Nel Medioevo , fino verso il XIII secolo, c’era un modo certo non piacevole per valutare se una persona era innocente o colpevole . Si sottoponeva l’accusato a terribili torture o violenze. Se guariva era perché quello era il volere di Dio. Se moriva idem. Questo singolare metodo di verifica dell'innocenza o colpevolezza , di origine probabilmente longobarda, si chiamava “ordalia” (dal latino medioevale ordalium cioè giudizio di Dio). È un po' come se i tuoi genitori, quando sparisce un vasetto di marmellata e sospettassero di te, ti dessero una bella martellata in testa. Se ti fa molto male non è colpa loro: vuol dire che Dio lo ha voluto perché avevi davvero rubato la marmellata , se non provi dolore o guarisci subito è sempre merito di Dio che ti ha creduto innocente.
L’ordalia consisteva infatti in prove il cui esito era considerato appunto come la manifestazione della volontà di Dio : sopravviverne e guarire rapidamente decretava l’innocenza dell’imputato. In caso contrario (spesso sopraggiungeva la morte) la colpevolezza era certa. Tra le “prove”a cui i malcapitati dovevano sottostare c'era: tenere nel palmo della mano un ferro rovente, immergere il braccio in un paiolo di acqua bollente o bere acqua avvelenata .