Tra le notizie curiose che hanno aperto il 2021, quella più divertente forse riguarda l'episodio che ha visto protagonista Emanuel Cleaver, un pastore (inteso come guida di una comunità religiosa) e deputato statunitense che, al termine di un discorso tenuto al Congresso degli U.S.A, ha concluso la propria preghiera pubblica pronunciando non solo la canonica parola amen, ma aggiungendo anche un "awoman" per non escludere l'uditorio femminile.
Il deputato infatti era convinto che il "men" della formula "amen" si riferisse al sostantivo plurale che nella lingua inglese definisce gli individui maschili (men nella lingua di Shakespeare significa infatti "uomini") e dunque ha pensato bene di declinare la parola al femminile togliendo "men" e aggiungendo un bel woman ("donna"), così da non scontentare le donne del Paese.
Intenzione nobile, forse, ma è stata una cantonata pazzesca! La parola amen infatti non ha nulla a che fare con l'inglese, né tantomeno indica riferimenti al genere sessuale.
COSA SIGNIFICA?
Nella ritualità cristiana la parola amen conclude le preghiere e accompagna la liturgia delle funzioni religiose, ma ormai è entrata anche nel linguaggio comune come espressione rimarcare in modo solenne (o ironico) la fine di un discorso.
Amen infatti è un termine ebraico ricorrente nella Bibbia che può essere tradotto con "e così sia", anche se naturalmente la formula racchiude un ventaglio di significati ben più ampio e profondo, soprattutto quando utilizzato in un contesto religioso.
Tuttavia, come già accennato, la parola è ormai entrata a far parte della lingua italiana, dove esprime un senso di conclusione (es: «amen, ormai la faccenda è finita») o di brevità («Ti ha fatto male la puntura? No, è stato velocissimo, si è tutto risolto in un amen».
FONTE: Treccani