Due vite diverse, due facce di un Paese in grande subbuglio, due tragedie che si sono intrecciate nello stesso giorno e che hanno lasciato una segno indelebile nella coscienza di tutti gli italiani.
Il 9 maggio 1978 è stata una data fatidica per la Storia del nostro Paese: la mattina di quel giorno infatti, all'interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani a Roma, le forze di polizia ritrovavano il corpo senza vita del politico Aldo Moro, rapito 55 giorni prima dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse (BR).
Moro era il Presidente della Democrazia Cristiana (DC), il più grande partito politico dell'epoca, e la sua morte creò grande sgomento in tutta la Nazione.
Ma non era ancora finita...
LA TRAGICA SORTE DI PEPPINO
Qualche ora prima infatti, nella notte tra l'8 ed il 9 maggio, perdeva la vita anche il giornalista Peppino Impastato, nome molto meno noto al grande pubblico, ma che proprio dal momento della sua tragica fine divenne una dei simboli nella lotta contro le mafie.
Impastato infatti era un attivista siciliano che fu tra i primi a denunciare il sistema tentacolare del crimine organizzato palermitano.
Proprio per questa "grave colpa" gli uomini di Cosa Nostra decisero di rapirlo, ammazzarlo e di mettere in piedi una messinscena per gettare discredito sulla sua persona. Il corpo di Peppino, o quello che ne rimaneva, fu infatti imbottito di tritolo dai suoi assassini per far pensare ad un attacco terroristico suicida. Fortunatamente, il lavoro instancabile della madre di Peppino, Felicia, e del fratello Giovanni, fece venire a galla la verità.
Da quel giorno di quarant'anni fa, i nomi di Aldo Moro e Peppino Impastato continuano ad essere ricordati affinché il loro sacrifico non sia stato vano.