Tutta la fisica su cui si basa la scienza moderna è collegata in un modo o nell'altro alla Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein, la quale pone tra i suoi principi cardini il fatto che la velocità della luce sia una costante: da sempre e per sempre sarà pari a 300.000 Km al secondo!
Ciò che da decenni è ormai certezza assoluta, è stato però messo in discussione da uno studio condotto da João Magueijo dell'Imperial College di Londra e Niayesh Afshordi del Perimeter Institute in Canada. La ricerca, pubblicata su Physical Review D, afferma che non solo la luce non rappresenta una velocità costante, ma che ai tempi dell'origine dell'Universo, essa era molto più elevata rispetto ad oggi.
Calcolando l'indice spettrale delle radiazioni cosmiche che tutt'ora conservano tracce di ciò che avvenne miliardi di anni fa nell'Universo, i due studiosi hanno cercato di capire perché regioni agli estremi del cosmo presentino caratteristiche comuni.
La scienza moderna ci dice che dopo il Big Bang, l'Universo ha cominciato ad espandersi, allontanando dunque intere porzioni di spazio le une dalle altre. Magueijo e Afshordi si spingono oltre...
Dato che a tali distanze lo "scambio di informazioni" sarebbe troppo lungo e complicato anche per particelle capaci di raggiungere la velocità della luce, una spiegazione potrebbe essere semplicemente che alle origini di tutto, la stessa luce viaggiasse ad una velocità assai più elevata!
Ulteriori e approfondite misurazioni stanno cercando di dimostrare tale teoria. Se fosse così, non solo sapremo che le leggi della natura sono cambiate nel corso del tempo, ma si dovranno riscrivere interi capitoli dei libri di Fisica!