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FocusJunior.itScuolaStoriaGli antichi RomaniSenatori e tribuni della plebe nell’antica Roma: chi erano?

Senatori e tribuni della plebe nell’antica Roma: chi erano?

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Senatori e tribuni della plebe nell’antica Roma: chi erano?
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Senatori e tribuni della plebe erano figure importantissime nell'Antica Roma: ecco chi erano, cosa facevano e perché, spesso, litigavano tra di loro...

La contrapposizione di queste due figure istituzionali dell’Antica Roma, ossia i tribuni della plebe e i senatori, è lo specchio dell’eterna lotta tra i più deboli e i più potenti. A decidere delle cose veramente importanti erano infatti i patrizi, i cittadini più ricchi e influenti della città, mentre i plebei, ossia i più poveri, erano spesso costretti a subirne l’ingiustizia. Nonostante per un periodo i tribuni della plebe, magistrati che difendevano i plebei, ebbero una funzione di opposizione alle arbitrarietà dei patrizi, col tempo il ruolo di difensori del popolo fu esercitato dagli imperatori stessi, con il risultato che i poveri furono definitivamente schiacciati. È un po’ la storia del mondo, insomma.

TRIBUNI DELLA PLEBE, I GARANTI DELLA GIUSTIZIA SOCIALE

Partiamo dai tribuni della plebe: chi e quanti erano? Quali erano i loro compiti? Inizialmente erano due, entrambi eletti dal popolo nel corso di quelli che si chiamavano “comizi tribuni” o “plebisciti”, e dovevano affiancare i consoli romani.

Qual era il loro ruolo? Erano intermediari tra il popolo e il senato, ossia il governo romano. Erano garanti, dalla parte del popolo, dell’attuazione della giustizia sociale e presentavano al senato stesso le istanze e le richieste dei cittadini. Potevano porre il veto agli atti del governo contrari agli interessi della plebe, convocare il senato e chiedere ad esso l’emanazione di un decreto, convocare l’assemblea della plebe per chiedere l’emanazione di qualche legge.

Inoltre avevano poteri polizieschi: potevano deferire chiunque dinanzi al tribunale del popolo. In pratica, dei veri magistrati della plebe che tuttavia, nel corso del tempo, hanno visto diminuire i loro poteri.

QUANDO FURONO CREATI I TRIBUNI DELLA PLEBE?

La figura del tribuno della plebe fu creata nel 494 a.C., pochi anni dopo la nascita della Repubblica romana. I plebei romani fecero una secessione abbandonando la città e ritirandosi sul Monte Sacro per opporsi al tentativo dei patrizi di monopolizzare il potere. Decisero di tornare in città quando i patrizi ebbero dato il loro consenso alla creazione di una carica pubblica inviolabile: il tribuno della plebe, appunto.

Dai due tribuni della plebe iniziali si arrivò a dieci nel V secolo a.C. Erano eletti nei concilia plebis, che erano le assemblee della plebe. La loro carica durava un anno e dovevano restare sempre a Roma senza mai uscirvi e senza indossare vesti simboliche di potere, come invece facevano i senatori. Potevano assistere alle sedute del Senato, ma senza superare la soglia della porta d’ingresso.

Col tempo i tribuni divennero veri e propri magistrati del popolo romano e furono ammessi al Senato. Fu Silla a limitarne i poteri escludendoli dalla magistratura e abolendo ogni loro iniziativa. In seguito, persero ogni facoltà giuridica e si ridussero a compiere meri atti amministrativi.

I SENATORI, INIZIALMENTE SOLO MASCHI PATRIZI

Veniamo adesso ai senatori. La tradizione vuole che sia stato Romolo ad istituire il Senato nello stesso giorno della fondazione di Roma, ossia il 21 aprile del 753 a.C. In tutti i casi, tenuto conto del più o meno leggero scarto tra leggenda e realtà, il Senato è stato il massimo organo istituzionale dell’antica Roma, rimasto invariato per secoli.

Senato significa “assemblea degli anziani” (da senex, ossia “vecchio”, che per i romani significava anche “saggio”), e i suoi membri, ossia i senatori, erano chiamati patres, ossia patrizi (ma anche “padri”). Romolo, fondatore di Roma, scelse 100 membri anziani: il primo doveva sostituire il re quando questi andava in guerra; 9 furono scelti tra le tribù originarie di Roma (erano tre per ognuna delle tre tribù), e 90 tra le 30 curie di Roma (3 per ogni curia). In realtà, col tempo, il Senato espresse la parte più potente e ricca di Roma. Ogni cinque anni i Censori nominavano eventuali nuovi membri del Senato, nonostante la loro carica fosse a vita.

Che ruolo aveva il Senato? Doveva consigliare i magistrati, i Consoli, i Censori, i Questori sulle decisioni più importanti. Molti senatori erano ex magistrati, e nei momenti più delicati, come in guerra, il Senato poteva emanare decreti di emergenza ed ebbe molto potere sulle questioni militari e di ordine pubblico. Arrivò negli anni a decidere sulla politica interna e sulla politica estera. I senatori si riunivano nella Curia, un edificio pubblico e luogo sacro. Nel tempo passarono dalla Curia Hostilia alla Curia Cornelia, fino alla Cura Giulia.

I PRIVILEGI E IL DECLINO DEL SENATO

Di quali privilegi godevano i senatori? Innanzitutto fiscali e legali, a loro erano riservati i posti migliori durante gli eventi importanti, indossavano la toga con una striscia viola (chiamata latus clavus), l’anello senatoriale e delle scarpe speciali.

Nel terzo secolo a.C. il Senato arrivò ad essere composto da ben 300 membri, e nell’81 a.C. da 500. Durante il periodo di Giulio Cesare il numero dei senatori crebbe fino addirittura a 900. Augusto, il primo imperatore, ridusse il numero a 600. Lo stesso imperatore Augusto creò un consiglio privato, composto da suoi amici e fedelissimi, che prendeva le decisioni più importanti, e i senatori (che dovevano obbligatoriamente essere d’accordo col suo pensiero per essere tali) ratificavano esclusivamente ciò che il consiglio aveva già deciso.

Dopo la morte di Augusto, il Senato tornò ad essere un organo istituzionale importantissimo, ma nei secoli successivi divenne soltanto un organo di opinione dei cittadini più ricchi di Roma, perdendo il suo ruolo dominante. Fu Diocleziano ad abolire la centralità del Senato, che restò un mero simbolo senza alcun potere decisionale.

I PLEBEI POTEVANO DIVENTARE SENATORI?

Per molto tempo i plebei non poterono essere eletti al Senato, che era una prerogativa soltanto dei patrizi ed ex magistrati, uomini comunque ricchi e potenti. Per poter vedere i plebei ammessi al Senato ed eleggibili, bisognerà attendere diversi secoli. Fu nel V secolo a.C., in corrispondenza dell’ammissione dei plebei alla magistratura, che essi poterono essere eletti al Senato. Ma ad alcune condizioni che ne limitavano comunque l’accesso e l’eleggibilità. Infatti inizialmente avevano solo il diritto di voto, e i senatori patrizi conservarono comunque un diritto di precedenza nei confronti di quelli plebei all’interno delle categorie in cui era suddiviso il Senato.

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