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FocusJunior.itScuolaItalianoGrammaticaFigure retoriche: che cos’è un ossimoro (con esempi)

Figure retoriche: che cos’è un ossimoro (con esempi)

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Figure retoriche: che cos’è un ossimoro (con esempi)
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Che cos'è l'ossimoro? Ecco come capire e utilizzare questa famosa figura retorica di significato.

Studiare le figure retoriche è importante non soltanto per avere buoni voti, ma anche per capire meglio dei testi e arricchire il proprio linguaggio. Esistono figure retoriche nella poesia ma anche nelle canzoni, nei romanzi e nella lingua parlata! Sapere riconoscere e utilizzare può essere davvero molto utile. E se sai già qual è la differenza tra metafora e similitudine, conosci il chiasmo e le onomatopee non hanno segreti per te, continua a leggere per scoprire che cos’è un ossimoro e come individuarlo in un testo!

Che cosa sono le figure retoriche

Facciamo un ripasso velocissimo: le figure retoriche sono quelle espressioni o quei termini che vengono utilizzati in un testo (un romanzo, una prosa, una poesia ma anche una sola frase o un dialogo) al fine di arricchirlo, di renderlo più ritmato e più ricercato. Alcune figure retoriche sono un po’ desuete e si trovano più raramente mentre altre, proprio come l’ossimoro, sono più semplici da individuare e da usare.

Tipi di figure retoriche

Anche se l’elenco delle figure retoriche è molto lungo, ricordati che esistono tre gruppi, o tipi, di figure retoriche:

Che cos’è l’ossimoro

Ma come si può definire un ossimoro? L’ossimoro è una figura retorica di significato. È una parola di origine greca, oksymõron, e deriva dall’unione dei termini “acuto” e “stupido”, e quindi nel suo stesso significato sta il senso: accostare due termini opposti tra loro. Usare un ossimoro significa pronunciare o scrivere una parola e subito dopo un’altra che è il suo contrario, o qualcosa nettamente in contrasto. Ovviamente non si possono accostare tutti i termini opposti, ma l’accostamento deve risultare convincente, evocativo e poetico!

Si tratta quindi di una figura retorica formata da due vocaboli in contraddizione, oppure contrari e in ogni caso in contrasto. In poche parole, l’ossimoro è una deviazione linguistica, qualcosa che va oltre le regole dando significati nuovi alle parole.

Esempi di ossimoro

Come dicevamo, l’ossimoro non deve essere utilizzato a caso. Puoi prendere ispirazione da qualche testo famoso, oppure fare dei tentativi e leggerli a voce alta: cosa ti comunicano? Sono evocativi? Rimandano a delle immagini? Ti facciamo qualche esempio di ossimoro affinché tu possa fare pratica e saperli riconoscere e utilizzare!

Ecco alcuni esempi:

  • Silenzio assordante
  • Dolce dolore
  • Brivido caldo
  • Morto vivente
  • Buio accecante
  • Lucida follia
  • Attimo infinito
  • Malinconica felicità

Esempi di ossimoro nelle poesie:

Ossimoro in Alla sera di Ugo Foscolo

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme.

 

Ossimoro nell’Infinito di Giacomo Leopardi

O viva morte, o dilettoso male

Ossimoro ne Il lampo di Giovanni Pascoli

Bianca bianca nel tacito tumulto

 

Ossimoro nell’Undulna di Gabriele D’Annunzio

Figure di nèumi elle sono

in questa concordia discorde.

O cètera curva ch’io suono,

né dito né plettro ti morde.

 

Differenza tra ossimoro e antitesi

Spesso antitesi e ossimoro vengono confusi. Ma che differenza c’è tra queste due figure retoriche? La differenza è dovuta dal fatto che l’ossimoro è una contrapposizione di due termini (di solito si tratta di nome e aggettivo). L’antitesi, invece, è più complessa e in genere si sviluppa all’interno di una frase intera. Molte volte è ben riconoscibile perché ha uno schema simmetrico, come per esempio ne Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello:

Vivo alla morte, ma morto alla vita

 

L’ossimoro è una figura retorica molto usata nella composizione di testi. Hai mai provato a crearne qualcuno per arricchire il tuo linguaggio?