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25 Aprile: chi erano i partigiani?

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25 Aprile: chi erano i partigiani?
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Cos'è stata la Resistenza italiana? Chi erano i combattenti che si opposero la nazifascismo? Scopriamo la storia dei nostri partigiani

  • I Partigiani, combattenti per la libertà
  • Premesse
  • Quando nacque la Resistenza?
  • I gruppi partigiani
  • I pericoli dell'essere un partigiano
  • Cosa facevano i partigiani?
  • Le donne partigiane

I Partigiani, combattenti per la libertà

Il 25 aprile è la Festa della Liberazione, il giorno in cui il nostro Paese festeggia la liberazione dell'Italia dall'orrore del nazismo e del fascismo avvenuta nel 1945.

Ma chi sconfisse il regime fascista e gli occupanti tedeschi? Gli Alleati, sicuramente, ma inglesi e americani ebbero un valido aiuto da parte in una certa parte della popolazione che si mosse in prima persona persona per guadagnarsi - nonostante i tanti pericoli- la propria libertà: stiamo parlando ovviamente della Resistenza e dei partigiani.

Premesse

Quando l'8 settembre 1943 il generale Badoglio annunciò di fatto la resa del Regno d'Italia alle forze Alleate, la Germani nazista occupò immediatamente buona parte della penisola per non restare troppo indebolita dal tradimento dell'ex alleato.

Si venne così a creare una terribile spaccatura nel nostro Paese: a Sud si era instaurato il nuovo governo italiano alleato a Inghilterra e Stati Uniti, mentre al Centro-Nord si venne a formare uno stato fantoccio - la Repubblica di Salò - dove formalmente venne rimesso al potere Benito Mussolini, fresco di liberazione da parte di un kommando di paracadutisti tedeschi, ma che di fatto era controllato dalle Forze Armate naziste.

Quando nacque la Resistenza?

Con buona parte del Paese ancora stretta nel pugno d'acciaio nazi-fascista, gli oppositori del regime cominciarono ad organizzarsi per combattere attivamente gli invasori e dare manforte alle truppe Alleate, le quali nel frattempo stavano cercando di risalire lo Stivale (nel luglio 1943 erano sbarcate in Sicilia) ma dovevano fare i conti con un'accanita resistenza da parte dell'esercito tedesco comandato dal generale Kesserling.

Dopo poche ore dall'annuncio dell'armistizio dunque, il 9 settembre venne fondato il CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, un'organo direttivo nato con il dichiarato proposito di condurre una guerra di liberazione al fianco degli Alleati. A formare tale comitato furono gli esponenti di tutti i partiti che erano stati soppressi durante il fascismo (dunque sia quelli di sinistra che quelli più conservatori).

Un'ulteriore svolta poi si ebbe nel marzo del 1944, quando Palmiro Togliatti, leader del partito comunista, vinse le resistenze interne al comitato e propose la costituzione di governi di unità nazionale e di un vero e proprio esercito con l'unico scopo di sconfiggere per sempre il nemico nazifascita.

I gruppi partigiani

Così, oltre all'esercito regolare che si mise a combattere fianco a fianco con gli eserciti inglesi e americani, nei territori ancora sotto il giogo nazista si vennero a formare i GAP, i Gruppi di Azione Patriottica, i SAP, Squadre d'Azione Partigiana (entrambe organizzate dal Partito Comunista Italiano). le formazioni di Giustizia e Libertà (Partito d'Azione), formazioni Giacomo Matteotti (Partito Socialista) a molte altre, formate ognuna da pochi membri impegnate nel compiere operazioni di sabotaggio, attentati contro le forze d'invasione e azioni di propaganda per sollevare la popolazione contro il nemico comune.

Tali nuclei clandestini - coordinate in Brigate - furono i partigiani, i quali, soprattutto nel Centro Italia, agirono nelle grandi città per fiaccare l'opposizione tedesca e facilitare l'arrivo degli anglo-americani. Molto note sono le azioni compiute dai GAP di Roma, la quale nel 1944 era ancora occupata dai nazisti e che per settimane fu teatro di scontri e attentati  - il più celebre fu quello di Via Rasella del 23 marzo 1944  che scatenò la repressione "delle Fosse Ardeatine" - che resero molto complicata la gestione della città da parte della Wermacht (l'esercito tedesco) e delle famigerate SS. Alla fine, il 5 giugno 1944 la Città Eterna venne liberata definitivamente dagli americani.

Al Nord invece fu più diffuso il fenomeno della fuga in montagna, dove giovani oppositori del regime o che volevano sfuggire al servizio militare cominciarono a scappare tra i monti per unirsi ai gruppi armati della Resistenza. Qui i partigiani ingaggiarono una sanguinosa lotta fatta di sabotaggi e imboscate contro i nazisti e fascisti, una lotta che fece molti morti da entrambe le parti, anche tra quella fetta di popolazione civile che era rimasta fedele al regime.

Non mancarono infatti casi di vendette personali ed esecuzioni sommarie perpetrate dai partigiani contro civili fascisti o comunque non favorevoli all'agire della Resistenza.

I pericoli dell'essere un partigiano

Stando alle leggi dei territori ancora occupati, i partigiani erano considerarti criminali e feroci assassini che mettevano in pericolo il futuro della nazione. Le autorità fasciste e tedesche dunque istigavano i cittadini alla delazione (fare la spia) e alla collaborazione per poter catturare questi sovversivi.

I partigiani dunque dovevano vivere in clandestinità, nascosti nelle cantine o negli appartamenti di qualche sostenitore della resistenza o, come detto prima, rifugiati in qualche nascondiglio in montagna, dov'era un grosso problema anche solo trovare qualcosa da mangiare. L'arresto infatti equivaleva all'immediata carcerazione e, molto spesso, ad un'esecuzione sommaria per fucilazione. La stessa sorte spettava a chi veniva scoperto ad aiutare la Resistenza.

Cosa facevano i partigiani?

Le forze partigiane rispondevano ai vertici del CLN e dialogavano con gli ufficiali dell'esercito Alleato, ma le difficoltà di comunicazione (non c'erano i cellulari e l'utilizzo di apparecchi radiofonici era un rischio ogni volta) e il grande "spezzettamento" delle Brigate lasciava molto spazio a sporadiche iniziative autonome.

Gli obiettivi delle operazioni comunque erano quelli di sabotare vie di comunicazione e di trasporto (far saltare ponti e binari ferroviari, danneggiare strutture telefoniche ecc...), attaccare le truppe d'occupazione (attentati e imboscate), organizzare insurrezioni e rivolte, cercare rifornimenti di viveri e, naturalmente, di armi, poiché era molto difficile riceverle dagli alleati al di là del fronte.

Tali azioni infastidirono per i restanti due anni della guerra le truppe d'occupazione e costrinsero i generali tedeschi a dover sempre presidiare il territorio con molti uomini, i quali sicuramente sarebbero stati molto utili in prima linea contro l'avanzata dei liberatori anglo-americani.

Le donne partigiane

Finora si è parlato di "giovani" e "combattenti" in modo generico ma furono molte le donne che presero parte alla Resistenza e non con ruoli marginali, ma esponendosi in prima persona e imbracciando il fucile. Anzi, le giovani partigiane venivano impiegate con frequenza nelle operazioni, soprattutto come staffette, perché nella azioni clandestine una donna destava meno sospetto di un uomo (soprattutto a quei tempi).

Emblematici a tal propositi sono gli esempi di Carla Capponi, che partecipò all'attentato di Via Rasella e divenne vicecomandante della sua unità a Roma e Nilde Iotti, che operò come staffetta e dopo la guerra divenne la prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato (Presidenza della Camera dei Deputati).

Oggi il patrimonio di eventi, storie e testimonianze della lotta partigiana è custodita (e tutelata) dall'ANPI, L'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia