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Credits: Giovanni Garattoni
Le truppe americane e inglesi cominciarono dal Sud a liberare l’Italia dai fascisti e dalle truppe tedesche che avevano occupato il territorio.
Le truppe americane e inglesi cominciarono dal Sud a liberare l’Italia dai fascisti e dalle truppe tedesche che avevano occupato il territorio.

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Credits: Brigata Majella
Brigata Maiella è il nome con cui è conosciuta la formazione di partigiani abruzzesi che hanno preso il nome dal massiccio montuoso della Majella: la via di fuga di migliaia di prigionieri alleati e di giovani italiani che lottavano per la liberazione
dell’Italia. Ogni anno questo tragitto, circa 60 km, è percorso da centinaia di persone in memoria di quanto avvenuto.
Brigata Maiella è il nome con cui è conosciuta la formazione di partigiani abruzzesi che hanno preso il nome dal massiccio montuoso della Majella: la via di fuga di migliaia di prigionieri alleati e di giovani italiani che lottavano per la liberazione dell’Italia. Ogni anno questo tragitto, circa 60 km, è percorso da centinaia di persone in memoria di quanto avvenuto.

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Credits: Wikipedia
Il 25 aprile, i soldati della Germania nazista e quelli fascisti della Repubblica di Salò cominciarono la loro ritirata da Torino e Milano. Nella foto partigiani sfilano tra le strade di Milano.
Il 25 aprile, i soldati della Germania nazista e quelli fascisti della Repubblica di Salò cominciarono la loro ritirata da Torino e Milano. Nellafoto partigiani sfilano tra le strade di Milano.

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Credits: Wikipedia
Ad Alba, in Piemonte, questa alcuni partigiani autonomi (che non avevano preso accordi con le altre brigate), conquistarono
la città il 10/10/1944. 23
giorni dopo la persero a causa di un contrattacco fascista. Di questa storia ne parla Beppe Fenoglio nel libro "I ventitré giorni
della città di Alba".
Ad Alba, in Piemonte, questa alcuni partigiani autonomi
(che non avevano preso
accordi con le altre
brigate), conquistarono
la città il 10/10/1944. 23
giorni dopo la persero a
causa di un contrattacco
fascista. Di questa storia
ne parla Beppe Fenoglio
nel libro "I ventitré giorni
della città di Alba".

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Credits: Wikipedia
A Gorizia la Brigata Proletaria, formata da operai che lavoravano nell’azienda Cantieri Riuniti dell’Adriatico, aveva tra le sue staffette una ragazza di 18 anni, Ondina (nella foto); venne annientata dall’esercito tedesco.
A Gorizia la Brigata
Proletaria, formata da operai che lavoravano nell’azienda Cantieri Riuniti dell’Adriatico, aveva tra le sue staffette una ragazza di 18 anni, Ondina (nella foto); venne annientata dall’esercito tedesco.

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Credits: Giovanni Garattoni
Il ruolo della staffetta partigiana era spesso ricoperto da bambini e donne, perché si pensava destassero meno sospetti e, quindi, non venissero perquisiti.
Il ruolo della staffetta partigiana era spesso ricoperto da bambini e donne, perché si pensava destassero meno sospetti e, quindi, non venissero perquisiti.

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Credits: Wikipedia
In questo paesino potete ancora incontrare persone che possono raccontare quello che è successo il 12 agosto 1944 (nella foto alcuni bambini a scuola il giorno prima): nazisti e fascisti, alle sette del mattino, uccisero più di 350 persone tra cui Anna, di soli due mesi. Oggi i loro nomi sonoscritti su un monumento.
In questo paesino potete ancora incontrare persone che possono raccontare quello che è successo il 12 agosto 1944 (nella foto alcuni bambini a scuola il giorno prima): nazisti e fascisti, alle sette del mattino, uccisero più di 350 persone tra cui Anna, di soli due mesi. Oggi i loro nomi sonoscritti su un monumento.

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Credits: Wikipedia commons
In provincia di Reggio Emilia, c’è una cascina dove si respira ancora l’atmosfera partigiana: è la casa dei sette fratelli Cervi, contadini antifascisti torturati e fucilati il 28
dicembre 1943. In quelle mura, la “Banda Cervi” era diventata un rifugio per tanti partigiani feriti ma anche per i prigionieri sfuggiti ai
nazifascisti. Oggi è un museo.
In provincia di Reggio Emilia, c’è una cascina dove si respira
ancora l’atmosfera partigiana: è la casa dei sette fratelli Cervi, contadini antifascisti
torturati e fucilati il 28
dicembre 1943. In quelle
mura, la “Banda Cervi” era
diventata un rifugio per tanti
partigiani feriti ma anche per
i prigionieri sfuggiti ai
nazifascisti. Oggi è un museo.