Utilizzare lo smartphone in classe? Per qualcuno sarebbe un modo per migliorare i vostri risultati a scuola, combattere il cyber-bullismo e includere chi soffre di disturbi dell'apprendimento. Gli esperti, però, non sono d'accordo.
COSA DICONO GLI ESPERTI
Ci sono però diversi studi che sottolineano come portare il cellulare tra i banchi di scuola farebbe abbassare i vostri voti. In una ricerca inglese della London School of Economics si è infatti dimostrato che negli istituti dove non è permesso l'uso dei telefonini i voti sono più alti. Ricevere messaggini, giocherellare sotto il banco, infatti, porta a distrarsi, mentre una migliore concentrazione ha effetti benefici sul rendimento scolastico.
E poi, molti cellulari hanno lo schermo piccolo e potrebbero accentuare le differenze sociali: ad esempio, ci sarà chi si può permettere un maxi-iPhone di ultima generazione e chi invece no.
«Tra l'altro, con una legge che prevede l'utilizzo di questi strumenti in classe, per i docenti diventerebbe difficile individuare un utilizzo improprio dello strumento e, quindi, ritirarlo ai ragazzi» ha sottolineato Elisabetta Rossini ed Elena Urso dello Studio di consulenza familiare Rossini-Urso.
«Il problema non è tanto bandire la tecnologia dalle scuole, ma utilizzare gli strumenti più giusti: rispetto agli smartphone è meglio usare i tablet» ha spiegato la psicologa Sara Bruzzone, cofondatrice di Mammechefatica.it.
Questi ultimi, infatti, se forniti delle giuste applicazioni didattiche e privi di Whatsapp, Facebook o la mail, possono rivelarsi strumenti molto utili per gli insegnanti in grado di potenziare l'apprendimento degli studenti.
UNA POSSIBILE SOLUZIONE
Secondo le esperte, dunque, la soluzione migliore sarebbe dotare le classi di tablet comuni, senza applicazioni “social”, ma con dentro i libri di testo e applicazioni per l'interazione con il docente. Un modo per affiancare e potenziare la didattica tradizionale della scuola.
LA VISIONE ALTERNATIVA
C'è però anche chi è favorevole: «Se il modello di didattica è quello tradizionale frontale, dove il docente spiega e gli studenti ascoltano, sono anch'io d'accordo che lo smartphone di nuova generazione sia uno strumento di distrazione. Ma se pensiamo a un approccio totalmente diverso, che pone al centro lo studente e che si basa sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, allora sposo di più la proposta di Davide Faraone» ha commentato Giovanni Biondi, presidente di Indire, l'ente specializzato nello sviluppo di nuovi modelli didattici anche attraverso la sperimentazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Il presidente fa riferimento a tecniche come il “mobile learning”, un nuovo tipo di apprendimento che prevede la formazione continua, ma anche le “flipped classroom” che prevedono la possibilità di vedere la lezione a casa su tablet, computer o smartphone e fare a scuola dei laboratori sulla base di quanto già appreso. Modelli che si stanno già studiando in Europa e in alcune scuole italiane.
«In questo senso, l'utilizzo dello smartphone in classe è una spinta verso l'innovazione: non è tanto il fatto che venga reintrodotto a scuola, quando il fatto che attraverso questo strumento si cambi l'ambiente scolastico e si rivoluzioni l'organizzazione della didattica» conclude Biondi.