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Accadde oggi: I Vespri siciliani

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Accadde oggi: I Vespri siciliani

Il 30 marzo del 1282 scoppiava, a Palermo, un'accesa rivolta popolare che in poco tempo divampò in tutta l'isola e portò alla cacciata dei dominatori francesi. Scopri, con Focus Junior, l'importante evento storico dei Vespri Siciliani!

Il 30 marzo ricade l'anniversario dei Vespri Siciliani, l'insurrezione popolare che scacciò i francesi angioini (dal nome della casata sovrana, gli Angiò) prima da Palermo, e poi da tutta la Sicilia

LE PREMESSE STORICHE

Nella prima metà del XIII secolo il Sud Italia era stato governato dalla casata degli Svevi, gli imperatori del Sacro romano Impero germanico, e soprattutto sotto la guida del grande Federico II, il Regno di Sicilia, che allora comprendeva quasi tutto il Mezzogiorno, divenne uno Stato di grande efficienza e fervore artistico.

Durante il suo regno però, la casata di Federico II si fece due grandi nemici: il Papa e la corona francese degli Angiò.

Alla morte dell'Imperatore dunque, occorsa nel 1250, il sovrano Carlo I d'Angiò si avventò sui territori che Federico aveva lasciato ai figli Manfredi e Corradino e nel giro di pochi anni l'intero Regno di Sicilia cadde in mano francese. La venuta degli Angioini però non fu ben vista dalle popolazioni assoggettate, soprattutto in Sicilia, dove gli Svevi erano particolarmente amati.

Qui il dominio angioino aveva infatti ridotto drasticamente le libertà dei Baroni, inimicandosi la nobiltà locale, e aumentato vertiginosamente le tasse, facendosi così mal volere anche dal popolo. A ciò si aggiunse poi la prepotenza della nuova classe dirigente francese, che fece montare ancora di più l'odio verso questi invasori.

La scintilla scoccò a Palermo il 30 marzo 1282, giorno in cui quell'anno ricadeva la festività del Lunedì dell'Angelo (il giorno dopo Pasqua).

LA RIVOLTA DEI VESPRI

Essendo una festa religiosa, quel giorno i palermitani si stavano recando alla messa del Vespro (da qui il nome della rivolta), ossia la messa serale.

Sul sagrato della Chiesa del Santo Spirito però, un soldato francese di nome di Druet iniziò a palpare una nobildonna siciliana con la scusa di controllare che non indossasse armi. Furioso per la mancanza di rispetto, il marito della donna sottrasse al soldato la spada e lo infilzò con rabbia. L'episodio accese l'ira repressa della popolazione e in poche ore prima Palermo e poi la Sicilia tutta si scatenò in una violenta caccia al francese.

Per smascherare gli stranieri, i rivoltosi siciliani costringevano i prigionieri a pronunciare la parola "ciciri", che significa "ceci". Chi sbagliava la pronuncia dimostrava di essere un francese e dunque veniva giustiziato. Molti sudditi angioini perirono in quei giorni d'agitazione e i pochi sopravvissuti dovettero fuggire verso Napoli.

LA GUERRA DEL VESPRO

All'inizio i rivoltosi dichiarano l'isola indipendente, ma la minaccia del forte esercito che gli Angioini avrebbero sicuramente inviato, costrinse i siciliani a cercare un alleato potente. La scelta ricadde sul Re di Spagna, Pietro III d'Aragona che essendo il marito di Costanza, ultima nipote di Federico II, agli occhi dei siciliani rappresentava l'ultimo erede della casata degli Svevi.

Quella che era nata come un'insurrezione popolare dunque sfociò in una vera guerra tra due potenze, gli Angiò e gli Aragonesi, che per vent'anni si contesero l'isola siciliana.

La Guerra del Vespro, come fu rinominata dagli storici, si concluse nel 1302 con la Pace di Caltabelotta che istituì il Regno siciliano di Trinacria, indipendente dai francesi e controllato direttamente dagli Aragonesi.

I VESPRI SICILIANI NELLA STORIA

Questo episodio storico venne ripreso dagli artisti dei secoli successivi come fulgido esempio di volontà popolare che rovescia un governo tirannico.

Soprattutto nell'Ottocento, quando gli italiani aspiravano ad unificare il Paese e scacciare i dominatori stranieri, l'evento fu trattato in molte forme diverse: il compositore Giuseppe Verdi, ad esempio, gli dedicò un'intera opera, mentre il pittore Hayez ne fece un memorabile dipinto (vedi foto di copertina).

FONTE: Treccani, La Conoscenza Storica (De Bernardi-Guarracino)

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