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Numeri romani: che fine ha fatto lo zero?

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Numeri romani: che fine ha fatto lo zero?
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Pensateci bene: lo avete mai letto (o scritto), uno zero usando i numeri romani? Andiamo alla ricerca di chi, e quando, ha inventato questo numero fondamentale.

«Il concetto di “zero” equivale a “niente”. E il niente... perché mai dovremmo considerarlo? Perché dovremmo contarlo?».

Ecco, questo era più o meno il ragionamento degli antichi Romani riguardo a quello che per noi è un numero fondamentale, mentre per loro era – appunto – niente.

Per questo motivo, nella numerazione romana classica il numero “zero” non esiste.

Detto questo, come sapete i numeri romani si scrivono usando le lettere dell'alfabeto al posto di simboli fatti apposta.

Vediamo come.

NUMERI E SIMBOLI

I numeri romani vengono chiamati “stringhe” e sono costituiti da simboli a cui è associato un certo valore, per esempio:

I = uno
V = cinque
X = dieci
L = cinquanta
C= cento
D = cinquecento
M = mille

I valori cinque, dieci, cinquanta, cento, cinquecento e mille possono essere a loro volta moltiplicati per mille aggiungendo una lineetta sopra (come nella figura qui sopra).  I numeri del nostro sistema decimale (che è quello arabo) possono essere “tradotti” in cifre romane dall’uno fino al 3.999 . Oltre questa cifra non è possibile.

Clicca sul link per scoprire i segreti dei numeri.

ROMANI MEDIEVALI

Il sistema di numerazione latino che studiamo a scuola è una versione modificata nel Medioevo, studiata per accorciare un po’ la numerazione romana originale che era lunghissima!

Per esempio, in origine il numero nove era VIIII , cioè cinque (V) più quattro (IIII). Dopo la modifica il numero nove diventò IX , cioè dieci (X) meno uno (I).

Così, per i numeri dall’undici al venti avremo questi simboli:

XI = undici
XII = dodici
XIII = tredici
XIV = quattordici (cioè dieci seguito da “cinque meno uno”)
XV = quindici
XVI = sedici
XVII = diciassette
XVIII = diciotto
XIX = diciannove
XX = venti... e così via!

Ma se nell'Antica Roma lo zero non esisteva, chi lo ha inventato?

L'INVENZIONE DELLO ZERO

Questa volta la nostra Europa è arrivata ultima. In realtà non si sa chi sia stato, davvero, a inventare lo zero. Pare, però, che questo numero fondamentale sia stato “inventato” da un grandissimo matematico indiano, chiamato Brahmagupta, attorno al 660 dopo Cristo. Ossia parecchio tempo dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente che, come sapete, avvenne nel 476 per opera del re  barbaro Odoacre , che depose Romolo Augustolo, l'ultimo imperatore di Roma.

La cosa curiosa è che Brahmagupta considerava lo zero come un simbolo, non come un numero. E dovettero passare secoli, precisamente fino al XIII secolo , prima che lo zero, considerato però come numero e non solo come simbolo, arrivasse in Europa e cambiasse per sempre l'aritmetica. Infatti, lo zero considerato come numero rese semplice scrivere e calcolare i numeri.

Il merito di aver diffuso questa fantastica innovazione nel nostro continente è dello studioso Leonardo Pisano (detto Fibonacci) che nel 1202 pubblicò, in un libro intitolato Liber Abaci , le scoperte indiane relative al numero zero che risalivano, in realtà, a 500 anni prima!

Non stupitevi, cari focusini: a quell'epoca non c'era internet a trasmettere le informazioni in un battito di ciglia!

 Da allora in poi lo sviluppo della matematica basata sulla numerazione posizionale a 10 cifre (così si chiama la nostra numerazione), fu impetuosa non solo lungo le coste africane e asiatiche del mar Mediterraneo (dove il nuovo sistema era già arrivato da tempo grazie agli Arabi), ma anche nel cuore dell'Europa continentale .

 

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