Ildico, proveniente da una delle tante popolazione assoggettate dall'orda.
Dopo una notte di vino e festeggiamenti per lo sposalizio, gli Unni trovarono il loro Re morto nel suo letto, affogato dal suo stesso sangue. Senza più il loro capo, il regno degli Unni si dissolse in breve tempo.