È ufficiale: l'aggettivo cringe, utilizzato soprattutto dalle nuove generazioni, è diventato una parola della lingua italiana! Ad ufficializzare il tutto è stata l'Accademia della Crusca - la massima autorità linguistica del nostro Paese - la quale ha introdotto questo neologismo di origine anglosassone nell'Elenco delle parole nuove del suo catalogo.
CHE COSA SIGNIFICA?
Nata - tanto per cambiare - sul Web, la parola cringe è diventata talmente virale e da insinuarsi nel linguaggio quotidiano dei ragazzi per definire una sensazione d'imbarazzo vicario, ossia un imbarazzo provocato da un'azione o una situazione che non si sta vivendo in prima persona, ma che comunque ci mette a disagio.
Facciamo un esempio: un comico sale su un palco davanti ad una platea e inizia a sfoderare una serie di battute squallide e assolutamente non divertenti. Assistendo a questa scena, è probabile che una persona possa sentirsi seriamente in imbarazzo per lui ed esclamare: «mamma mia che cringe!»
ORIGINE DELLA PAROLA
Secondo la Crusca - che fa risalire la prima apparizione ad un tweet del 2012 - l'origine inglese della parola è da ricercarsi «nei significati ‘to draw in or contract one's muscles involuntarily (as from cold or pain)’ (rannicchiarsi o contrarre i muscoli involontariamente come per il freddo o per il dolore), ‘to recoil in distaste’ (indietreggiare per il disgusto), ‘to shrink in fear or servility’ (rannicchiarsi per paura o per servilismo) e infine ‘to feel embarrassed and ashamed about something’ (provare imbarazzo e vergogna per qualcosa)».
Tutte queste definizioni sono sintetizzate nella parola cringe, che ora non è più uno slang, ma una parola della lingua di Dante e usarla in un tema ora non è più un errore: carta canta!