«Madame Fille du Roi, sono le nove». La mia prima cameriera mi scuote leggermente: apro gli occhi. Luigi Carlo ha pianto di nuovo tutta la notte: a tre mesi il mio ultimo fratellino è piuttosto rumoroso, ma Maman dice che anche Luigi Giuseppe, che ora ha quasi quattro anni, era così. Io sicuramente no. Sono la più grande, sono nata quasi sette anni fa, il 19 dicembre 1778, e quello stesso giorno mi hanno battezzato Maria Teresa Carlotta: ma voi potete chiamarmi Madame Royale, come i nobili qui alla Reggia di Versailles.
Impossibile non abbiate sentito parlare di me: sono la primogenita del re di Francia, Luigi XVI, e della regina Maria Antonietta. Dicono che le assomiglio: ho i suoi stessi occhi azzurri. Salto giù dal letto e sgattaiolo via dai miei appartamenti al pianterreno, per correre da lei. È presto e non c’è ancora nessuno alla sua porta ma, tra poco, cominceranno ad arrivare principesse, dame, valletti di camera e cameriere per farle la toilette, vestirla e incipriarle i capelli. Dopo verranno i cortigiani a farle visita.
SERIA E IMBRONCIATA
Solo in questi pochi minuti posso averla tutta per me. «Mousseline la Seriosa», scherza lei accarezzandomi i boccoli biondi. “Mousseline” è il soprannome che mi ha dato mio zio: mia madre ha aggiunto “seriosa”, perché dice che ho un’aria troppo impeccabile, altezzosa e imbronciata per una bambina. «Vai, torna nei tuoi appartamenti, o farai impazzire la duchessa di Polignac», mi suggerisce. Vorrei rimanere con lei per assistere alla cerimonia di vestizione ma, a Versailles, le regole sono rigide e vanno rispettate. Torno dalla governante, che mi prepara e mi fa vestire.
A SCUOLA DI SCRITTURA E... RICAMO
Faccio colazione poi comincio le lezioni di scrittura, maglia e ricamo: Maman mi ha insegnato a cucire calze per i poveri e devo completarle prima che arrivi il freddo. Una volta, ha persino regalato i miei giocattoli ai figli dei contadini: quando vuole è così severa... Dice che lo fa per me, per non farmi diventare insensibile e viziata: soprattutto perché qui a palazzo nessuno osa contraddirmi. La gente mi adora: vedrete come mi guarderanno tra poco, quando alle 12:45 ci recheremo tutti a messa nella cappella del palazzo.
IN MOSTRA
Ogni giorno è così: in abiti di corte, papà, mamma, io, mio fratello, le mie zie, i miei zii e i miei cugini, ci muoviamo insieme, ognuno col proprio seguito. Il popolo viene apposta per guardare questa processione e poi rimane a palazzo per osservarci mentre pranziamo. Il cerimoniale e il pubblico mi sfiniscono ma, finalmente, alle 15, dopo aver indossato abiti più semplici e un cappello di paglia, Maman, i miei fratelli e io raggiungiamo il Petit Trianon, un piccolo edificio negli enormi giardini del palazzo. Qui, mia madre ha fatto piantare gelsomini, rose, viole, lillà e cespugli di mirtilli: ci sono centinaia di farfalle e uccellini. Il pomeriggio vola: ballo e canto con i figli delle principesse e delle duchesse, poi faccio visita a Blanchette e Brunette, le mie mucche.
MONGOLFIERA
Non c’è niente che ami più di questo posto. Anzi, una cosa c’è: la mongolfiera del dottor Montgolfier. L’ho vista due anni fa, il giorno della sua inaugurazione: è un enorme pallone azzurro con lo stemma giallo del re e può volare altissima, portandosi dietro un cesto con uomini dentro! Chissà se, quando sarò più grande, potrò farci un giro... Alle otto siamo di ritorno a palazzo: dopo cena, vado dal mio papà ma, mentre chiacchiero seduta sulle sue ginocchia, inizio a sbadigliare... Riapro gli occhi: sono a letto. Mi avvolgo nelle lenzuola di seta e sprofondo nel sonno. Che giornata stancante.