L'accento è come un mago: basta un tocco della sua bacchetta e la parola cambia di significato.
Es: Marco cascò sotto un pero, però indossava un casco e non si fece male alla testa.
Es: Francesca andò al porto e vicino al faro e pescò un pesce. Giovanni portò un pesco in giardino. Con tutte quelle pesche farò una marmellata.
Nota bene:
-in italiano l'accento si scrive obbligatoriamente solo sulle parole con più di una sillaba quando l'accento cade sull'ultima sillaba (si chiamano parole tronche): andò, caffè, verità, virtù, bontà....
-in alcuni monosillabi: ciò, giù, più, può, già.
-in alcuni monosillabi per distinguerli da altri che si scrivono nello stesso modo:
dà (verbo dare) da (preposizione: vengo da Milano)
dì (giorno) di (preposizione: il libro di Maria)
è (verbo essere: il cane è stanco) e (congiunzione: Luca e Teo)
là (avverbio: io abito là) la (articolo: la mamma)
lì (avverbio) li (pronome: i libri li ho presi io)
né (congiunzione: né tu né io) ne (particella pronominale: ne voglio ancora uno)
sé (pronome: pensa solo a sé) se (congiunzione: se piove...)
sì (avverbio di affermazione: ho detto sì!) si (pronome riflessivo: si cura da solo)
tè (bevanda) te (pronome: te l'avevo detto...)
- ci sono alcuni monosillabi che non vogliono mai l'accento. Attenzione a non scriverlo:
qui, qua, fu, fa, sto, su, sa, do, me, mi, no, re, tre.
Per ricordarsene basta pensare che questi monosillabi non si possono confondere con altre parole e quindi non necessitano l'accento (ed è improbabile che si possano scambiare per le note musicali do e re).