Tra milioni di anni non ci sarà che un unico, immenso continente circondato dagli oceani.
A dirlo è uno studio pubblicato sula rivista Nature da alcuni ricercatori dell'Università di Yale che in collaborazione con la giapponese Agency for Marine-Earth Science and Technology hanno studiato lo spostamento delle placche terrestri decretandone il futuro riavvicinamento.
Amasia, così è stato ribattezzato il futuro supercontinente, dovrebbe sorgere più o meno nell'area diametralmente opposta al luogo dove si era sviluppata la vecchia Pangea, l'enorme porzione di terra emersa dalla quale si sono poi frammentati i moderni continenti.
Anche se può sembrarci strano infatti, gli immensi continenti del nostro pianeta non sono immobili in mezzo al mare, ma "galleggiano" in modo impercettibile su un colossale strato di roccia fusa. La spiegazione a questo affascinante fenomeno è da ricercarsi della Teoria della Tettonica a Zolle (o a placche).
Secondo questa teoria, la parte superiore della Terra è suddivisa in due strati con diverse proprietà.
Lo strato superiore, la litosfera, è rigido , spesso circa 100 km sotto ogni continente e 50 km sotto gli oceani. Lo strato sottostante, detto astenosfera, è "soffice, morbido" e si estende fino a 700 km di profondità. La litosfera poi è suddivisa in placche maggiori e secondarie, non stazionarie, ossia che non sono ferme in un punto, ma galleggiano spostandosi di circa 2-10 cm all'anno, scorrendo sulle rocce sottostanti della astenosfera.
Ecco dunque perché secondo i geologi i continenti potrebbero tornare a riavvicinarsi nel corso di milioni di anni: secondo le previsioni le Americhe si dovrebbero fondere insieme per poi migrare verso nord causando una collisione con l’Europa e l’Asia, più o meno dove si trova oggi il Polo Nord. L’Australia invece continuerà a muoversi verso nord accanto all’India.
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