L'apartheid è terminato nel 1994, quando la popolazione di etnia nera ha potuto votare per un nuovo governo e un nuovo presidente, Nelson Mandela. Ma oggi, dopo trent'anni com'è la vita in Sudafrica? Ripercorriamo insieme questo periodo storico.
Il 10 maggio 1994, trent'anni fa, Nelson Mandela veniva eletto presidente del Sudafrica. È stato un giorno molto importante per il Paese, poiché ha significato la fine dell'apartheid, un sistema razzista che trattava ingiustamente la popolazione di etnia nera.
Apartheid in afrikaans significa “separazione”. L'afrikaans è la lingua parlata dai coloni olandesi in Sudafrica ed è ancora parlata in alcune zone dell'Africa meridionale.
Fin dall'inizio dell'insediamento dei bianchi in Sudafrica, nel XVII secolo, le persone di colore sono state spesso discriminate. Nel 1948 quando il National Party divenne il partito politico leader in Sudafrica, fu introdotto ufficialmente un sistema chiamato apartheid. Le persone furono divise in etnie (bianchi e neri) e furono emanate leggi discriminatorie che costringevano la popolazione nera e le minoranze etniche a vivere separatamente dai bianchi. La legge veniva fatta rispettare con la forza e man mano diventavano sempre più severe tanto da non permettere ai neri di votare.
Innanzitutto alla popolazione nera fu imposto di vivere in luoghi separati da quelli dei bianchi. Anche le abitazioni spesso erano costruite con materiali scadenti e molti neri vivevano in povertà. Inoltre, la situazione era resa ancora più grave dal fatto che i neri non potevano fare gli stessi lavori dei bianchi e spesso venivano pagati molto meno.
In tutto il Sudafrica c'erano cartelli che indicavano quali panchine, bagni, fermate dell'autobus, scuole ed edifici potevano essere utilizzati dai bianchi. I cartelli spesso dicevano “Solo europei”, cioè bianchi, o “Solo nativi”, cioè neri.
Se anche solo una di queste regole non veniva rispettata, la polizia era autorizzata a punire con la violenza o, addirittura si poteva finire in prigione a vita. Durante l'apartheid, il governo emanò sempre più leggi per togliere i diritti ai neri.
Molte persone in Sudafrica e nel resto del mondo hanno protestato contro l’ingiustizia dell'apartheid. Un gruppo politico chiamato African National Congress (ANC) guidò molte delle proteste contro il governo. In molti furono arrestati e messi in prigione per aver preso parte alle proteste o per aver mostrato sostegno all'ANC. Nel 1964, un leader nero molto popolare, Nelson Mandela, fu arrestato e messo in prigione a vita. Era il capo dell'ANC e molte persone volevano che fosse lui a governare il Sudafrica.
Mentre Nelson Mandela era in prigione, l'ANC continuò con le proteste con il sostegno del mondo intero affinché fosse eliminato l'apartheid. L’11 giugno 1988 al Wembley Stadium di Londra si tenne un mega concerto pop rock dalla durata di 11 ore, organizzato per chiedere la scarcerazione di Nelson Mandela nel giorno del suo 70º compleanno. Il concerto fu trasmesso in oltre 60 Paesi.
Intanto, in Sudafrica, i leader del governo incontrarono in prigione, segretamente, più volte Nelson Mandela per trovare un accordo di pace e, poco alla volta, iniziarono a rimuovere alcune delle regole razziste dell'apartheid.
Nel 1990, il nuovo presidente F.W. de Klerk annunciò che veniva riconosciuto legalmente l'ANC e che Nelson Mandela sarebbe stato rilasciato.
Finalmente nel 1994 bianchi e neri poterono votare insieme alle elezioni sudafricane. Il voto avrebbe deciso chi sarebbe stato a capo del Paese. L'ANC vinse e Nelson Mandela divenne presidente del Sudafrica. Questo fu un giorno di grande risonanza in tutto il mondo e la data delle elezioni viene ora celebrata come “Giorno della libertà” nel Paese. Nelson Mandela rimase alla guida del Paese fino al 16 giugno 1999, quando si ritirò.
Oggi, dopo trent’anni, la vita è ancora difficile per alcuni. Molti neri vivono ancora in povertà e in alcune zone del Paese non arriva l’elettricità. Non solo, le persone di colore hanno ancora meno probabilità di trovare un lavoro ben retribuito o di frequentare l'università.