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Intervista ad Alessandro Magno, il conquistatore d’imperi

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Intervista immaginaria ad Alessandro Magno fu uno tra i più celebri condottieri e strateghi della Storia, capace di conquistatore un impero immenso a soli trent'anni.

Grazie alle sue imprese, questo giovane macedone con i capelli rossi tinti di biondo e la testa sempre un po' inclinata come l'attore George Clooney passerà alla storia come Alessandro “Magno”, cioè il Grande. Ai nostri giorni sarà uno dei più celebri conquistatori e strateghi della Storia... Ecco perché, qui in India, in questo lontano 325 a.C., faccio una certa fatica a vedere Alessandro Magno così: scatenato e ubriaco, vestito da Dioniso (il dio dell'ebbrezza), mentre guida una stravagante processione di donne e soldati, pazzi di vino e gioia come lui.

«Su, non mi giudichi: sto festeggiando! Siamo riusciti ad attraversare il terribile deserto della Gedrosia e a ricongiungerci con il resto dell'esercito in Carmania. Qualche bicchierino ce lo meritiamo...».

Ehm... Mi sa che è vero quello che si dice: deve essere stato davvero un adolescente terribile...
«Di sicuro sono stato un ribelle, uno che lottava contro ogni costrizione. Ma tutto è cambiato quando venni affidato al mio più grande maestro: il famoso filosofo Aristotele».

Ha imparato tanto da lui?
«Moltissimo! A mio padre devo la vita, al mio Maestro una vita che vale la pena di essere vissuta... Aristotele mi ha insegnato la retorica, la storia, la geografia e la filosofia. Ma soprattutto mi ha fatto amare il poema di Omero: l'Iliade. Da lì ho imparato le virtù degli eroi greci e le ho messe in pratica in guerra: coprirsi di gloria, comportandosi con onore. Amo tantissimo quel libro: porto sempre con me la copia donatami dal mio maestro. Di notte la metto al sicuro sotto il cuscino, accanto al pugnale».

E i suoi genitori, l'hanno aiutata a diventare quello che è oggi?
«Di sicuro l'ha fatto mia madre Olimpiade, principessa d'Epiro: lei ha sempre creduto in me. Ed è stata lei a rivelarmi il nome del mio vero padre: non il re di Macedonia Filippo II, ma Zeus!»

Ma... Zeus? Il dio dell'Olimpo?!
«Certo, proprio lui! È bastata una notte... Me l'ha raccontato lei e io non dubito mai di mia madre: ha sempre sostenuto che il mio destino fosse sconfiggere l'impero persiano... e aveva ragione. E poi, se non fossi divino, come avrei fatto a domare Bucefalo tutto da solo?!».

Non si arrabbi, signor Alessandro Magno, ci spieghi piuttosto chi era questo Bucefalo...
«Bucefalo era il mio indomabile cavallo! Me lo regalarono quando avevo 12 anni: era una bestia impressionante ed era costato una fortuna, ma non si lasciava montare. Poi mi resi conto: era spaventato dalla propria ombra. Allora mi avvicinai a lui, gli girai il muso verso il sole e gli salii in groppa. Da allora Bucefalo non si è lasciato più montare da nessuno all'infuori di me. Mi si è spezzato il cuore quando è morto, l'anno scorso, durante la battaglia dell'Idaspe. È in suo onore che ho fondato Alessandria Bucefala (Pakistan)».

Ha fondato almeno una decina di città che portano il suo nome: qual è la più importante?
«Senz'altro Alessandria d'Egitto. Nel 332 a.C. avevo deciso di costruirla lungo le rive del Nilo. Ma Omero mi apparve in sogno, recitandomi due versi dell’Odissea che descrivevano l'isola di Faro, sul delta del fiume. Ne fui così colpito, che mi recai sul posto e lo trovai perfetto per la mia città. Ho disegnato io stesso il tracciato delle mura, delle piazze e delle strade sul suolo, usando farina d'orzo. E quando uno stormo di uccelli scese in picchiata e divorò tutto, gli indovini dissero che era un buon segno: la città avrebbe sfamato uomini di tutte le razze. E così è stato. Fu una delle prime cui diedi il mio nome».

Non crede di essere troppo egocentrico?
«Non si diventa re a 20 anni e non si conquista un impero immenso a 30, se non lo si è almeno un po'. Ho tenuto le redini del regno di Macedonia a 16 anni, mentre il re era in guerra, ho guidato la cavalleria due anni dopo, sconfiggendo i Greci nella battaglia di Cheronea. E, in soli 12 anni di regno, dopo aver rafforzato il mio potere sulle città greche, partendo dalla Macedonia ho conquistato tutto l'impero persiano, l'Egitto e la Mesopotamia. E ora eccoci in India...».

E quand'è che si fermerà?
«Quando non ci saranno più terre da conquistare. Allora mi siederò. E piangerò».

LA MORTE DI ALESSANDRO MAGNO

Alessandro Magno morirà due anni dopo il nostro incontro, alla vigilia di una nuova spedizione militare per conquistare l'Arabia. Venne ucciso da una febbre, provocata, secondo alcune teorie, da un veleno, secondo altri dalla malaria. Anche se c'è pure chi sostiene che a mandarlo all'altro mondo fu l'abuso di alcool. Pare che il suo corpo, esposto per sei giorni, non si decompose: a riprova, dissero gli antichi, della sua origine divina. In seguito fu imbalsamato secondo il rituale destinato ai faraoni egizi. Ma il luogo in cui venne sepolto non è ancora stato identificato con certezza.

CARTA IDENTITÀ
Nome: Alessandro III, detto Magno
Professione: re di Macedonia, faraone d'Egitto, condottiero e conquistatore
Nato a: Pella (Macedonia), il 21 luglio del 356 a.C.
Morto a: Babilonia (Mesopotamia), il 10 giugno del 323 a.C.
Causa di morte: febbre
segno zodiacale: Cancro
Mogli: le principesse persiane Rossane e Statira II e la nobile persiana Parisatide
Difetti: si ubriacava spesso e a volte era violento
Pregi: intelligente, erudito, carismatico
Passioni: la filosofia, l'Iliade e suonare la lira
Segni particolari: aveva gli occhi di colore differente: uno azzurro l'altro nero
Frase famosa: “nulla è impossibile per colui che osa”