La forza del colore e delle linee irregolari caratterizzano il più originale e il più "maledetto" dei pittori di fine Ottocento. Infatti, dietro alla bellezza e all'originalità delle sue tele c'è un animo fortemente tormentato che lo portò alla morte a soli 37 anni.
Stiamo parlano di Vincent Van Gogh (1853-1890), nato in un paesino olandese nel 1853.
Figlio di un pastore protestante, inizialmente svolse diverse occupazioni: mercante d'arte all'Aia e a Londra, poi, seguendo le orme paterne, fu evangelizzatore in una comunità di minatori in Belgio.
La carriera di pittore ha avvio nel 1882 quando il fratello gli paga delle lezioni private d'arte;
e nel 1885 realizza il suo primo capolavoro: "I mangiatori di patate". Già in quest'opera è possibile vedere i caratteri tipici della sua pittura: la forte struttura disegnativa, il gusto per il colore e per la materia stesa a spesse pennellate.
Nel 1886 la svolta più importante: raggiunge l'amato fratello Theo a Parigi. Qui entra in contatto con Pissarro e Toulouse Lautrec, esponenti del postimpressionismo e vede per la prima volte le stampe giapponesi che si caratterizzano per le linee geometriche dal contorno spesso e per la stesura piatta dei colori.
Il suo stile rimane influenzato da questi incontri e si evolve verso la semplificazione formale, con il colore steso in piani larghi all'interno di contorni nettamente stagliati, inoltre gioca sui contrasti usando colori complementari (blu e arancio, rosso e verde, giallo e viola).
Il periodo di Parigi non è però facile: la sua arte non viene capita, decide così di trasferirsi nel sud della Francia ad Arles, Provenza. Qui, tra il 1888 e il 1889 realizza alcune delle opere più significative del suo nuovo percorso stilistico: il ritratto de "L'Arlesiana", "Caffè di notte" "Notte stellata", "Autoritratto" "Cipressi", "La camera di Vincent ad Arles", "Notte stellata sul Rodano" e la famosa serie dei "Girasoli".
Nonostante l'angoscia e la solitudine non lo abbandonino mai, nei suoi dipinti il pittore esalta ancora di più la forza del colore puro, steso quasi con furia, a singole e spesse pennellate dalle forme tormentate che richiamano spirali o fiamme.
Qui viene raggiunto dall'amico pittore Paul Gauguin, ma il sodalizio tra i due dura poco. La salute mentale di Vincent peggiora, e dopo discussioni e litigi, Gauguin prende la decisione di partire.
In preda alla disperazione Van Gogh si taglia il lobo dell'orecchio e viene ricoverato all'ospedale psichiatrico di Saint-Rémy.
Nel 1890 si trasferisce ad Auvers-sur-Oise non lontano da Parigi, per essere vicino al fratello. Qui dipinge una delle sue ultime opere: "Campo di grano con volo di corvi".
Infatti il 27 luglio del 1890, dopo aver passato la giornata nei campi, si spara un colpo di rivoltella al petto.
La sua pittura segna la fine dell'impressionismo, cioè il dipingere l'impressione di quello che si vede, e l'inizio dell'autonomia dell'arte rispetto alla natura oggettiva. L'arte rappresenta la soggettività dell'artista e non l'oggettività della realtà. Questo concetto aprirà la strada alle grandi avanguardie storiche del Novecento.