Alzi la mano chi non si è mai trovato, durante un dettato o nel bel mezzo della scrittura di una lettera, perseguitato da questo dubbio: «ma qui ci vuole l'apostrofo oppure no?»
Affrontiamo allora questo argomento interessante - e ricorrente, nella lingua italiana - e risolviamo le perplessità più comuni.
Nell'ortografia italiana, l'apostrofo si usa per eliminare la vocale finale di una parola che precede un’altra parola che inizia per vocale. Questa operazione viene chiamata elisione.
Esempio:
Lo albero > l'albero
La amica > l'amica
Quello oggetto > quell'oggetto
Una amaca > un'amaca
Ecco, soffermiamoci su quest'ultimo caso, il più insidioso: quello dell'apostrofo da usare - o non usare - dopo l'articolo indeterminativo un/uno seguito da un nome che inizia per vocale.
Abbiamo detto che l'apostrofo serve a eliminare la vocale finale di una parola quando quella successiva inizia per vocale.
UN O UN' ?
Se prendiamo l'articolo "un/una", ci accorgiamo che è solo il femminile una che finisce per vocale ("uno" , infatti, viene utilizzato quando la parola successiva inizia con un gruppo consonantico).
Siamo così arrivati alla regola: dopo un dovrete scrivere l'apostrofo sempre e solo se la parola successiva è di genere femminile. In questo caso, infatti, la forma un deriva da una, la cui a finale cade per elisione davanti alla vocale successiva.
Non si usa l'apostrofo invece, se la parola che segue l'articolo un è maschile . In quel caso, infatti, la "o" di un se ne è andata non per elisione, ma per troncamento, ossia la caduta di un elemento a fine parola, indipendentemente da come cominci quella successiva.
Scriveremo, quindi:
Un'estate, un'emozione, un'icona, un'eccezione, un'anta, un'oca, un'idea
Un orologio, un elicottero, un incauto, un eremo, un elefante, un antipatico
La stessa regola vale anche per gli aggettivi e i pronomi indefiniti che contengono un o un'.
Diremo perciò:
Qualcun'altra e qualcun altro
Nessun'altra e nessun altro
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