La lingua italiana ogni tanto può essere insidiosa e basta poco per incorrere in una brutta figura: come si scrive, per esempio, il plurale dei nomi che finiscono in -cia e -gia? Quando parliamo, certe imprecisioni a volte passano inosservate, ma nei testi scritti gli strafalcioni rimangono lì, nero su bianco, come una brutta macchia su una camicia appena lavata.
Occorre dunque molta attenzione, specialmente in quei dettagli che, per quanto piccoli, possono rendere terribilmente scorretto quanto avete appena scritto.
Un esempio è l'uso del plurale delle parole terminanti con le sillabe -cia o -gia , ossia quando una vocale in più o in meno fa tutta la differenza del mondo!
L'elemento che decide il plurale di queste parole è la lettera che precede la sillaba finale, -cia o -gia. Perciò:
Se la sillaba -cia o -gia È PRECEDUTA DA UNA VOCALE , al plurale la parola MANTIENE la vocale nella sillaba finale
Es: cili- E -gia -------> cilie-GIE cam- I -cia -------> cami-CIE
Se invece la sillaba È PRECEDUTA DA UNA CONSONANTE , al plurale la parola NON mantiene la vocale nella sillaba finale
Es: spia- G -gia -------> spiaGGE roc- C -cia -------> roCCE
Se da oggi vorrete fare invidia a un amico facendogli sapere che state mangiando CILIEGIE con il gelato sulle assolate SPIAGGE dei Caraibi , potrete scrivere un simpatico SMS senza timore di orrori ortografici (e senza affidarvi al correttore automatico che, pure lui, è spesso inaffidabile)!
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Scritto da Niccolò De Rosa
Fonti per questo articolo:
Il quadernino delle regole di italiano, Fabbrica dei segni editore
Risorse e strumenti per gli insegnanti, area linguistica e ortografica, La Spiga editore
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